Non c’è nulla da fare: qualunque cosa che sappia anche
solo lontanamente di patriottico, di italiano, di nazionalistico, manda i
sinistri, e la loro costola criminosa pomposamente denominata ANPI,
completamente fuori di testa.
Succede che a Bologna, qualche giorno fa, in una festa
dedicata ai partigiani all’Istituto Superiore Aldini Valeriani (la politica a
scuola si può fare, purchè sia fatta da loro, ovviamente), l’ANPI, col plauso
di docenti e partecipanti vari, storpia volontariamente l’inno nazionale, che
da “Fratelli d’Italia” diventa “Fratelli IN Italia”.
Così esprimiamo il principio di integrazione, valore fondante
della nostra Repubblica. Così dicono loro.
Un po’, forse, bisogna capirli. Venduti all’invasore,
tramanti alle spalle contro i propri fratelli che invece mantenere fede al
giuramento preso nel supremo interesse della Patria, vigliacchi, collusi con
chi ha bombardato e umiliato la loro stessa gente: difficilmente esseri di
simile pasta, che a distanza di ottanta anni continuano a difendere le loro
azioni criminali cl plauso di questa repubblichetta nata dalla Resistenza e
dall’antifascismo, possono vedere di buon occhio uno che a ventuno anni, per la
Patria, ci lasciò le penne. Mica come loro, che si vendettero per qualche
dollaro.
Rancorosi, incarogniti, vili fino al disgusto. Oggi
come ieri, rimangono dei partigiani.
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