È proprio vero: anche in persone apparentemente
normali, scrittori apprezzati e lodati
dalla stampa di regime, l’antifascismo dà alla testa, configurandosi quasi come
una vera e propria malattia mentale, una ossessione, una lente deformante
attraverso la quale la lettura della realtà, anche la più semplice, diventa
nebbiosa e incerta. Se a ciò si aggiunge una certa arroganza tipica dell’intellettuale
di sinistra, quella spocchia tipicamente radical chic che ha chi sta dalla
parte del bene, non solo non si percepisce correttamente la realtà, bensì,
anche quando si prendono grosse cantonate, si continua a sparare la boiata
sempre più grossa, nella speranza che faccia dimenticare la precedente.
Chiunque l’abbia letto anche solo qualche volta Roberto
Saviano, sia le sue interviste sia le sue esternazioni sui social network,
conosce bene l’arroganza del personaggio.
Ammettiamo candidamente, però, che
anche Saviano può sbagliare. Di più: se avesse detto pubblicamente “In effetti
avete ragione, ho sparato una minchiata” lo avremmo applaudito, perché non è da
tutti ammettere i propri buchi nell’acqua, ancor più pubblicamente. Invece no. Ovvio.
A cosa mi riferisco, esattamente? All’intervista che il
nostro ha rilasciato qualche giorno fa al Corriere della Sera, in cui, caduto
ogni minimo senso del ridicolo, il grande intellettuale si augurava, per quel sud
che ormai pare non conoscere più (per quanto in alto dubito che dal suo attico
a New York possa arrivare a vedere Napoli), che a governarlo ci siano, in
futuro, degli amministratori africani.
Perché, si sa, notoriamente l’Africa è un esempio di sano
ed efficiente buon governo della cosa pubblica, di amministratori competenti,
incorruttibili ed onesti.
Chissà se il nostro paladino di sinistra aveva in mente
Al-Bashir, dittatore del Sudan reo di aver avviato una sanguinosissima guerra
civile, sospeso le libertà civili, instaurato una dittatura tremenda e spietata,
tanto da essere accusato di crimini di guerra dalla Corte Penale Internazionale
per le carestie progettate a tavolino, la riduzione in schiavitù di buona parte
della popolazione civile, l’utilizzo dell’esercito contro i civili, gli ordini
di massacri indiscriminati per fiaccare la resistenza al suo regime, e via
dicendo.
Probabilmente Saviano vedrebbe bene come sindaco di
Napoli il famosissimo Bokassa, accusato di genocidio, crimini contro l’umanità
e perfino cannibalismo. Il tutto da un trono in oro massiccio da cui,
comodamente seduto, ordina questi piacevoli atti che in Africa sono normale
amministrazione.
Oppure esempio di eccellente governo potrebbe darlo il
mitico Robert Mugabe, talmente criminale, corrotto e crudele che perfino l’Unione
Europea e gli Stati Uniti – che di solito con i dittatori, almeno quelli che
fanno come dicono loro, ci vanno a braccetto - gli hanno negato l’ingresso sul
proprio territorio.
Oppure come non pensare ad un altro eccellente
governatore come Francisco Macias Nguema, talmente esperto in diritti umani che
sotto il suo illuminato buon governo più di un terzo della popolazione fuggì
nelle Nazioni confinanti e quasi 80.000 oppositori vennero sterminati? Quando venne
deposto dal nipote la sua politica di terrore era talmente incisa nell’animo degli
equatoguineniani che nessun soldato volle ucciderlo, per timore che il suo
spirito potesse tornare dall’aldilà a torturare il malcapitato soldato: si fu
costretti ad assoldare un plotone estero appositamente per questo scopo.
Ora verrebbe da pensare che, sparata una boiata così
grossa, uno provi almeno la famosa difesa d’ufficio in stile “Il giornalista ha
riportato erroneamente quanto da me detto”. E invece, ovviamente, nulla. Anzi,
di più. A Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che gli hanno risposto con uno
scontato ma sacrosanto e meritato “Se ti piace così tanto l’Africa perché non
ci vai tu?” Saviano ha contrapposto, sulla sua pagina Facebook, un pistolone
chilometrico in cui rivendicava la sua lotta contro i cattivi senza macchia e
senza paura – citando addirittura quel
crudelissimo dittatore che fu Silvio Berlusconi e che, strano ma vero, gli ha
permesso comunque di pubblicare i suoi libri con la Mondadori (ma guarda tu che
dittatore crudele!, mica come l’illuminato sovrano africano Mugabe, che tanto
farebbe bene a Napoli) – per poi concludere con la perla delle perle: “Voglio
portare la Meloni in Africa per farle vedere cosa ha combinato il regime
Fascista”. Insomma: parlare con Saviano è come giocare a scacchi con un piccione. se gli fai scacco matto quello rovescia la tastiera e, tutto impettito e baldanzoso, ci caga pure sopra.
Ora, la Meloni è la fondatrice e milita in un partito,
Fratelli d’Italia, che assai lontanamente si richiama al Fascismo storico, per
collocarsi invece nella tradizionale destra italiana. Non si capisce proprio perché
la Meloni, che a quanto ci risulti mai ha fatto professione di Fascismo o mai ha
affermato di essere Fascista, dovrebbe chiedere scusa per qualcosa accaduta più
di un secolo prima che lei nascesse, causata da una ideologia alla quale lei
mai si è richiamata.
Siccome, però, noi si che ci sentiamo chiamati in
causa, andiamo sinteticamente a vedere cosa mai avrebbero combinato i
cattivissimi fascisti in Africa. Sinteticamente:
-
costruzione
di 754 scuole;
-
costruzione
di 44 ospedali;
-
costruzione
di 127 ambulatori;
-
costruzione
di 70 infermerie;
-
costruzione
di diverse migliaia di edifici a scopo civile e militare;
-
2930
km di rete ferroviaria, ancora oggi spina dorsale delle ferrovie libiche;
-
8000
km di strade, ancora oggi importanti elementi della viabilità in Libia;
-
265
ponti;
-
3007
ettari di terreno bonificati e posti in coltivazione;
-
costruzione
di 2088 case coloniali;
-
costruzione
e messa in opera di 1688 opere tecniche ed elettriche;
-
avvio
di 13650 aziende industriali e commerciali.
Basta poco per mettere a tacere questo saccente
arrogantello.
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