mercoledì 9 gennaio 2013

E vissero tutti felici e contenti



Voglio raccontarvi una storia che molto probabilmente la stragrande maggioranza di voi non conosce.

C’erano una volta quattro ragazzi: Maurizio, Daniele, Diego e Luca. Una notte, alle quattro di mattina, la Polizia bussa alle loro porte. I poliziotti hanno un mandato di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Luca Tescaroli e hanno la facoltà di mettere a soqquadro tutta la casa, con particolare riferimento alle stanze da letto. Si controlla cosa si è fatto con il pc, i libri che ci sono, i cd, i fumetti, i quadri attaccati alla parete, e si minacciano psicologicamente questi ragazzi. Che, non essendo dei criminali, non sanno che cosa fare. Perché da una parte c’è un nutrito gruppo di poliziotti che li sta trattando in tutto e per tutto come dei criminali; dall’altra ci sono i loro genitori, svegliati anch’essi nel cuore della notte, che si chiedono se non si tratti di una clamorosa svista delle autorità o di un figlio terrorista e criminale che non si erano mai accorti di avere. A ciò si aggiungono le minacce psicologiche: “Tu non sai bene che cosa hai fatto”, “Tanto stanotte vieni con noi”, “Un po’ di galera non te la toglie nessuno”. E, infatti, vengono tutti portati in caserma, perquisiti, intimoriti e poi buttati fuori. 

È arrivata la mattina, ma la voce corre già sui giornali nazionali. I poliziotti hanno agito contro il Male Assoluto e le loro azioni devono essere rese di dominio pubblico, in modo che tali uomini di valore non vengano dimenticati. I nomi di Maurizio, Daniele, Diego e Luca sono sulle prime pagine dei giornali con nome, cognome ed anche indirizzo, ad uso e consumo di chi fosse desideroso di farsi giustizia da solo per vendicare i crudeli crimini dei quali vengono accusati i quattro. Perché si sa: il diritto alla privacy vale per spacciatori di droga, stupratori immigrati, pedofili, pirati della strada ed evasori fiscali. Il loro nome non compare mai sui giornali, e benché meno compare sui giornali quando ancora nessuna sentenza di condanna è stata emessa. Ci sono solo quelle famose iniziali, nome e cognome, che ci impediscono sempre, quando leggiamo il giornale, di capire di chi si tratti, anche se è qualcuno della nostra città. Ma la legge, evidentemente, non si applica per questi quattro ragazzi, che sicuramente appartengono ad una categoria tutta particolare.

Dei pericolosi estremisti e terroristi sono stati arrestati, il Bene ha trionfato ancora una volta. Quali sono questi crimini? In virtù di che cosa la loro casa è stata perquisita da cima a fondo, in piena notte, davanti ai genitori allibiti e intimoriti? In virtù di che cosa sono stati trascinati in caserma, ancora in pigiama? In virtù di che cosa il loro nome e il loro indirizzo finiscono sulle prime pagine? In virtù di che cosa la loro vita viene stravolta?

Sono gli stessi giornali a dirlo. C’è una pagina web americana, con server americani, con provider americano, e sottomesso pertanto alla legislazione di quel Paese che questo sito controlla quotidianamente. Maurizio, Daniele, Diego e Luca sono entrati in questo sito, si sono registrati con il loro nome, cognome e indirizzo – tanto non avevano niente da nascondere, non c’era bisogno di alcun passamontagna virtuale – e hanno cominciato a scrivere con altri utenti. Storia, politica, attualità, musica… Si pubblicano documenti, si dice la propria idea, si visionano filmati da YouTube, ci si racconta la propria esperienza in un mondo che cambia, troppo e male. Questi ragazzi sono preoccupati per il futuro della propria Patria, che si ostinano ancora a voler considerare tale e nel nome della quale hanno ancora voglia di dire la loro. Non hanno picchiato nessuno, non hanno minacciato nessuno, non hanno commesso alcun reato che non fosse quello di dire e di pensare diversamente rispetto a quello che un intero sistema si ostina a imporre a tutti. Ma non ci dicono in continuazione che bisogna sviluppare le diversità? Che bisogna apprezzare chi ha il coraggio di pensarla diversamente? E allora di che cosa si scandalizzano?

Maurizio, Daniele, Diego e Luca sono ancora in carcere per aver commesso un delitto di opinione. Questo delitto non è ancora stato provato, non c’è stata alcuna sentenza, ma loro intanto sono in carcere, a scontare colpe per le quali, probabilmente, verranno dichiarati innocenti. 

L’etichetta che è stata affibbiata a questi quattro ragazzi è quella di “Fascista”. Per tanti, purtroppo per il Bene Assoluto, ciò non è affatto un’offesa, anzi… Rappresenta e sintetizza le virtù dell’Onore, dell’amore verso la propria terra, della Lealtà, del Cameratismo… tutti valori che trovano ben poco spazio nell’epoca della Coca-Cola e di Nichi Vendola. Ma lo sappiamo bene: i Fascisti non sono persone. Si possono sparare, imprigionare, picchiare, uccidere e perfino dargli fuoco, perché tanto nessun magistrato verrà mai a chieder conto a qualcuno di aver ammazzato un Fascista. E si può ben sperare anche nella buona fede di quei giornali che si dichiarano progressisti e democratici: ci pensano loro a “silenziare” le date scomode, come quella del 7 gennaio. Perché è in questa data che esattamente 35 anni fa venivano uccisi Francesco, Franco, Stefano e Alberto, senza che mai nessuno si sia deciso a fare Giustizia. Perché fare Giustizia per i Fascisti?

E se nessuno tranne le vittime o i familiari chiede Giustizia per i Fascisti che vengono uccisi o bruciati vivi, perché mai si dovrebbe chiedere Giustizia per i Fascisti che vengono “semplicemente” arrestati?

Vi hanno insegnato che il Fascista è il Male Assoluto. E quindi ve ne fottete se Maurizio, Daniele, Diego, Luca e con loro tanti altri sono in carcere. Quello che hanno da dire, del resto, non vi interessa. Ci pensa Mario Monti e Lilli Gruber a pensare per voi. Un giorno, però, potrebbero bussare alla vostra, di porta, nel cuore della notte, con i vostri genitori che piangono silenziosamente perché non sanno che cosa dire, che cosa fare, perché loro sono di quelle persone che si prendono un coccolone solo per trovarseli in casa, i Poliziotti, perché loro hanno sempre lavorato e rispettato le leggi, mica come i pedofili, gli assassini, gli stupratori, quelli che non sono Fascisti e che quindi godono della privacy, e il loro indirizzo sul giornale non lo si mette…

E vissero tutti felici e contenti. Per ora. Tranne Maurizio, Daniele, Diego e Luca…

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