Sono le 22.30 di ieri sera, alla Manchester Arena, e
una folla di giovani e giovanissima è in fila alla biglietteria per assistere
al concerto della popstar internazionale Ariana Grande.
Improvvisamente un grande boato, urla di dolore, sangue
e corpi maciullati dappertutto.
Il terrorismo islamico colpisce ancora: un kamikaze si
fa saltare in aria in mezzo alla folla. I morti sono 22, una sessantina circa i
feriti, tra i quali molti ragazzi gravi. La polizia inglese ha confermato che
si tratta di un atto di terrorismo, e forse si è già riusciti a risalire all’identità
dell’attentatore, che sarebbe comparso poco prima su alcuni siti di estremismo
islamico col volto coperto, mentre si preparava per l’attentato.
Su questi stessi siti la gioia degli islamici
estremisti, sostenitori dell’Isis, è alle stelle, ma né l’Isis stesso, né alcuna
altra organizzazione, hanno ancora rivendicato l’attentato.
L’Inghilterra fa di colpo un passo indietro e ritorna
alle ore di terrore del 2005, quando nella metropolitana di Londra l’attacco
concertato di quattro estremisti islamici lascia a terra 52 persone morte e
quasi 800 feriti.
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