lunedì 24 novembre 2008

Il libero mercato, o il gigante d'argilla



L’annuncio che la Federal Reserve (la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America) ha deciso di salvare Citigroup, uno dei più grandi e importanti operatori finanziari del mondo, ha permesso ai mercati europei di aprire la sessione di oggi positivamente, con euro in rialzo per 1,26 dollari. Citigroup, la banca più potente del mondo con più di 200 milioni di clienti su tutto il pianeta, e che solo fino a qualche settimana fa era data anch’essa per inaffondabile (come Fannie, Freddie, AIG e la Lehman Brothers, poi salvate sul filo di lana dal governo americano), ha visto dimezzare il suo valore nel giro di qualche ora, costringendo gli Stati Uniti a cercare di salvare artificialmente il mercato azionario e la fiducia degli investitori con ben 20 miliardi di dollari (circa 16 miliardi di euro). Con i 25 miliardi che Citigroup ha già preso, sempre dalle casse pubbliche degli Stati Uniti, il salvataggio della banca è costato all’America 45 miliardi di dollari circa in tutto. Non male per un network finanziario che solo fino a poche settimane fa appariva solidissimo, con un Tomas Maheras, capoccione del gruppo, che a settembre etichettava come fisiologiche e perfettamente nella norma le perdite del suo gruppo finanziario.
E, ironia della sorte, è proprio quella America che per più di mezzo secolo ci ha imposto il suo sistema economico e ci ha dato lezioni di economia ad agire in senso più propriamente statalista. Perché nessuno lo dice, ma la FED che corre a salvare in massa le sue banche arraffone ed usuraie è proprio questo: semplicemente un gigantesco intervento statale volto a salvare l’economia americana dal collasso totale. La UE, questa sorta di gigantesca colonia sopra la quale sventola la bandiera americana, ovviamente tace: non ha neanche il coraggio di prendersi sugli americani una rivincita simbolica, ammonendoli a non esagerare con gli interventi statali sull’economia statunitense. Con noi, in compenso, fa la voce grossa sull’Alitalia per quei 300 milioni di euro che, al confronto con le cifre astronomiche della crisi economica sembrano spiccioli.
Ci sarebbe da ridere sul crollo immediato, avvenuto nel giro di qualche mese, di questo capitalismo che ci avevano descritto perfetto in se e per se:
un sistema economico che non aveva bisogno di alcun intervento statale, di alcun controllo, e che anzi predicava l’abbattimento di tutte le barriere economiche, territoriali e nazionali, indicate come un ostacolo al libero mercato. Quello stesso libero mercato che ha portato milioni di americani “a mangiare il kitekat nelle roulottes”, a perdere il posto di lavoro e la propria casa. Ci sarebbe da ridere, pensando al disprezzo con il quale veniva guardato chi proponeva un minimo di regolamentazione statale o addirittura chi, come noi, ancora parla di “terza via”. Come ha già avuto modo di specificare il Corriere della Sera in una delle sue rubriche economiche di qualche giorno fa, le imprese del nord cominciano ad avere il fiatone sul collo, hanno difficoltà nell’accesso al credito, si profilano licenziamenti cospicui. Ci sarebbe da ridere se questo enorme gigante, che come un ubriaco tentenna cercando disperatamente di mantenere l’equilibrio, non ci stesse cadendo addosso proprio in questo momento.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Scansiamo Andre'!!! A parte le battute di basso (ahimè) profilo, resta il fatto che la Storia prende in giro chiunque faccia passare per perfetta la sua "visione del mondo". Ricordi che la Coca-cola ha abbattuto il Muro? Non ti fa ridere, a volte, la Storia? Penso di sapere la risposta. Buona giornata, amico mio.

Andrea Chessa ha detto...

Appunto, appunto...

Un saluto anche a te