Pur di approfittare di quei 7 milioni di euro circa che la Regione Sardegna ha stanziato come fondo di risarcimento per le vittime dell’alluvione, abbattutosi sulla Sardegna il 22 ottobre scorso, in particolar modo a Capoterra, c’è chi ha usato tutta la sua fantasia. I militari della Guardia di Finanza, pertanto, hanno dovuto fare gli straordinari per smascherare e fermare gli sciacalli; non soltanto coloro che, nelle ore immediatamente successive all’alluvione, si intrufolavano di soppiatto nelle case cercando di arraffare un mobile, qualche gioiello dimenticato, un grazioso lavandino. Ma anche e soprattutto coloro che, pur di ottenere i rimborsi, non hanno esitato a falsificare i documenti che la Regione aveva messo a disposizione per la richiesta dei rimborsi. Addirittura si apprende che c’è chi, bagnando con un po’ di terriccio qualche mobile, è riuscito ad intascare subito decine di migliaia di euro.
Per quanto la sfiducia fosse tanta, bisogna ammettere che la Regione guidata da Renato Soru non si è fatta attendere: i lavori di ristrutturazione sono partiti subito, i rimborsi sono arrivati, le procedure di rimborso e per un veloce e sereno ritorno alla normalità sono state messe in campo con efficienza, seppur con qualche tentennamento. Lo stesso non si può dire del governo nazionale, che ha bocciato un emendamento che, se approvato, avrebbe aumentato considerevolmente le risorse a disposizione degli alluvionati. E’ deprimente constatare come anche nell’ora della tragedia manchi quella tanto famigerata solidarietà di cui tanti si riempiono invano la bocca, nella politica di rango così come tra la cittadinanza. E gli sciacalli del dopo alluvione non sono poche mele marce. Su 600 richieste di rimborso sono una sessantina: all’incirca uno su dieci. Antonio e Francesco Corda, Franca Aramu, Salvatore Gerina e Michele Randaccio, i primi cinque che a breve saranno giudicati per i loro tentativi di “buggerare” la Regione e di avere i soldi dei rimborsi, non saranno gli unici nomi che saranno ricordati in questa farsa. Sciacalli.
Per quanto la sfiducia fosse tanta, bisogna ammettere che la Regione guidata da Renato Soru non si è fatta attendere: i lavori di ristrutturazione sono partiti subito, i rimborsi sono arrivati, le procedure di rimborso e per un veloce e sereno ritorno alla normalità sono state messe in campo con efficienza, seppur con qualche tentennamento. Lo stesso non si può dire del governo nazionale, che ha bocciato un emendamento che, se approvato, avrebbe aumentato considerevolmente le risorse a disposizione degli alluvionati. E’ deprimente constatare come anche nell’ora della tragedia manchi quella tanto famigerata solidarietà di cui tanti si riempiono invano la bocca, nella politica di rango così come tra la cittadinanza. E gli sciacalli del dopo alluvione non sono poche mele marce. Su 600 richieste di rimborso sono una sessantina: all’incirca uno su dieci. Antonio e Francesco Corda, Franca Aramu, Salvatore Gerina e Michele Randaccio, i primi cinque che a breve saranno giudicati per i loro tentativi di “buggerare” la Regione e di avere i soldi dei rimborsi, non saranno gli unici nomi che saranno ricordati in questa farsa. Sciacalli.
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