L’agenzia IRIB ha diffuso una notizia allo stesso tempo attendibile ed agghiacciante, che è stata ripresa con enfasi da diversi quotidiani stranieri ma che non ha avuto alcuna copertura mediatica sulla stampa nostrana.
All’ultima riunione del Comitato britannico di inchiesta sull’invasione dell’Iraq, l’ex premier Toni Blair, invitato a spiegare le motivazioni di quella guerra che ha profondamente destabilizzato la regione mediorientale e segnato una brusca battuta d’arresto nei rapporti tra musulmani ed occidente, ha espressamente parlato di riunioni segrete tra i più alti membri del governo britannico, gli stati maggiori dell’esercito e – udite udite – importanti esponenti dell’esercito israeliano che avrebbero fatto enormi pressioni per una guerra rapida contro l’Iraq di Saddam Hussein.
Notizia importante e fondamentale, che conferma ulteriormente, se mai ce ne fosse bisogno, l’opinione di coloro che pensano che l’invasione dell’Iraq sia stata fatta non solo per la necessità di rapinare un Paese delle sue risorse, in special modo quelle petrolifere; ma anche per eliminare dal Medio Oriente una Nazione, l’Iraq per l’appunto, che a lungo termine si sarebbe mostrata come un potenziale avversario di Israele nel controllo della regione. Non furono proprio i neocons americani ad affermare che l’avrebbero fatto regredire “all’età della pietra” a suon di bombardamenti?
Insomma: la guerra dell’Iraq non è stata una guerra per il petrolio. Non solo. È stata anche una guerra dove, all’insaputa del popolo inglese e dei suoi rappresentanti politici, importanti generali israeliani hanno partecipato in segreto a delle riunioni nelle quali il loro contributo è stato fondamentale per decidere di invadere quel Paese, con le conseguenze che tutti possono vedere. Tutto questo per togliere di mezzo un avversario, come l’Iraq, che pur piegato da anni ed anni di embargo – che hanno portato, tra le altre cose, alla morte di più di mezzo milione di bambini – stava procedendo ad un ammodernamento delle proprie infrastrutture.
Ma ciò smentisce anche un’altra teoria: quella di Israele come quinta colonna dell’occidente in Medio Oriente. Fino a prova contraria è stata l’Inghilterra a comportarsi come una colonia dei sionisti.
E Blair ce lo dice chiaro e tondo, senza fronzoli, sapendo di poter contare sull’impunità e sulla connivenza del sistema politico e mass mediatico europeo. Evidentemente, sa che non è ai cittadini che deve rendere conto.
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