Scusatemi, ma dovrei davvero indignarmi per il
sequestro che un gruppo di africani ha operato a Cona (vicino Venezia) ai danni di 25 operatori della struttura per
avere cibo migliore e vestiti migliori? Perché se è così, scusatemi ma non ci
riesco.
Di più: non voglio. Non ne ho la minima intenzione. Perché
so che quei 25 operatori che sono stati picchiati, minacciati e sequestrati
dagli invasori africani appartengono con tutta probabilità a quella galassia
marcia – anzi marcissima – che con l’invasione africana ci guadagna a mani
basse: coop rosse, caritas varie ed eventuali, onlus antirazziste, e via
dicendo. Con molta probabilità sono gli stessi che ci denunciano e ci riempiono
di insulti ogni volta che osiamo mandar fuori qualche volantino o aprir bocca;
sono gli stessi che ci vogliono mettere a tacere sventolandoci sotto il naso
quell’unico articolo della Costituzione che conoscono, quella XII Disposizione
Transitoria che a Fascismo e Libertà nemmeno si applica; sono gli stessi che
quando uno di noi viene riempito di legnate o qualcuno dei subumani rossi mette
una bomba in qualche libreria considerata di destra (come quella de Il Bargello
di Firenze, in cui, qualche giorno fa, un artificiere ha perso una mano e un
occhio) si, si arrabbiano per i danni collaterali che ne potrebbero derivare,
però, suvvia!, l’hanno messa ai fascisti la bomba, mica a persone normali!
Davanti a questa gente, che in una Nazione civile
avrebbe meritato il plotone d’esecuzione per alto tradimento e complicità con l’invasione,
io rivendico il sacrosanto diritto di non commuovermi e di non provare alcuna
pena.
Per una volta, anziché agitarci sotto il naso, a noi
brutti, crudeli, cattivi, e violenti nazifascisti, le mille meraviglie dell’immigrazione
selvaggia, le hanno sperimentate loro, le vere conseguenze, sulla loro pelle.
Benvenuti alla realtà.
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