domenica 10 marzo 2019

Qualcuno dica alla Cirinnà e alle galline frustrate che Dio, Patria e Famiglia sono nella Costituzione



La degenerazione è la marcescenza della civiltà occidentale, e di quella italiana in particolare, è tutta in questa foto, scattata alla manifestazione anti-sessista, anti-maschilista, anti-fascista e anti-nonsisacosaltro, in cui la ex senatrice del partito Democratico, Monica Cirinnà, fautrice del disegno sulle unioni civili che porta il suo nome, posa sorridente con questo cartello in mano: “Dio, Patria e Famiglia… che vita di m***a”.

Non che le femministe, questa masnada di galline isteriche e frustrate, abbiano avuto bisogno di far parlare di se nella giornata dell’8 marzo. Altri due avvenimenti, particolarmente gravi, hanno macchiato questa giornata.

Il primo atto eroico delle galline frustrate si è avuto in mattinata, a Torino, quando le femministe hanno cercato di sfondare il corteo che Polizia e Carabinieri avevano schierato nella zona intorno al Municipio per evitare che gli anarchici contestassero – con metodi violenti, come ampiamente prevedibile – il Sindaco, Chiara Appendino. Il fatto di avere una vagina le ha esentate dalle sacrosante manganellate che qualunque altro uomo (anzi, maschio, come dicono loro in senso dispregiativo per sottolineare la componente ferina e animalesca degli uomini) avrebbe preso. Di più: alla fine le forze dell’ordine si sono fatte da parte e le hanno fatte passare. A quanto ci risulta nessun magistrato si è sentito in dovere di aprire un fascicolo.

Nelle stesse ore, a Perugia, le femministe, come Attila, hanno lasciato importanti segni del loro passaggio durante il corteo che si è snodato lungo le vie delle città. 

Arrivate alla rotatoria Sergio Ramelli, dedicata appunto al ragazzo di destra che 44 anni fa fu massacrato di botte e lasciato morente sull’asfalto da criminali di estrema sinistra, le galline isteriche, nient’altro che teppistelle da quattro soldi al soldo dell’estremismo comunista, hanno imbrattato la targa in ricordo del ragazzo e vandalizzato i segnali stradali con scritte e bombolette rosa. Anche qui i magistrati dormivano serenamente: non sia mai che si apra un fascicolo processuale contro delle donne, per giunta manifestanti l’8 marzo!

Nonostante queste due vicende siano, a parere di chi scrive (e non solo), di una gravità inaudita, in queste ore è Monica Cirinnà a tenere banco sui giornali e sui siti di informazione.

Nell’attesa che qualche magistrato si svegli dal letargo e faccia valere le leggi italiane, che dovrebbero essere valide per tutti, indifferentemente dall’avere un pene o una vagina in mezzo alle gambe, qualcuno dovrebbe dire due cosette alla Cirinnà.

La cosa probabilmente le sembrerà strana, ma Dio, Patria e Famiglia fanno parte della Costituzione Italiana a pieno titolo.

La religione cattolica, piaccia o no (a noi, che siamo laici, non piace), è la principale confessione religiosa riconosciuta dallo Stato Italiano, tanto da essere addirittura inserita in Costituzione, precisamente all’articolo 7, che recita:

“Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai patti Lateranensi [voluti fortemente da Benito Mussolini che, grazie ad essi, risolse un conflitto secolare con la Chiesa), nda].
Le modificazioni dei patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale”.

Cosa significa ciò? Significa che lo Stato Italiano, preso atto della palese maggioranza di credenti cristiani e cattolici in Italia, riconosce la Chiesa cattolica come un interlocutore privilegiato, tanto da dire il dialogo è sempre aperto e che se i Patti dovessero cambiare, in qualche loro parte, non c’è bisogno di aggiornare continuamente la Costituzione, perché questo farebbe parte della dialettica che, appunto, si riconosce a chi ha un canale preferenziale, rappresentando la fede religiosa della maggioranza dei cittadini.

Patria. Capiamo che questo possa essere un colpo al cuore per i sinistri tutti accoglienza, no confini e imbastardimento delle razze, ma anche la Patria è prevista dalla Costituzione. Proteggere e difendere l’Italia viene riconosciuto come un preciso dovere del cittadini. Ciò è talmente chiaro che i costituzionalisti hanno voluto inserire in Costituzione l’articolo 52, che recita:

“La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici.
L’ordinamento delle Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.

Difendere la Patria è un dovere, il servizio militare deve essere regolamentato per legge e deve essere parte della vita dei cittadini, a tal punto che non deve influire sulla loro vita normale, anzi, deve farne parte. Capito, gallinette isteriche?

Famiglia. Capiamo che alla Cirinnà, che col suo disegno di legge ha cercato in tutti i modi di distruggerla, la famiglia possa fare particolarmente schifo. Però anche essa è tutelata dalla Costituzione: l’Italia riconosce alla famiglia naturale (padre, madre, bambino) un ruolo predominante nella vita della Repubblica. All’articolo 29 della Costituzione leggiamo: 

“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.”

Avete capito? Per la Costituzione Italiana la famiglia è una società naturale (lo ripetiamo: papà maschio, mamma femmina, bambini anch’essi maschi oppure femmine) il cui pilastro fondamentale è il matrimonio, laico o religioso che sia. Di più: la legge deve essere uniformata a garanzia dell’unità familiare. Quindi non solo la famiglia è un elemento fondamentale al quale lo Stato riconosce una tutela giuridica, di più: viene precisato anche come deve essere questa famiglia, vale a dire naturale. È per questo principio elementare che la Corte di Cassazione ha condannato recentemente il Comune di Roma (ed altri) costringendolo ad annullare le iscrizioni nel registro delle unioni civili di due padri o due madri che avevano un bambino: ciò, molto semplicemente, non è previsto dalla Costituzione Italiana (e per un elementare principio giuridico un qualunque ente non può attuare delle direttive legislative che contrastino palesemente con l’ordinamento statale).
Rimasugli sessantottini, teppistelle frustrate e isteriche del “la vagina è mia e la gestisco io” – non vale se, da donna libera ed emancipata, vai con Silvio Berlusconi: in quel caso sei una mignotta e una puttana (ricordate la doppia morale delle femministe e dei sinistri sulle “cene eleganti” che l’ex premier dava nella sua residenza privata?) – vecchi residui del “vietato vietare” e del reggiseno come imposizione della borghesia, relitti umani resi deformi dall’odio ideologico e politico, zitelle sfigate che arrivate ai quaranta anni non hanno altra scelta che circondarsi di gatti o programmare il viaggio turistico a Cuba: eccole qui, le utili idiote del sistema che pensano di combattere e che invece le ha rese miserabili e rabbiose schiave.

Qualcuno dica a questi relitti umani che ciò che contestano – con la volgarità e rozzezza che ormai le ha parificate ai peggiori escrementi umani che urlano e ruttano birra allo stadio – è scritto e tutelato chiaramente dalla Costituzione, quella della quale si riempiono spesso e volentieri la bocca – spesso senza nemmeno averla letta, come abbiamo ampiamente dimostrato – quando si tratta di chiedere l’aiuto del braccio armato della Magistratura per mettere a tacere gli avversari politici.

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