Sul
serio: in nome di che cosa dobbiamo sorbirci – indipendentemente dal governo in
carica – Ministri della Difesa sempre e per forza donne e sempre e per forza
pacifisti convinti alla Tiziano Terzani?
Non
altra è la domanda che mi viene in mente nel leggere la notizia che il
Ministero della Difesa ha dato mandato ad alcuni suoi collaboratori di aprire
una procedura di infrazione interna contro il Generale Paolo Riccò.
La
storia, probabilmente, sarà conosciuta dalla maggioranza dei lettori. Succede che,
il 25 aprile, il Generale Riccò e una delegazione militare partecipano, a
Viterbo, alle celebrazioni del 25 aprile. Presenza già indigesta alla puntuale
delegazione dei partigiani che, a Viterbo come in tutta Italia, spesso riesce
nel compito di monopolizzare totalmente tale disonorevole e squallida ricorrenza
(non esiste, in nessuna delle altre Nazioni europee, una giornata dedicata al
disonore, al tradimento ed alla ignominosa sconfitta militare): è vero che i
militari fanno sempre parte della repubblichetta antifascista nata dalla
Resistenza, ma sono comunque dei militari e non dei banditi come i partigiani. Fatto
sta che, ad un certo punto, sul palco sale tal Roberto Mezzetti, rappresentante
dell’ANPI che cerca il suo personalissimo momento di gloria e, ovviamente, lo
trova. Parte un pistolotto devastante sul governo giallo-verde, contro Matteo
Salvini, a favore dell’immigrazione clandestina incontrollata (ma non erano
quelli del “Una mattina mi sono svegliato / E ho trovato l’invasor?” – vai a
capirli…) e, dulcis in fundo, contro i militari italiani rei di aver ucciso
civili in Afghanistan. Fatto, quest’ultimo, non suffragato da alcuna sentenza,
da alcun fatto, da alcuna sentenza giudiziaria, da alcuna inchiesta giornalistica, ma si sa: ormai all’ANPI
sparano balle indecenti e odio disumano da settanta anni a questa parte senza
che nessuno dica loro niente. Il tutto – si badi bene – non c’entra
assolutamente nulla col 25 aprile e con i disvalori di cui tale squallida
ricorrenza dovrebbe essere la giornata, ma si sa: Matteo Salvini ha avuto il
solo torto di chiudere i tanto lucrosi rubinetti del traffico di uomini tanto
cari alla sinistra, e quindi anche il 25 aprile si può dargli addosso.
Al
sentir queste parole Paolo Riccò – uno di quelli che si è trovato sotto il tiro
dei cecchini, dei kalashnikov e degli RPG nemici a Mogadiscio, uno di quelli
che in quell’inferno e in quella mattanza compì gesta da vero soldato per
salvare la sua pelle e quella dei suoi uomini, uno di quelli, insomma, che le
palle quadrate le ha veramente, e non è certo un ruba-galline o uno stupratore
di tredicenni come i banditi partigiani – gira i tacchi e se ne va.
Il Ministro Trenta cosa fa? Accusa l’ANPI di squallida propaganda nel giorno del 25 aprile? Accusa l’ANPI di aver tenuto – per bocca del Mezzetti – una condotta inappropriata al luogo ed alla ricorrenza gettando fango sulle forze armate senza avere uno straccio di prova? Rivendica e difende l’Onore delle sue Forze Armate e dei suoi Militari? No, niente di tutto questo.
Apre una procedura disciplinare contro il Generale Riccò, che non si saprebbe ancora bene quale imprudenza abbia compiuto, se non quella di difendere i suoi soldati e il prestigio dell’Esercito Italiano. Quello, per intenderci, di cui il Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, dovrebbe essere il più alto garante. Che qualcuno glielo ricordi, tra un discorso filo-clandestini e l’altro.
1 commento:
questo Ricco'invece di rimuginare e tenersi dentro il disappunto potrebbe Invece fare cosa buona e giusta e Fare un bel colpo di stato cacciare via I negher I grillini e I blateroni come salvini , gli Italiani gliene sarebbero immensamente grati a sto militare diventerebbe di Botto un Novello napoleone
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