Continuano, senza soluzione di
continuità, le azioni di chiara e palese discriminazione – sociale e lavorativa
– che il governo della Regione Sardegna, ovviamente a guida PD, attua
quotidianamente nei confronti dei sardi.
Non sono bastate le strutture sociali
sottratte ad un eventuale riutilizzo nel nome della collettività sarda e
sequestrate per ospitare i clandestini (come l’agriturismo Le Querce di
Buddusò, o l’ex caserma di Monastir); non sono bastati gli attentati
intimidatori, segnali di allarme importantissimi perché sintomo di una
convivenza tra autoctoni e stranieri che comincia a diventare difficile e
pericolosa; non è bastata la circolare del San Giovanni di Dio, in cui si
invitava chiaramente a voler bloccare i ricoveri programmati e sospendere tutte
le attività ordinarie dell’ospedale sardo per far posto agli africani giunti
sulle coste sarde ad ondate di centinaia e centinaia di persone a settimana; non
bastano gli episodi di cronaca che ormai vengono riportati quotidianamente
dalla stampa sarda, che raccontano di come i parcheggi pubblici (quelli di
fronte al CIS in viale Diaz, ad esempio), degli ospedali (come il Brotzu o il
Microcitemico) e dei grandi centri commerciali (la Città Mercato o il Centro
Commerciale Le Vele, per dirne due) siano ormai in mano ad orde di africani
che, con metodi più che mai persuasivi, cercano di “convincere” i cagliaritani
a comprare la loro oggettistica taroccata e da quattro soldi, con la minaccia,
in caso di rifiuto, di vedersi la propria auto danneggiata o addirittura di
venire aggrediti fisicamente.
Ora si è arrivati, in un territorio
che conta quasi il 55% di disoccupazione giovanile (il tasso medio, nell’isola,
è di 18,8 punti percentuali) e che vede, ogni anno, i suoi giovani emigrare
lontano per cercare un futuro che la loro stessa terra non è minimamente in
grado di offrire, il 30 dicembre, sul sito dell’Assessorato al Lavoro, è
comparso il bando di gara per "garantire
ai cittadini di Paesi Terzi un supporto qualificato e personalizzato di
assistenza e consulenza per la creazione di nuove iniziative d’impresa",
includendo un "supporto alla creazione d'impresa per gli aspiranti
imprenditori" e quello "allo start up delle iniziative
imprenditoriali". Da questo bando sono esclusi tutti i sardi, in quanto è
dedicato solo ed esclusivamente a “cittadini di Paesi Terzi che abbiano
compiuto la maggiore età, senza distinzione di genere, compresi coloro che
hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Sono ammessi i richiedenti asilo e i
rifugiati". Tradotto: tutti gli immigrati, sia clandestini che regolari,
possono partecipare al bando. Tutti tranne italiani e sardi, ovviamente.
L’ennesimo, il più lampante e
palese, il più odioso (perché colpisce tutti i sardi, e gli italiani, proprio
laddove, in piena crisi economica, fa più male: il lavoro) caso di
discriminazione a danno degli italiani, mediante un bando ad hoc creato
esclusivamente per favorire clandestini e delinquenti vari e per finanziare,
ovviamente, le generose organizzazioni umanitarie e caritatevoli che si
prenderanno cura di dirigere i corsi per gli immigrati.
Non solo: gli immigrati che
aderiranno al presente avviso otterranno punti in più per il Microcredito, con
buona pace di chi ha avuto la sfortuna di nascere italiano.
Quella in atto è una chiara
operazione di sostituzione del popolo sardo. Una pulizia etnica “dolce” che non
indigna, non crea scandalo, non fa aprire alcuna commissione parlamentare, non
scandalizza alcun Ministro o parlamentare.
In una Nazione civile, permolto
meno, i fautori di questo sterminio silenzioso sarebbero stati fucilati alla
schiena per alto tradimento.
Ma noi non siamo più civili, ormai.
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