mercoledì 19 agosto 2009

Degenerazione giovanile, o giovani degenerati

Non si può fare a meno di provare un misto di tristezza e sgomento alla notizia della morte della giovane ragazza che ha partecipato al “rave” a Siena.


Partecipava al “delirio” (così si traduce in italiane il termine “rave”) e di colpo è crollata a terra. Ventitré anni di gioventù e di vita buttati via in nome dello sballo. Lo sballo, il rave, la scimmia, lo stono... tutte componenti fondamentali per quel gigantesco parco buoi all'interno del quale una stragrande maggioranza di degenerati – al ritmo di una musica che è impossibile ascoltare senza avere gravi danni all'apparato uditivo – si drogano, scopano, si drogano e riscopano senza sosta.

Del resto, non c'è nessuno che controlli, che sorvegli, che possa anche solo intervenire nel caso qualcuno si senta male, come è effettivamente successo. Tutto il “rave” è meticolosamente organizzato e preparato nel più assoluto silenzio e riserbo degli organizzatori e dei partecipanti, i quali non usano neanche gli sms o la posta elettronica, ma messaggi appositamente difficili da decifrare, comprensibili solo dagli addetti ai lavori. Così tutto può avvenire in sordina e, ovviamente, in maniera assolutamente illegale. Se così non fosse non potrebbe entrare quella enorme quantità di droga pesante che ti permette di stare in piedi per ore e ore, a ballare una musica che è enormemente alta e che negli stessi ritmi e suoni, eternamente monotoni e ripetitivi, confonde la mente.


Così, una o due ore prima che cominci la festa, si assalta il capannone abbandonato o il bosco non frequentato, si piazzano gli amplificatori e la strumentazione, e la festa può cominciare. Centinaia di sottosviluppati, pertanto, si accalcano sotto il palco, pronti a fare baldoria. E magari anche a morire. Il tutto avviene lontano dalla civiltà. I sub-umani scelgono appositamente luoghi fuori mano o poco frequentati, proprio perché la civiltà non possa entrare nel loro mondo. E così, quando hanno provato a chiamare l'ambulanza per soccorrere la ragazza, neanche il cellulare è riuscito a connettersi alla rete telefonica. Vigliacchi, fino all'ultimo. Pronti a rifiutare la civiltà e le sue regole nel nome dello sballo, ma altrettanto pronti a chiedere aiuto a quella stessa civiltà quando qualcuno di loro non regge. Un po' come l'altro ragazzo che, qualche anno fa, scappò di casa appositamente per partecipare ad un rave ma che poi, prima di morire, chiamò il padre dicendogli: “Papà vieni, mi sento male”. Irresponsabile fino all'ultimo secondo.


Con questa genia di sottosviluppati, c'è da augurarsi che Andreotti e soci campino altri cent'anni.


Come se non bastasse questa drammatica scena, siamo costretti a sorbirci i vari Don Mazzi della situazione, che ci caricano dei loro sermoni e delle loro litanie appositamente studiate per nascondere agli occhi di noi tutti l'evidenza: che i “loro” figli – educati alla trasgressione di ogni valore e di ogni regola (siamo nell'Italia nata dalla Resistenza, del resto!) – sono dei criminali senza arte né parte, viziati e cacasotto. Figli di genitori che li hanno fatti semplicemente per aver infilato un pene dentro una vagina, e non per altro...


Intendiamoci: Don Mazzi è uno dei pochi, in questo Paese, che può permettersi di andare in TV a parlare di problemi di giovani. Perché è uno di quei pochi che, oltre a parlare, si sporca quotidianamente le mani, venendo a contatto con situazioni familiari e personali spesso disastrose. E' uno che ha agito, che agisce, e che quotidianamente lotta per salvare migliaia di giovani dalla droga e dalla dipendenza dall'alcol. Si aggira intorno ad una quota di circa 100.000 casi di ragazzi aiutati con la sua comunità, Exodus. Molto meglio della stragrande maggioranza dei politici.


Ma sarebbe ora di farla finita con i falsi moralismi. Bisognerebbe dire a questi sub-umani che se vogliono sballarsi e “andare fuori” , senza lo Stato e la società in mezzo alle palle, devono anche affrontare le conseguenze. Si sono auto-esiliati dalla società per potersi drogare come dei citrulli? Bene: non chiedano l'aiuto della società se poi cadono come dei sacchi di patate. A nessuna ambulanza dovrebbe essere permesso di soccorrere chi si sente male ad un rave-party: si dia la precedenza a chi torna dal lavoro e ha un incidente stradale, o a chi cade dal ponteggio mentre costruisce una casa! Perché io, che magari ho avuto un disgraziato incidente stradale mentre tornavo dal lavoro, devo essere penalizzato rispetto ad un ragazzino viziato e drogato che non sapeva come impiegare in maniera più prolifica il proprio tempo?


Si organizzino da soli l'assistenza medica e il servizio di vigilanza, senza esigerlo dallo Stato! Con tutti i soldi che si fanno dalla vendita delle droghe qualche cosa potranno pur permettersela!


E basta con questo disagio dei giovani!! Non se ne può più di questa litania!! Se abbiamo un disagio noi cosa dovrebbero dire i nostri padri o i nostri nonni, che uscivano da un Italia logorata dalla guerra? Noi giovani abbiamo praticamente tutto, e non abbiamo neanche dovuto sudarcelo eccessivamente, e in molti casi non abbiamo dovuto sudarcelo affatto! Vuoi viaggiare? Con 30 euro vai nelle principali capitali europee! Vuoi conoscere gente? E' pieno di locali, di palestre, di discoteche, di internet points grazie ai quali con un click vai dall'altra parte del mondo, conosci persone che altrimenti non avresti mai conosciuto, ascolti musica...! Vuoi fare sport? Hai solo l'imbarazzo della scelta! Possiamo fare mille cose, che i nostri padri non hanno potuto fare, o hanno potuto fare solo a prezzo di grandi sacrifici! Ragion vorrebbe che ce le tenessimo care! E invece ne abusiamo, da buoni pidocchi arricchiti!


Anzi, dirò di più: i sottosviluppati vogliono drogarsi e sballare? Bene, che lo facciano pure! In un mondo in cui il materiale umano è scadentissimo, possiamo quantomeno augurarci che questa gentaglia si avvi volontariamente all'autoestinzione a suon di canne, cocaina e LSD, dimmodo che ci sia più “spazio vitale” per noi.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Come dice sempre mio fratello a proposito degli incidenti negli stadi: metteteli in un'arena, dategli le armi e fateli scannare.
Quando sono finiti mandate le ruspe a pulire il tutto.

Un ragionamento analogo può valere anche per i casi che hai citato tu.

Alessio

Andrea Chessa ha detto...

Concordo pienamente.

Anonimo ha detto...

Ottimo articolo, pieno di lucide considerazioni. Sono contento che ci siano persone che la pensano così...

Andrea Chessa ha detto...

Mi fa piacere.

Un saluto