Il gruppo interno dei tesserati MFL mi rende definitivamente edotto del grande dibattito che riguarda noi e l’attore Ulderico Pesce. Per renderne consapevoli anche i miei lettori faccio un piccolo salto indietro.
Il 15 maggio 2005 i nostri militanti di Matera hanno effettuato un normalissimo volantinaggio in città per il Movimento Fascismo e Libertà. La coincidenza ha voluto che l’ora e il luogo scelto per tale volantinaggio coincidesse con un comizio sulle cellule staminali e la libertà di ricerca che, dalla stessa piazza, teneva l’attore Ulderico Pesce insieme a molti altri presenti. Normalmente, i nostri ragazzi hanno cominciato a volantinare e a distribuire materiale informativo ai presenti ed ai passanti. Il Pesce, non contento della nostra presenza, ha chiesto a più riprese l’allontanamento dei nostri militanti dal luogo della manifestazione; accortosi che i nostri non avevano alcuna intenzione di andarsene, visto anche che la loro presenza era pienamente legittimata e giustificata dai vari permessi che solitamente sono necessari a qualsiasi organizzazione politica per svolgere affissioni, banchetti politici, volantinaggi, ha quindi cominciato ad inveire e ad insultare il MFL e i nostri camerati, cercando ignobilmente di “eccitare” i presenti contro i ragazzi che volantinavano. Fortunatamente i convenuti al comizio, e i nostri ragazzi che non hanno risposto con gli stessi toni utilizzati dal Pesce, hanno evitato con la loro civiltà quella confusione che invece il Pesce si augurava. Finite queste schermaglie, i nostri camerati hanno cercato di riprendere la loro attività come se nulla fosse accaduto; anche perché, diversamente da quello che pensa il Pesce, la popolazione in quell’occasione rispose positivamente all’iniziativa targata MFL. Come è logico, chi insulta pubblicamente un legittimo movimento politico, definendolo una canea di violenti e fanatici invasati, cercando addirittura di infiammare centinaia di presenti contro un gruppo di non più di una decina di persone, deve aspettarsi nientemeno che una bella denuncia. La quale ha dato proprio in questi giorni l’avvio, da parte della Procura della Repubblica di Cosenza, ad un’indagine per calunnia nei confronti di Pesce.
Per meglio conoscere la situazione, questo è quello che relazionava in merito un camerata del quale omettiamo il nome, in quanto non facente più parte del nostro Movimento.
[…]La mattinata non era che l'inizio di quella che definirei una mattinata tutt'altro che tranquilla. Verso le 10.30, si avvicina un pulmino ed inizia a montare microfono e tavolino, praticamente si stava approntando un altro banchetto di fronte a noi, e sul palco situato al centro tra i banchetti , si preparavano i microfoni per un imminente comizio.
I nuovi arrivati dopo poco tempo avevano un identità: erano i Radicali che dovevano fare un comizio ed un banchetto “pro si” del referendum sulla legge 40/2004; inutile dire il grande imbarazzo creatosi e l'atmosfera tutt'altro che tranquilla venutasi a creare all'uscita dei loro simboli. Tutto sommato siamo rimasti più che tranquilli, sperando che altrettanto facessero i nostri ''rivali''.
Alle 11.30 doveva iniziare il loro comizio, mancava un’ora circa, e in questo lasso di tempo il loro ''leader'' si e' avvicinato la nostro banchetto, dicendoci se eravamo anche noi lì per il referendum, e come mai si potesse aver causato questo incidente “ideologico”; noi gli abbiamo spiegato che si trattava di una coincidenza, e che del referendum , in quel ambito, non ce ne poteva fregare di meno, allora si sono rilassati ed hanno continuato la loro manifestazione.
Ore 11.30, inizia il comizio, e qui e' accaduto l'irreparabile.
Poco prima del comizio, si avvicina a noi uno dei più alti esponenti di Rifondazione Comunista, un certo Pesce ( il cognome), [...] con molta calma ci chiede se siamo autorizzati a mostrare quei simboli e a stare contemporaneamente al loro fianco, inoltre di diceva imbarazzato dalla parola “fascismo” e dal nostro simbolo; gli rispondeva abbastanza esaurientemente il nostro […] lui, innervosito, ci ricordava dell'omicidio dei Rosselli e noi, con molta calma, gli ricordavamo l'omicidio del filosofo Gentile. All'ascoltare quest'ultimo nostro esempio della loro brutale ferocia si allontanava inveendo contro di noi, mentre a debita distanza i comunisti suoi proseliti ci fotografavano increduli.
Alle 11.30 inizia il comizio, e prende la parola proprio l'inviperito Pesce, esordendo con queste parole: “Cittadini materani, sono venuto da Roma per appoggiare gli amici radicali, ma la mattinata mi pone nella situazione di parlare di un altro problema: I FASCISTI! Io voglio sapere come e' possibile che nella nostra democrazia ci sia gente che autorizza il banchetto a certa gente, aventi come simbolo il fascio littorio [il nostro simbolo non è un fascio littorio, N.d.A.] io non posso parlare di nulla avendo alla mia destra un banchetto così vergognoso... Allora chiedo al popolo materano: come fate a non reagire a tale provocazione! Vi chiedo di andare e RIBALTARE IL LORO TAVOLINO CON LE LORO BANDIERE, e chiedo anche dove cazzo stanno le forze dell'ordine!!! Che mettano fine al loro banchetto!!! Sono vergognosi!!!! […]
Nel frattempo i suoi proseliti lo applaudivano minacciosi nei nostri confronti, poi, dopo tanti insulti a noi , alla popolazione materana e alla forze di polizia, ha concluso cosi' il suo discorso: ”IO NON DIRO' UNA SOLA PAROLA ALLA PRESENZA DI QUEL BANCHETTO, E RIBADISCO AL POPOLO MATERANO DI RIBALTARLO!!!”
Lascia il palco e scappa via, lui e i suoi comunistelli, intanto la Digos, di fronte a tale eccitazione comunista, si era posizionata al nostro fianco per proteggerci, tant’è vero che quando lui ha chiesto dove fossero i poliziotti, uno dei suoi aveva risposto da sotto il palco: “Dietro il banchetto sono gli sbirri”
Io parlando con l'ispettore gli dicevo di ascoltare ciò che loro dicevano e soprattutto di notare il suo tentativo per nulla celato di istigazione alla violenza. In tutta risposta, l'ispettore mi diceva di non preoccuparmi e che loro avevano sentito e visto tutto, anche il nostro comportamento che era stato esemplare, e ci ringraziava di cuore.
Scappato via il rifondatolo “democratico”, il radicale continuava il suo comizio, sparando si su di noi , ma anche sul comunismo, e lui finiva il suo discorso così: “Adesso voi sapete se dare il consenso a noi o ai nostri amici del Movimento Fascismo e Libertà” […].
Da quello che si evince, e da quello che hanno potuto appurare anche le autorità sul posto con le quali in seguito abbiamo avuto l’occasione di parlare, il comportamento del Pesce è inequivocabile nel cercare di far degenerare la situazione, mentre, come al solito, il comportamento dei nostri camerati è stato impeccabile anche in un momento difficile, dove il rapporto numerico era a dir poco sfavorevole.
L’indignazione di Pesce è stata grande, tanto da spingere quest’ultimo ad una pubblica denuncia dei fatti durante il suo spettacolo “Sapzio Mil” a Sesto San Giovanni e a presentare una petizione da presentare al Presidente della Repubblica e al Governo. “Stiamo mandando avanti una petizione” spiega Pesce “per l’archiviazione dell’indagine. Inoltre, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica chiedo, assieme ai firmatari, come sia possibile che un movimento simile possa essere stato legittimato dallo Stato”.
La ragione di questo livore del Pesce è facilmente spiegabile. Forse il Pesce se la prende con noi perché, solo un mese prima dell’avvenimento, il Ministero della Cultura avrebbe revocato un finanziamento alla sua associazione con la motivazione di una “insufficiente capacità artistica”? O forse Ulderico Pesce crede che, in Italia, sia lecito cercare di rivoltare una piazza intera contro un banchetto di cinque persone ed insultare gli esponenti di un movimento politico legittimo solo perché questo porta avanti ideali diversi dai suoi?
Comunque sia, l’indignazione del Pesce, con annessa petizione, dimostra chiaramente quale è la visione altamente “democratica” che i comunisti hanno del dibattito politico e della Giustizia.
Nello Stato dei comunisti come Pesce si pretende di insultare e calunniare un movimento politico senza pagare dazio, in ricordo dei bei tempi in cui giornalisti e politici facevano l’occhiolino a chi cantava che “uccidere un Fascista non è reato” e, all’occorrenza, eliminava gli avversari politici a colpi di chiave inglese o dando loro fuoco in casa.
Nello Stato modello dei comunisti i movimenti e i partiti politici scomodi si mettono al bando con decreto del Presidente della Repubblica.
Nello Stato ideale dei comunisti i rinvii a giudizio si cancellano con una petizione. Sempre che, ovviamente, il rinvio a giudizio non riguardi i Fascisti, per i quali qualunque punizione non sarà mai abbastanza.
Se la questione non fosse seria, verrebbe da ridere e da compiangere Ulderico Pesce e i suoi epigoni.
Qualcuno spieghi a Pesce che il nostro Movimento, con suo grande stupore, è pienamente legale: 1) il MFL non ha come obiettivo quello di fondare il disciolto Partito Fascista; 2) in merito agli articoli della Costituzione con i quali i comunisti tanto si riempiono la bocca, va precisato che la Corte Costituzionale ha da tempo stabilito, in merito all’art. 4 della legge del 20 giugno 1952, che il reato di apologia del Fascismo non si ha esclusivamente in un elogio di questo o quell’aspetto del Ventennio Fascista, bensì mediante una “esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista” e, cioè, in una “istigazione a commettere un fatto rivolto alla riorganizzazione, a tal fine idoneo e efficiente”. In altre parole, ben più comprensibili ai trinariciuti, non basta esprimersi in modo positivo nei confronti del Fascismo per essere accusati di apologia, ma si deve integrare il detto con il fatto, vale a dire si devono commettere degli atti illeciti: sovversione, terrorismo, ostilità contro lo Stato, e così via. Ciò è precisato dalla XII disposizione transitoria della Costituzione, che i comunisti citano spesso e a sproposito, la quale dichiara che si ha reato quando “un'associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.” Il MFL non ha mai svolto propaganda razzista, non ha mai utilizzato metodi che la legge attribuisce al Fascismo (metodi antidemocratici o violenti), non ha mai propugnato la soppressione di alcuna libertà, non ha mai denigrato la democrazia, non ha mai utilizzato o esaltato la violenza come strumento di lotta politica, non ha mai perseguito finalità antidemocratiche né ha mai approvato simili comportamenti.
Questi sono i fatti, di contro alle fandonie e ai vaneggiamenti del Pesce. E speriamo impari a sue spese che, in un Paese civile e democratico, tutti devono avere la libertà di esprimere pacificamente e in piena libertà il proprio pensiero, compresi i Fascisti. Con buona pace di quanti pretendono, avvolti nei loro vergognosi stracci rosso sangue, di metterci a tacere.
Il 15 maggio 2005 i nostri militanti di Matera hanno effettuato un normalissimo volantinaggio in città per il Movimento Fascismo e Libertà. La coincidenza ha voluto che l’ora e il luogo scelto per tale volantinaggio coincidesse con un comizio sulle cellule staminali e la libertà di ricerca che, dalla stessa piazza, teneva l’attore Ulderico Pesce insieme a molti altri presenti. Normalmente, i nostri ragazzi hanno cominciato a volantinare e a distribuire materiale informativo ai presenti ed ai passanti. Il Pesce, non contento della nostra presenza, ha chiesto a più riprese l’allontanamento dei nostri militanti dal luogo della manifestazione; accortosi che i nostri non avevano alcuna intenzione di andarsene, visto anche che la loro presenza era pienamente legittimata e giustificata dai vari permessi che solitamente sono necessari a qualsiasi organizzazione politica per svolgere affissioni, banchetti politici, volantinaggi, ha quindi cominciato ad inveire e ad insultare il MFL e i nostri camerati, cercando ignobilmente di “eccitare” i presenti contro i ragazzi che volantinavano. Fortunatamente i convenuti al comizio, e i nostri ragazzi che non hanno risposto con gli stessi toni utilizzati dal Pesce, hanno evitato con la loro civiltà quella confusione che invece il Pesce si augurava. Finite queste schermaglie, i nostri camerati hanno cercato di riprendere la loro attività come se nulla fosse accaduto; anche perché, diversamente da quello che pensa il Pesce, la popolazione in quell’occasione rispose positivamente all’iniziativa targata MFL. Come è logico, chi insulta pubblicamente un legittimo movimento politico, definendolo una canea di violenti e fanatici invasati, cercando addirittura di infiammare centinaia di presenti contro un gruppo di non più di una decina di persone, deve aspettarsi nientemeno che una bella denuncia. La quale ha dato proprio in questi giorni l’avvio, da parte della Procura della Repubblica di Cosenza, ad un’indagine per calunnia nei confronti di Pesce.
Per meglio conoscere la situazione, questo è quello che relazionava in merito un camerata del quale omettiamo il nome, in quanto non facente più parte del nostro Movimento.
[…]La mattinata non era che l'inizio di quella che definirei una mattinata tutt'altro che tranquilla. Verso le 10.30, si avvicina un pulmino ed inizia a montare microfono e tavolino, praticamente si stava approntando un altro banchetto di fronte a noi, e sul palco situato al centro tra i banchetti , si preparavano i microfoni per un imminente comizio.
I nuovi arrivati dopo poco tempo avevano un identità: erano i Radicali che dovevano fare un comizio ed un banchetto “pro si” del referendum sulla legge 40/2004; inutile dire il grande imbarazzo creatosi e l'atmosfera tutt'altro che tranquilla venutasi a creare all'uscita dei loro simboli. Tutto sommato siamo rimasti più che tranquilli, sperando che altrettanto facessero i nostri ''rivali''.
Alle 11.30 doveva iniziare il loro comizio, mancava un’ora circa, e in questo lasso di tempo il loro ''leader'' si e' avvicinato la nostro banchetto, dicendoci se eravamo anche noi lì per il referendum, e come mai si potesse aver causato questo incidente “ideologico”; noi gli abbiamo spiegato che si trattava di una coincidenza, e che del referendum , in quel ambito, non ce ne poteva fregare di meno, allora si sono rilassati ed hanno continuato la loro manifestazione.
Ore 11.30, inizia il comizio, e qui e' accaduto l'irreparabile.
Poco prima del comizio, si avvicina a noi uno dei più alti esponenti di Rifondazione Comunista, un certo Pesce ( il cognome), [...] con molta calma ci chiede se siamo autorizzati a mostrare quei simboli e a stare contemporaneamente al loro fianco, inoltre di diceva imbarazzato dalla parola “fascismo” e dal nostro simbolo; gli rispondeva abbastanza esaurientemente il nostro […] lui, innervosito, ci ricordava dell'omicidio dei Rosselli e noi, con molta calma, gli ricordavamo l'omicidio del filosofo Gentile. All'ascoltare quest'ultimo nostro esempio della loro brutale ferocia si allontanava inveendo contro di noi, mentre a debita distanza i comunisti suoi proseliti ci fotografavano increduli.
Alle 11.30 inizia il comizio, e prende la parola proprio l'inviperito Pesce, esordendo con queste parole: “Cittadini materani, sono venuto da Roma per appoggiare gli amici radicali, ma la mattinata mi pone nella situazione di parlare di un altro problema: I FASCISTI! Io voglio sapere come e' possibile che nella nostra democrazia ci sia gente che autorizza il banchetto a certa gente, aventi come simbolo il fascio littorio [il nostro simbolo non è un fascio littorio, N.d.A.] io non posso parlare di nulla avendo alla mia destra un banchetto così vergognoso... Allora chiedo al popolo materano: come fate a non reagire a tale provocazione! Vi chiedo di andare e RIBALTARE IL LORO TAVOLINO CON LE LORO BANDIERE, e chiedo anche dove cazzo stanno le forze dell'ordine!!! Che mettano fine al loro banchetto!!! Sono vergognosi!!!! […]
Nel frattempo i suoi proseliti lo applaudivano minacciosi nei nostri confronti, poi, dopo tanti insulti a noi , alla popolazione materana e alla forze di polizia, ha concluso cosi' il suo discorso: ”IO NON DIRO' UNA SOLA PAROLA ALLA PRESENZA DI QUEL BANCHETTO, E RIBADISCO AL POPOLO MATERANO DI RIBALTARLO!!!”
Lascia il palco e scappa via, lui e i suoi comunistelli, intanto la Digos, di fronte a tale eccitazione comunista, si era posizionata al nostro fianco per proteggerci, tant’è vero che quando lui ha chiesto dove fossero i poliziotti, uno dei suoi aveva risposto da sotto il palco: “Dietro il banchetto sono gli sbirri”
Io parlando con l'ispettore gli dicevo di ascoltare ciò che loro dicevano e soprattutto di notare il suo tentativo per nulla celato di istigazione alla violenza. In tutta risposta, l'ispettore mi diceva di non preoccuparmi e che loro avevano sentito e visto tutto, anche il nostro comportamento che era stato esemplare, e ci ringraziava di cuore.
Scappato via il rifondatolo “democratico”, il radicale continuava il suo comizio, sparando si su di noi , ma anche sul comunismo, e lui finiva il suo discorso così: “Adesso voi sapete se dare il consenso a noi o ai nostri amici del Movimento Fascismo e Libertà” […].
Da quello che si evince, e da quello che hanno potuto appurare anche le autorità sul posto con le quali in seguito abbiamo avuto l’occasione di parlare, il comportamento del Pesce è inequivocabile nel cercare di far degenerare la situazione, mentre, come al solito, il comportamento dei nostri camerati è stato impeccabile anche in un momento difficile, dove il rapporto numerico era a dir poco sfavorevole.
L’indignazione di Pesce è stata grande, tanto da spingere quest’ultimo ad una pubblica denuncia dei fatti durante il suo spettacolo “Sapzio Mil” a Sesto San Giovanni e a presentare una petizione da presentare al Presidente della Repubblica e al Governo. “Stiamo mandando avanti una petizione” spiega Pesce “per l’archiviazione dell’indagine. Inoltre, in una lettera aperta al Presidente della Repubblica chiedo, assieme ai firmatari, come sia possibile che un movimento simile possa essere stato legittimato dallo Stato”.
La ragione di questo livore del Pesce è facilmente spiegabile. Forse il Pesce se la prende con noi perché, solo un mese prima dell’avvenimento, il Ministero della Cultura avrebbe revocato un finanziamento alla sua associazione con la motivazione di una “insufficiente capacità artistica”? O forse Ulderico Pesce crede che, in Italia, sia lecito cercare di rivoltare una piazza intera contro un banchetto di cinque persone ed insultare gli esponenti di un movimento politico legittimo solo perché questo porta avanti ideali diversi dai suoi?
Comunque sia, l’indignazione del Pesce, con annessa petizione, dimostra chiaramente quale è la visione altamente “democratica” che i comunisti hanno del dibattito politico e della Giustizia.
Nello Stato dei comunisti come Pesce si pretende di insultare e calunniare un movimento politico senza pagare dazio, in ricordo dei bei tempi in cui giornalisti e politici facevano l’occhiolino a chi cantava che “uccidere un Fascista non è reato” e, all’occorrenza, eliminava gli avversari politici a colpi di chiave inglese o dando loro fuoco in casa.
Nello Stato modello dei comunisti i movimenti e i partiti politici scomodi si mettono al bando con decreto del Presidente della Repubblica.
Nello Stato ideale dei comunisti i rinvii a giudizio si cancellano con una petizione. Sempre che, ovviamente, il rinvio a giudizio non riguardi i Fascisti, per i quali qualunque punizione non sarà mai abbastanza.
Se la questione non fosse seria, verrebbe da ridere e da compiangere Ulderico Pesce e i suoi epigoni.
Qualcuno spieghi a Pesce che il nostro Movimento, con suo grande stupore, è pienamente legale: 1) il MFL non ha come obiettivo quello di fondare il disciolto Partito Fascista; 2) in merito agli articoli della Costituzione con i quali i comunisti tanto si riempiono la bocca, va precisato che la Corte Costituzionale ha da tempo stabilito, in merito all’art. 4 della legge del 20 giugno 1952, che il reato di apologia del Fascismo non si ha esclusivamente in un elogio di questo o quell’aspetto del Ventennio Fascista, bensì mediante una “esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista” e, cioè, in una “istigazione a commettere un fatto rivolto alla riorganizzazione, a tal fine idoneo e efficiente”. In altre parole, ben più comprensibili ai trinariciuti, non basta esprimersi in modo positivo nei confronti del Fascismo per essere accusati di apologia, ma si deve integrare il detto con il fatto, vale a dire si devono commettere degli atti illeciti: sovversione, terrorismo, ostilità contro lo Stato, e così via. Ciò è precisato dalla XII disposizione transitoria della Costituzione, che i comunisti citano spesso e a sproposito, la quale dichiara che si ha reato quando “un'associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.” Il MFL non ha mai svolto propaganda razzista, non ha mai utilizzato metodi che la legge attribuisce al Fascismo (metodi antidemocratici o violenti), non ha mai propugnato la soppressione di alcuna libertà, non ha mai denigrato la democrazia, non ha mai utilizzato o esaltato la violenza come strumento di lotta politica, non ha mai perseguito finalità antidemocratiche né ha mai approvato simili comportamenti.
Questi sono i fatti, di contro alle fandonie e ai vaneggiamenti del Pesce. E speriamo impari a sue spese che, in un Paese civile e democratico, tutti devono avere la libertà di esprimere pacificamente e in piena libertà il proprio pensiero, compresi i Fascisti. Con buona pace di quanti pretendono, avvolti nei loro vergognosi stracci rosso sangue, di metterci a tacere.
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