venerdì 5 maggio 2017

Legittima difesa: la solita porcata all'italiana



Devo essere sincero: quando, prevalentemente su Facebook, i miei contatti commentavano la nuova legge sulla legittima difesa, ho pensato che ci fosse un errore o, alla meglio, che si stesse facendo solo un po’ di sana goliardia. Mi sembrava impossibile che in una Nazione civile potesse essere introdotta una norma relativa alla legittima difesa che ti permette di sparare al ladro, ma solo di notte. “E’ una cosa troppo imbecille”, dicevo tra me e me, “e anche se in quanto a imbecillità non siamo secondi a nessuno, siamo pur sempre la Patria di Roma e del diritto civile”. Insomma: pensavo che fosse un errore. Poi, pian piano, leggo che Salvini viene addirittura cacciato dal Senato per aver urlato ripetutamente “Vergogna!” ai parlamentari che hanno votato la legge. Leggo e, incredibilmente, è vero.

La legge sulla legittima difesa, diciamolo chiaramente, è un obbrobrio giuridico. E non bisogna aver fatto Giurisprudenza o essere un avvocato o un maestro del Diritto, per affermare una cosa del genere, ma solo aver letto qualche libro.

Un pasticcio, una aberrazione giuridica, una vera e propria trappola per chi si difende, un contentino dato al popolino che chiede incessantemente più sicurezza. La legge sulla legittima difesa è questo, e molto altro. 

Una manovra politica da parte del PD, innanzitutto. Si è voluta mettere a tacere quella parte dell’opinione pubblica, specialmente quella non legata a sinistra, che chiedeva (e da ora in poi, presumiamo, continuerà a farlo con rinnovato vigore) maggiori garanzie per chi si difende sacrosantamente dai ladri, anche con qualche sacrosanta fucilata. 

Cosa che, con la nuova legge, sostanzialmente non è avvenuta. Resta tutta da dimostrare a carico del padrone di casa (o di chi si difende da un’aggressione in auto o in ufficio) la legittimità della reazione, che sarà poi valutata dal giudice con grande discrezionalità. Niente di diverso da quello che è sempre accaduto: se non hai una pistola alla tempia, col rapinatore che sta premendo il grilletto, non puoi fare fuoco. E anche lì devi dimostrare che il rapinatore ti aveva puntato la pistola alla tempia e stava per fare fuoco. Insomma: non è cambiato sostanzialmente nulla. Sentiremo ancora parlare di situazioni simili a quel processo in cui il giudice, qualche tempo fa, condannò un padrone di casa reo di aver sparato un bandito al fianco. Se lo hai sparato al fianco, è stata la spiegazione del giudice, vuol dire che stava scappando oppure era girato, e quindi, per la tua incolumità, non costituiva un pericolo immediato. Detto in altre parole: deve esserci una proporzione evidente e dimostrabile (a carico di chi si difende) tra l’offesa e la reazione.

Ancora: viene introdotta una disparità di trattamento tra la notte e il giorno. Di giorno, teoricamente, dovrebbe valere la vecchia legge, quella in base alla quale il povero Cristo deve farsi rapinare, perché se osasse reagire dovrebbe risarcire il ladro (Ermes Mattielli, che poi è morto di crepacuore, è un esempio). Siamo alla legittima difesa per fasce orarie. Il livello, in Italia, è questo. Introdurre una discriminazione legislativa tra il giorno e la notte mediante un concetto, la “notte”, appunto, che non è tecnico. Come si fa a qualificare se è notte oppure giorno? E se siamo all’imbrunire? E se c’è appena stato il passaggio all’ora legale?

Molto meglio sarebbe stato introdurre un principio giuridico chiaro ed univoco: chi commette una violazione di domicilio va automaticamente “contra legem”. È pertanto piena discrezionalità del proprietario di casa decidere come meglio agire per tutelare i suoi familiari e le sue cose. Inclusa qualche sacrosanta fucilata.

Tutto troppo semplice, per i soloni del politicamente corretto e per i benpensanti di turno. Alla testa dei quali si pone, come al solito, Roberto Saviano, ormai idolo assoluto dei centri sociali e di teppaglia simile. Di uno che pontifica su come debba difendersi un povero cristo che si trova i ladri in casa, dall’alto del suo attico a New York e con la scorta che gli guarda le spalle, non vale la pena parlare. Saviano descrive alla perfezione il tipico radical chic di sinistra che, quando il deretano non è il suo, pontifica di civiltà e di senso dello Stato, e se non fai come dice lui, allora significa automaticamente che sta tornando il Fascismo (questa parola mistica della quale anche il Roberto nazionale si riempie la bocca e di cui sa, evidentmente, ben poco). Quello stesso senso dello Stato che i suoi amichetti dei centri sociali smarriscono ogni volta che manifestano, con vetrine distrutte, guerriglia urbana e cariche contro la Polizia assortite.

Che questa legge sia una porcata, del resto, se n’è accorto anche il PD (ed è tutto dire!) che medita già di modificarla al Senato.

In che mani siamo…

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