Ricordate quale è il dogma più contrabbandato dai sostenitori ad oltranza delle privatizzazioni? Il seguente: che la mano invisibile del mercato regola tutto da se, senza alcun intervento statale, e che i vantaggi sono immediati per i cittadini, che possono godere di prezzi sempre più agevolati a causa della eterna concorrenza tra più fornitori dello stesso servizio. È uno dei cardini fondamentali del sistema capitalistico.
Balle. La Corte dei Conti, nel suo ultimo rapporto di oltre trecento pagine che analizza quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi delle privatizzazioni in Italia, lo dice abbastanza chiaramente. Privatizzare il mercato assai raramente ha portato a dei vantaggi per i cittadini; spesso si è avuto un aumento del costo per l’utenza, senza che a questo seguisse un proporzionato miglioramento dei servizi. Nero su bianco: gran parte dell’entrata fiscale delle aziende private che forniscono servizi pubblici “è in larga parte dovuto più che a recuperi di efficienza sul lato dei costi all´aumento delle tariffe che, infatti, risultano notevolmente più elevate di quelle richieste agli utenti di altri paesi europei”.
Nel mirino della Corte dei Conti c’è Alitalia, Fincantieri, Tirrenia. Ma si può pensare benissimo anche ai servizi di telefonia/internet (impossibile avere anche solo lontanamente la disponibilità di banda che è di contratto), oppure alle autostrade, delle vere e proprie gruviere che costringono gli automobilisti ad improbabili slaloms tra le varie buche stradali.
Capito? Gli imprenditori italiani non imprendono, o imprendono con i soldi pubblici, privatizzando i guadagni e socializzando le perdite. Alla meglio sono prevalentemente degli “spremitori”, il loro modo di guadagnare è semplicissimo: aumentare costantemente le tariffe. Ma a fare gli imprenditori così siamo capaci tutti.
Balle. La Corte dei Conti, nel suo ultimo rapporto di oltre trecento pagine che analizza quali sono stati i vantaggi e gli svantaggi delle privatizzazioni in Italia, lo dice abbastanza chiaramente. Privatizzare il mercato assai raramente ha portato a dei vantaggi per i cittadini; spesso si è avuto un aumento del costo per l’utenza, senza che a questo seguisse un proporzionato miglioramento dei servizi. Nero su bianco: gran parte dell’entrata fiscale delle aziende private che forniscono servizi pubblici “è in larga parte dovuto più che a recuperi di efficienza sul lato dei costi all´aumento delle tariffe che, infatti, risultano notevolmente più elevate di quelle richieste agli utenti di altri paesi europei”.
Nel mirino della Corte dei Conti c’è Alitalia, Fincantieri, Tirrenia. Ma si può pensare benissimo anche ai servizi di telefonia/internet (impossibile avere anche solo lontanamente la disponibilità di banda che è di contratto), oppure alle autostrade, delle vere e proprie gruviere che costringono gli automobilisti ad improbabili slaloms tra le varie buche stradali.
Capito? Gli imprenditori italiani non imprendono, o imprendono con i soldi pubblici, privatizzando i guadagni e socializzando le perdite. Alla meglio sono prevalentemente degli “spremitori”, il loro modo di guadagnare è semplicissimo: aumentare costantemente le tariffe. Ma a fare gli imprenditori così siamo capaci tutti.
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