sabato 18 luglio 2009

Trattato di Lisbona in Irlanda: i mondialisti ci riprovano.

Siamo costretti a prendere atto – per l'ennesima volta – che questa sedicente democrazia europea, in realtà, è soltanto una comoda veste con la quale il mondialismo e la massoneria cosmopolita cercano di imporre la loro visione a tutto il mondo.

Un lupo famelico travestito da agnellino.

Mentre in Italia, e in molti Stati europei, il trattato di Lisbona è stato approvato nel più totale silenzio – sia del mondo politico, sia dai media – scavalcando così la sovranità democratica dei cittadini, in Irlanda si voterà, ancora una volta, per la ratifica della costituzione europea che la mafia internazionale ha elaborato a Lisbona. Per la precisione si voterà il 2 ottobre.

Già questo basta per indurci a fare alcune considerazioni. Ripresentare il trattato di Lisbona in Irlanda, dopo neanche un anno dalla sua sonora bocciatura, è un esempio lampante di come il parere del popolo venga ignorato.

Gli irlandesi avevano già detto NO al trattato di Lisbona, per la precisione a giugno dello scorso anno. Ora lo stesso referendum viene ripresentato tale e quale. Ci dicano: se non passasse neanche questa volta – cosa che personalmente mi auguro con tutto il cuore – lo riproporrebbero una terza volta? E magari una quarta? E forse anche una quinta?

Ecco la democrazia del Grande Fratello: il popolo è sovrano, e vota in continuazione le stesse cose fino a quando non si ottiene il risultato voluto dalla burocrazia europoide. Bella democrazia!

Perché augurarsi che il trattato di Lisbona non passi? Perché minerebbe, ancor più, quella già minima sovranità nazionale della quale godono gli Stati europei.

Sia chiaro: la situazione dell'Italia è quella di essere una colonia americana, e non uno Stato Nazionale, né tantomeno una comunità organica. Perché diciamo questo?

Perché la sovranità di uno Stato si compone, essenzialmente, di tre elementi fondamentali: sovranità economica, sovranità militare e sovranità politica (interna ed estera), in ordine di importanza. L'Italia non ha niente di queste tre cose.

Non ha sovranità economica, in quanto non dispone né gestisce autonomamente l'emissione e la distribuzione di moneta, in quanto tale incombenza è relegata fondamentalmente alla Banda d'Italia e alla banca Centrale Europea, le quali sono due banche “private”. Sono i banchieri – e non i politici democraticamente eletti dal popolo – a gestire i soldi degli Stati nazionali, cioè nostri.

Non ha sovranità militare, a causa della sudditanza totale da parte dell'Italia nei confronti degli USA. Sudditanza che ha imposto all'Italia sconfitta nella seconda guerra mondiale non solo pesanti sanzioni riguardanti la riorganizzazione del proprio esercito, ma l'ha anche legata mani e piedi al carro americano.

Sicchè, mancando sia la sovranità economica che quella militare, lo Stato italiano non può avere una propria politica interna od estera. Già Ezra Pound diceva che uno Stato che non controlla la propria moneta non è uno Stato. L'Italia quindi non può avere neanche una propria politica europea, ed è costretta a piegarsi ai diktat degli americani.

Tutto ciò pesa come un macigno sui destini della Patria. La quale, comunque, almeno nominalmente e giuridicamente è una Nazione.

Il trattato di Lisbona minaccia anche quella che per molti è solo una semplice convenzione. Innanzitutto il trattato delegherebbe molte questioni al Parlamento Europeo, che verrebbe quindi ad avere più importanza di quello italiano. Gli italiani verrebbero governati da parlamentari e commissari europei che, sostanzialmente, non hanno scelto con un voto democratico.

Si introdurrebbe il mandato di cattura europeo: un cittadino di qualunque Nazione aderente al trattato potrebbe essere giudicato in qualsiasi paese. Potremmo quindi trovarci costretti a difenderci davanti a giudici e magistrati dei quali non conosciamo gli ordinamenti giuridici, né forse neanche la lingua.

Una vera e propria manna dal cielo per il politicamente corretto: quale migliore strumento per punire e sanzionare tutte le idee controcorrente, scomode ai potenti, a cominciare dai coraggiosi tentativi di quanti, in Italia e non solo, tentano di smascherare le menzogna e la truffa più grande di tutte, cioè quella olocaustica?

Un unico, gigantesco, grande calderone: l'Europa cessa di esistere definitivamente come il continente che ha guidato la rivoluzione scientifica e culturale per secoli, per diventare un vomitevole ammasso di meticci e bastardi. Il grande sogno della massoneria: il governo mondiale.

In Italia non c'è un partito che abbia il coraggio di esprimere con serietà e chiarezza queste posizioni. O meglio: esiste, ma lotta quotidianamente contro l'ignoranza, i sabotaggi, le intimidazioni (politiche, giudiziarie e talvolta anche fisiche). E' il Movimento Fascismo e Libertà.

E nel frattempo? Informiamo, militiamo, lavoriamo con tutti i mezzi a nostra disposizione. E tifiamo Perché l'Irlanda dica NO al referendum. Sarebbe un secondo e clamoroso sganassone ai mondialisti.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea,

ho letto i tuoi ultimi post con minor entusiasmo del solito. Sul tuo ultimo post, tuttavia, sono in disaccordo completo.

Sono meno bravo di te ad argomentare, ma a me sembra che l'Europa unita sia, passami la semplificazione, l'unica possibilità che i singoli stati europei abbiano di sopravvivere all'interno di dinamiche internazionali che sono soverchianti.

Si può discutere sul fatto che la UE sia un carrozzone burocratico invece di una reale opportunità di crescita e di "difesa" (e qui ci troveremmo d'accordo), ma l'alternativa non può essere la sua semplice dissoluzione.

L'Italia, nello specifico, è poi l'elemento più debole della UE, geopoliticamente al limite dell'insignificante, per potersi permettere una nuova stagione autarchica.

Dipendiamo dall'estero per l'energia, il cibo, per mille tecnologie.

Con l'estero dobbiamo trattare. E andare a trattare con una tua moneta nazionale che fosse valutata per la debolezza economica che esprimiamo, semplicemente significherebbe aver minore potere contrattuale.

Abbiamo l'Euro, e credo che questa moneta, al meno di straordinarie evoluzioni al momento (molto) difficili da prevedere, sia l'unica speranza di salvezza prima del tracollo economico finale.

Ti faccio presente che, all'estero, l'Italia vale come per gli italiani un qualunque paese del secondo mondo, con in più l'aggravante di una nomea non buona sulla sua gente, sulla sua affidabilità, etc (in parte anche per motivazioni che voi dovreste ben conoscere, il non aver mai finito una guerra con chi l'avevamo iniziata, i continui voltafaccia, etc etc).

Questa Italia, dunque, da sola, che cosa potrebbe fare? Parliamo di questa Italia, sia ben chiaro: non dell'Italia ideale che ognuno di noi potrebbe sognare...

Cordialità,

Sergio

Anonimo ha detto...

L'ultima volta che gli irlandesi hanno bocciato il trattato, gli hanno fatto crollare l'economia...

Scommettiamo che stavolta passa?

Alessio

Andrea Chessa ha detto...

Salve Sergio.

Quello che dici mi fa piacere. Sai perchè? Perchè significa che anche se non approvi quello che scrivo e dico, evidentemente, comunque stanno le cose, mi ritieni un interlocutore (almeno un minimo) valido. Del resto: ti immagini che noia se andassimo d'accordo su tutto?

Detto questo...

So benissimo che un cambio di direzione, per quanto riguarda la politica (interna ed estera) di uno Stato, è impossibile. Anzi: è molto più difficile in politica estera che non interna.

L'Europa, poi, è un organismo fondamentale se vogliamo confrontarci con gli americani o con i giganti asiatici (Cina, India).

Ma dobbiamo metterci d'accordo su quale Europa vogliamo. Innanzitutto deve essere democratica, nel senso che rispetta la volontà dei popoli. Sia il Tribunale tedesco (che ha affermato che alcuni impianti legislativi europei sono incompatibili con la legislazione tedesca) sia l'Irlanda hanno detto NO a questa Europa. E lasciamo perdere noi, che non siamo stati neanche chiamati ad esprimerci. Io ti chiedo: non ti sembra di essere dentro "1984" di George Orwell, con una burocrazia massonica che ripropone ad oltranza un referendum in un determinato Stato, e ciò fino a che non raggiungono il risultato voluto?

Per me questa non è democrazia. Io non voglio un'Europa di banchieri. Voglio un'Europa di popoli, che è molto più difficile: siamo tutti con ogni nostra specificità, ognuno di noi è se stesso, ma ci mettiamo insieme per avere una visione comune delle dinamiche mondiali. A me sembra che il discorso che ci stiano facendo non sia questo.

Giustissimo poi quello che dici tu sull'Italia. Ma io ti chiedo? Non ti pare che - se quella Italia aveva una pessima fama - questa ce l'abbia ancora peggiore, dato che ha dimostrato di essere acriticamente appiattita sulle posizioni di americani ed israeliani? Non sarebbe ora di avere una nostra politica estera?

Si all'Europa e no alla dissoluzione. Ma un'Europa in cui il concetto di popolo e di Nazione conti. Non un'Europa di mercato, con popoli imbastarditi e privati di specificità culturali che l'hanno resa il faro del mondo per secoli.

Non so se mi sono spiegato. Se non l'ho fatto, sono sempre qui.

*****

Salve Sergio.

Leggevo anche io delle ipotesi simili. Con la crisi irlandese, non è da escludere affatto.

Anonimo ha detto...

Certo che ti considero un interlocutore valido, Andrea. Intanto perchè io non sono nessuno, e dal basso della mia ignoranza, mi sembra che tu abbia molto da insegnarmi.
Affronti temi importanti: ultimamente, ti ripeto, le differenze tra le nostre opinioni mi sembrano aumentare, ma questo nulla toglie che leggerti mi fa piacere. E d'altronde mi pare anche legittimo, visto che io sono un vecchio socialista e tu mi sembra ti definisci un po' diversamente!

Su questo tema specifico, mah, non saprei, Andrea...

Il successo crescente degli Euroscettici, non mi pare sia accompagnato da analisi chiare, lucide ed approfondite, e da soluzioni alternative credibili ai problemi reali che avvolgono tutti i singoli stati membri: la maggior componente di quel voto mi sembra più "di pancia", per quanto sia comprensibile ed in parte condivisibile, che non "di testa".

Il problema, secondo me, è, che, se aldilà degli slogan o degli ideali individuali o nazionali che siano, se non si ha pronto un concreto progetto alternativo ai problemi di economia internazionale nei quali siamo volenti o nolenti immersi (e che a mio avviso si amplificherebbero a velocità pazzesca e con scenari inimmaginabili senza l'Euro e senza la UE), si rischia di fare come quelli che volevano distruggere la casa (che gli facevo schifo per mille motivi) per poi ritrovarsi all'addiaccio, senza manco uno straccio di tenda...

I singoli stati, e su questo vedo che siamo d'accordo e mi fa piacere, singolarmente presi, non vanno da nessuna parte, in questa congiuntura economica (solo per restare nel breve termine)...

Sulla politica estera, ti dirò, non ho idee precise, ma quantomeno la cosa mi sembra al momento meno urgente...

Cordialità,

Sergio