mercoledì 4 gennaio 2017

Ennesima operazione di pulizia etnica "dolce" targata giunta Pigliaru



Continuano, senza soluzione di continuità, le azioni di chiara e palese discriminazione – sociale e lavorativa – che il governo della Regione Sardegna, ovviamente a guida PD, attua quotidianamente nei confronti dei sardi. 


Non sono bastate le strutture sociali sottratte ad un eventuale riutilizzo nel nome della collettività sarda e sequestrate per ospitare i clandestini (come l’agriturismo Le Querce di Buddusò, o l’ex caserma di Monastir); non sono bastati gli attentati intimidatori, segnali di allarme importantissimi perché sintomo di una convivenza tra autoctoni e stranieri che comincia a diventare difficile e pericolosa; non è bastata la circolare del San Giovanni di Dio, in cui si invitava chiaramente a voler bloccare i ricoveri programmati e sospendere tutte le attività ordinarie dell’ospedale sardo per far posto agli africani giunti sulle coste sarde ad ondate di centinaia e centinaia di persone a settimana; non bastano gli episodi di cronaca che ormai vengono riportati quotidianamente dalla stampa sarda, che raccontano di come i parcheggi pubblici (quelli di fronte al CIS in viale Diaz, ad esempio), degli ospedali (come il Brotzu o il Microcitemico) e dei grandi centri commerciali (la Città Mercato o il Centro Commerciale Le Vele, per dirne due) siano ormai in mano ad orde di africani che, con metodi più che mai persuasivi, cercano di “convincere” i cagliaritani a comprare la loro oggettistica taroccata e da quattro soldi, con la minaccia, in caso di rifiuto, di vedersi la propria auto danneggiata o addirittura di venire aggrediti fisicamente. 


Ora si è arrivati, in un territorio che conta quasi il 55% di disoccupazione giovanile (il tasso medio, nell’isola, è di 18,8 punti percentuali) e che vede, ogni anno, i suoi giovani emigrare lontano per cercare un futuro che la loro stessa terra non è minimamente in grado di offrire, il 30 dicembre, sul sito dell’Assessorato al Lavoro, è comparso il bando di gara per "garantire ai cittadini di Paesi Terzi un supporto qualificato e personalizzato di assistenza e consulenza per la creazione di nuove iniziative d’impresa", includendo un "supporto alla creazione d'impresa per gli aspiranti imprenditori" e quello "allo start up delle iniziative imprenditoriali". Da questo bando sono esclusi tutti i sardi, in quanto è dedicato solo ed esclusivamente a “cittadini di Paesi Terzi che abbiano compiuto la maggiore età, senza distinzione di genere, compresi coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Sono ammessi i richiedenti asilo e i rifugiati". Tradotto: tutti gli immigrati, sia clandestini che regolari, possono partecipare al bando. Tutti tranne italiani e sardi, ovviamente. 


L’ennesimo, il più lampante e palese, il più odioso (perché colpisce tutti i sardi, e gli italiani, proprio laddove, in piena crisi economica, fa più male: il lavoro) caso di discriminazione a danno degli italiani, mediante un bando ad hoc creato esclusivamente per favorire clandestini e delinquenti vari e per finanziare, ovviamente, le generose organizzazioni umanitarie e caritatevoli che si prenderanno cura di dirigere i corsi per gli immigrati. 


Non solo: gli immigrati che aderiranno al presente avviso otterranno punti in più per il Microcredito, con buona pace di chi ha avuto la sfortuna di nascere italiano.


Quella in atto è una chiara operazione di sostituzione del popolo sardo. Una pulizia etnica “dolce” che non indigna, non crea scandalo, non fa aprire alcuna commissione parlamentare, non scandalizza alcun Ministro o parlamentare. 


In una Nazione civile, permolto meno, i fautori di questo sterminio silenzioso sarebbero stati fucilati alla schiena per alto tradimento.

Ma noi non siamo più civili, ormai.

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