martedì 4 agosto 2009

Hamas apre ad Israele, ma tutto tace


Circa un mese e mezzo fa, i pennivendoli e lacchè dei sionisti strillarono a tutto il mondo il loro entusiasmo per quella che fu definita "una proposta di pace" da parte di Netanyahu, Presidente di Israele. I lacchè in questione evitarono furbescamente di far notare che tale apertura di pace si inscriveva nel solco di quella tradizione della pax israeliana: si ad uno Stato palestinese, ma che non abbia un esercito, non accampi nessuna pretesa verso Israele (benchè meno il diritto di ritorno), non abbia sovranità sul suo spazio aereo, non si azzardi nemmeno a pensare di avere anche solo un pezzettino di Gerusalemme.

Ci eravamo chiesti che razza di Nazione è una Nazione che non può avere neanche una parte di quella che è la sua capitale politica e culturale; non può avere un proprio esercito; non può esercitare alcuna sovranità sul suo spazio aereo e di terra... e ci eravamo risposti che semplicemente non è una Nazione.

Ciò nonostante Netanyahu, con la complicità degli acritici media europei, si era giocato una carta importante nell'operazione simpatia di Israele, volta a migliorare la reputazione di Israele presso gli animali parlanti europei, troppo antisemiti quando chiedono condizioni di vita più umane per i palestinesi e la fine dell'embargo criminale.

In questi giorni un'altra notizia, ben più importante e seria, viene taciuta da tutta la stampa italiana dalla quale, abbiamo definitivamente appurato, non possiamo aspettarci alcun sussulto di indipendenza nei confronti degli ordini impartiti nelle logge.

Khaalid Meshal, leader di Hamas in esilio, ha affermato, in un'intervista concessa recentemente al New York Times, che Hamas è pronta ad accettare i confini palestinesi del 1967. Una delle condizioni che Israele, in tante trattative, aveva posto come condizione inderogabile per poter anche solo parlare di uno Stato Palestinese.

Questa dichiarazioni vanno ad aggiungersi a quelle che sempre Khaalid Meshal fece all'inizio del 2007, quando espresse la volontà di Hamas di riconoscere Israele, e con quelle di Hysmail Hanyia, Presidente della Striscia di Gaza, che dichiarò pubblicamente davanti agli europei del Free Gaza Movement la volontà del governo di procedere ad un tentativo di colloqui israelo-palestinesi, con questi ultimi pronti ad accettare i confini del 1967.

Dovrebbero essere considerate per quello che sono: dichiarazioni storiche per il processo di pace mediorientale. Invece si tacciono vergognosamente le aperture sincere dei palestinesi, mentre si prendono per oro colato tutte le menzogne di Netanyahu e dei suoi accoliti.

La parola d'ordine è sempre quella: mostrare gli islamici e i palestinesi come fanatici con cui non si può assolutamente dialogare, e con i quali vanno bene solo le bombe. I nostri giornalisti e politici lacchè, eternamente asserviti alla squadra e al compasso, ubbidiscono. Come sempre.

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