venerdì 9 novembre 2007

L'Iran ha fatto dama

12/04/2007
Sulla scacchiera dello scenario internazionale emerge, negli ultimi giorni, un netto vincitore: l’Iran. Questa vittoria – saranno solo gli avvenimenti futuri che ci daranno la portata reale di questo avvenimento – è stata tanto più netta quanto più i media occidentali hanno fatto di tutto per oscurarla, insabbiarla, camuffarla.
Il 23 marzo scorso la Repubblica Islamica dell’Iran annuncia di aver catturato 15 militari britannici, fra cui una donna, i quali si erano introdotti illegalmente in acque iraniane.
Nelle stesse ore, mentre la notizia viene data in pasto alle varie agenzie di notizie europee, la Gran Bretagna replica che quei militari non si trovavano assolutamente in acque iraniane, bensì pattugliavano i mari iracheni.
Parte quindi l’attacco: subito l’Iran viene dipinto come la Nazione irresponsabile, guerrafondaia, sleale e perfida nell’aver catturato in acque irachene una pattuglia di ricognizione inglese; immediatamente si rinfocola la caricatura dell’Ahmadinejad come di un nuovo Hitler, tutto proteso nella sua jihad contro l’Occidente e accecato dall’ antisemitismo e dall’odio verso Israele.
Nonostante tutti i vari fiumi di inchiostro che si sono spesi su questa vicenda, che per fortuna si è conclusa positivamente, nessun giornalista alla Magdi Allam o alla Giuliano Ferrara è mai riuscito a spiegare come mai l’Iran, che sta subendo con orgoglio e disciplina un’offensiva non solo economica, ma anche politica, e che per di più vede incombere lo spettro di una guerra che l’America, e con lei Israele, vogliono fare di tutto per scatenare, avrebbe dovuto servire così stupidamente su un piatto d’argento il casus belli alla coalizione sionista-americana.
Dico subito che, non essendo né ambasciatori, né politici, né militari, credo che non sapremo mai la verità: non sapremo mai se i militari inglesi si sono introdotti di soppiatto nelle acque iraniane o se viceversa gli inglesi pattugliavano, come da accordo con le forze di occupazione che stanno distruggendo l’Iraq, le acque di quest’ultimo Stato. Ma il problema non sta tanto qui.
Immediatamente, come ho già detto, la stampa, fedele ai suoi padroni, si è scatenata. Dando così un’ennesima prova del suo servilismo.
Intervallandoli tra un giorno e l’altro gli iraniani, proprio per mettere a tacere le calunniose voci sul malvagio trattamento che stavano subendo i prigionieri britannici, rilasciano alcuni filmati. Tutto l’Occidente e il mondo hanno così l’occasione di vedere come gli iraniani trattano i prigionieri che cadono nelle loro mani, e allibiscono: soldati che ridono, che scherzano, che giocano a ping-pong, che mangiano a tavole gustosamente imbandite; soldati che si divertono non in sterili tute carcerarie, ma in abiti civili procurati loro in qualche modo, soldati che guardano in gruppo la tv.
Non essendoci limite alla vigliaccheria e alla disonestà, l’intero Occidente strepita che quei filmati non sono veri, bensì una semplice invenzione propagandistica, un subdolo escamotage degli iraniani per nascondere invece i veri maltrattamenti e le varie sevizie. Torture e sevizie che non hanno mai né dimostrato, né tantomeno ipotizzato, non disponendo di uno straccio di prova.
Nessun giornale si è chiesto – e quelli italiani ovviamente non hanno fatto eccezione – come mai l’Iran avrebbe dovuto aiutare il suo assassino a caricare la pistola. Blair tentenna, ma grida alla propaganda. Dietro di lui la stragrande maggioranza del mondo politico e dell’informazione. Tuttavia i filmati degli iraniani mostrano l’effettiva realtà, certificata anche dall’ambasciatore inglese a Teheran: i prigionieri britannici stanno bene, e sono trattati benissimo.
Molto meglio di quelli che l’Occidente portatore di libertà e democrazia detiene, in totale spregio dei trattati internazionali sui diritti umani e sul trattamento dei civili e dei prigionieri in situazioni di guerra, nelle varie carceri disseminate in Europa, in Medio Oriente, a Guantanamo e ad Abu Ghraib.
Abbiamo visto come gli americani, e i loro degni amici boia, trattano i prigionieri: senza avvocati, senza poter vedere i propri familiari per mesi e anni, incappucciati e crocefissi su una sedia col filo elettrico collegato ai testicoli, con la musica dei Metallica sparata a tutto volume giorno e notte, ottima tecnica di privazione del sonno, con i cani lupo che abbaiano furiosamente, con le varie docce che alternano l’acqua fredda all’acqua gelata, e via dicendo. Torture e privazioni degradanti non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello religioso e psicologico ( come il costringere un musulmano a mangiare carne di maiale, animale che l’Islam considera impuro ). Torture che contrastano con i trattati internazionali e con il corretto trattamento a cui hanno diritto non solo i civili ma anche i prigionieri di guerra.
I prigionieri britannici in mani iraniane, invece, non hanno subito niente di tutto ciò: hanno mangiato, bevuto, riso, scherzato, hanno giocato a ping-pong e a carte, e questo mentre erano detenuti di quello che il regime sionista-americano-massonico vuole far passare per lo Stato canaglia per eccellenza. Tutto questo è poi stato da loro confermato non solo nelle dichiarazioni rilasciate in Iran, ma anche al loro ritorno in Inghilterra; addirittura l’ospitalità che hanno ricevuto è stata talmente tanta che hanno dichiarato di voler tornarci come turisti. E tutto ciò è stato detto nelle interviste rilasciate non sotto prigionia iraniana, ma al loro ritorno nella democratica Inghilterra.
L’Iran si è comportato in questa situazione con intelligenza, e con furbizia. A chi descriveva il regime di Ahmadinejad come sanguinario e terrorista ha fatto vedere l’esatto opposto: una Nazione civile, rispettosa dei diritti dei prigionieri di guerra, disposta al dialogo. Al ciarpame destrorso, sempre pronto a gridare contro i musulmani che vengono in Italia, ma distratto quando siamo noi che, con occupazioni militari ed eserciti di guerra andiamo a buttare giù i loro paesi, la cosa non sarà piaciuta. L’Iran è apparso esattamente come né l’America né Israele volevano che apparisse ( in base al famoso “Non si tratta con i terroristi” ): un interlocutore moderato, rispettoso, uno Stato gentile e furbo che ha trasformato una situazione assai pericolosa ed esplosiva, in quanto poteva essere il via allo scoppio delle ostilità, in una situazione invece favorevole. Una Nazione generosa, dato che l’Iran ha liberato i prigionieri con un gesto di clemenza senza nulla volere in cambio, anzi descrivendolo come un dono all’Inghilterra e agli inglesi in occasione delle festività pasquali. Ahmadinejad è quindi apparso agli occhi dell’opinione pubblica non come un pazzo schizofrenico e guerrafondaio, ma come un onesto capo di Stato, moderato e riflessivo.
In una situazione di totale ostilità nei confronti dell’Islam, in un’opinione pubblica drogata dalla propaganda us-raeliana che grida di un regime con cui non si può trattare, ma che va distrutto a suon di bombe e cannonate, l’Iran ha giocato splendidamente questa occasione. Ha dimostrato di poter interloquire e riflettere, di saper arrivare ad una soluzione civile delle questioni che lo riguardano più direttamente. E, nello scacchiere mediorientale, ha forse ritardato, forse evitato del tutto, l’attacco americano. L’Iran ha fatto dama. Un attacco dell’America sarebbe stato ben compreso dall’opinione pubblica nel caso di un colpo di testa dell’Iran, si sarebbe potuto spacciare come l’ennesimo intervento dei liberatori americani volto a fermare uno Stato folle; ma il colpo di testa non c’è stato, anzi c’è stata la soluzione più positiva che si potesse desiderare. In queste condizioni forse l’opinione pubblica non avrebbe capito una terza guerra che avrebbe ancora più impelagato Bush ( che del resto non ha più niente da perdere, non essendo più rieleggibile, nell’aprire un terzo fronte di guerra, e quindi è molto pericoloso ). Del resto l’America non ha più l’appoggio incondizionato dei democratici alle guerre di Bush: anche Condoleeza Rice, uno dei falchi repubblicani, è tornata sulla via della mediazione. In Israele è sempre più forte il dibattito sulla situazione mediorientale, e sulle angherie che subisce il popolo palestinese. Comincia a scemare l’effetto 11 settembre, e l’adesione incondizionata alle guerre di Bush. Da noi rimangono i soliti vecchi pilastri neocon: Magdi Allam, Ferrara, Mieli, i Luttazzi, la solita destra cialtrona che continua a cantare una canzone vecchia e stonata… ma sono sempre meno. Forse in un lontano futuro si estingueranno.
Andrea Chessa

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