domenica 27 dicembre 2009

Uno storico espone nei dettagli il piano biennale staliniano di mobilitazione per la conquista dell'Europa

Altro materiale utile per i tanti coglioni che ancora si ostinano a parlare di “aggressioni naziste”…

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

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Fonte: Insitute of Historical Review (USA)

Traduzione a cura di: Gian Franco SPOTTI

NOTA: Il Giorno “M” è un libro scritto da Vladimir B. Rezun (alias Viktor Suvorov), tradotto dal russo in tedesco da Hans Jaeger, Stoccarda. Ed. Klett-Cotta, 1995, 356 pagine, corredato di foto, riferimento delle fonti, bibliografia, indice.

Di Daniel W. Michaels (laureato alla Columbia University ed ora in pensione dopo 40 anni di servizio presso il Dipartimento Americano della Difesa)

Quando Hitler lanciò “Operazione Barbarossa“ contro l’Unione Sovietica il 22 Giugno 1941, i dirigenti tedeschi giustificarono l’attacco definendolo preventivo al fine di contrastare un imminente invasione della Germania e del resto dell’Europa da parte dei sovietici.

Dopo la guerra i responsabili politici e militari più importanti, ancora in vita, furono condannati a morte a Norimberga con l’accusa di avere, tra le altre cose, progettato e condotto una “guerra aggressiva” contro l’Unione Sovietica.

Il Tribunale di Norimberga rifiutò di accettare le tesi della difesa che definiva “Barbarossa” un attacco preventivo.

Nei decenni successivi, storici, uomini di governo e opere scritte sull’argomento negli Stati Uniti, in Europa e in URSS, hanno mantenuto la versione che fu Hitler a venire a meno agli accordi con i sovietici lanciando il suo attacco traditore a sorpresa, motivato dalla bramosia per le risorse naturali russe e ucraine, dalla ricerca dello “spazio vitale” e da quel pazzesco piano che mirava alla “conquista del mondo”.

In questo studio dettagliato, ben argomentato e documentato, uno specialista russo ha presentato abbondanti prove che, in sostanza, confermano la tesi tedesca.

Basato innanzitutto su una scrupolosa analisi della relativa letteratura politica e militare, nonché sulle memorie di membri di spicco dell’elite di partito e militare sovietica, l’analista militare Suvorov ha presentato una notevole opera revisionista che obbliga ad una rivalutazione radicale della concezione a lungo accettata della storia della Seconda Guerra Mondiale.

L’autore, il cui vero nome è Vladimir Bogdanovich Rezun, fu addestrato come ufficiale dell’esercito sovietico a Kalinin e a Kiev. Più tardi, dopo l’espletamento di servizi nel personale da ufficio e dopo aver completato gli studi all’Accademia Diplomatica Militare nel 1974, prestò servizio come ufficiale del controspionaggio militare sovietico (GRU), lavorando per quattro anni a Ginevra sotto copertura diplomatica. Disertò nel 1978 e gli fu concesso asilo politico in Gran Bretagna.

Il suo primo libro sull’argomento, IL ROMPIGHIACCIO, fu inizialmente pubblicato in lingua russa (in Francia) nel 1988, poi seguirono edizioni in altre lingue, incluso l’inglese.

Fece scalpore negli ambienti del controspionaggio e militari, specialmente in Europa, perché documenta attentamente la natura offensiva del massiccio ammassamento militare sovietico alla frontiera tedesca nel 1941.

Nel libro “Il Giorno M“ Suvorov aggiunge sostanzialmente prove e argomenti presentati ne “Il Rompighiaccio“.

Sviluppando l’argomento, Suvorov evidenzia l’importanza centrale riguardante il piano di Stalin dello stratega militare Boris Shaposhnikov, Maresciallo e Capo di Stato Maggiore. La sua opera più importante, MOZG ARMII (Il Cervello dell’Esercito), fu per decenni una lettura obbligatoria per ogni ufficiale sovietico.

Stalin non solo rispettava l’acume militare di Shaposhnikov ma, insolitamente, gli era simpatico.

Fu il solo uomo al quale Stalin si indirizzava pubblicamente usando il suo nome patronimico (Boris Mikhailovich), in Russia una personale forma di riferimento, meno che formale ma sicuramente rispettosa. Stalin chiamava chiunque altro col suo cognome preceduto dalla parola “compagno” (esempio: Compagno Zhdanov). L’ammirazione di Stalin derivava dal fatto che sul suo tavolo teneva sempre una copia del libro di Shaposhnikov (Mozg Armii).

Il piano di mobilitazione di Shaposhnikov, fedelmente perfezionato da Stalin, evidenziava un chiaro e logico programma di due anni (Agosto 1939 – Estate 1941) che sarebbe inesorabilmente e volutamente culminato in una guerra.

Secondo Suvorov, Stalin annunciò la sua decisione di perfezionare questo piano ad una riunione del Politburo il 19 Agosto 1939, quattro giorni prima della firma del patto di non aggressione germano-sovietico, (fu a questa riunione del Politburo, dopo che Stalin ebbe concluso le sue draconiane purghe di militari e politici “inaffidabili”, che il leader sovietico ordinò al Generale Georgi Zhukov di attaccare e sconfiggere, col sistema classico della guerra lampo, la Sesta Armata giapponese a Khalkhin-Gol in Mongolia).

Tredici giorni dopo il discorso di Stalin, le truppe tedesche lanciano l’attacco alla Polonia e, due giorni dopo il 3 Settembre 1939, la Gran Bretagna e la Francia dichiarano guerra alla Germania.

Una volta che Stalin decise di imbarcarsi nel processo di mobilitazione, il regime riconvertì l’economia della nazione, indirizzando le enormi risorse fisiche e umane dell’Unione Sovietica verso un’economia di guerra. Per sua natura, questo radicale cambiamento poteva portare solo ad una logica conclusione: la guerra.

In parole povere, la decisione di Stalin del 1939 di mobilitare le truppe, stava a significare inevitabilmente la guerra.

RIARMO MASSICCIO

Nel 1938, 1.513.400 uomini prestavano servizio nell’Armata Rossa. Ciò significava circa l’1% della popolazione sovietica, che è generalmente considerata la normale percentuale massima, economicamente sostenibile, di uomini sotto le armi, rispetto alla popolazione.

Come parte del loro programma di mobilitazione di due anni, Stalin e Shaposhnikov arrivarono a più che raddoppiare il numero di uomini sotto le armi, arrivando a oltre cinque milioni.

Durante questo periodo, Agosto 1939 – Giugno 1941, Stalin mise in campo 125 nuove divisioni di fanteria, 30 nuove divisioni motorizzate, 61 nuove divisioni corazzate e 79 nuove divisioni aeree, un totale di 295 divisioni organizzate in 16 armate. Il piano Stalin-Shaposhnikov prevedeva anche una mobilitazione di ulteriori sei milioni di uomini nell’estate del 1941 da distribuirsi in ulteriori divisioni di fanteria, motorizzate, corazzate e aeree.

Fra il Luglio del 1939 e il Giugno del 1941, Stalin aumentò il numero delle divisioni corazzate sovietiche da zero a 61, con altre dozzine in allestimento. Per il mese di Giugno 1941 la “neutrale” Unione Sovietica aveva allestito più divisioni corazzate di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme, una possente forza che poteva effettivamente essere impiegata solamente in operazioni offensive.

Nel Giugno del 1941 Hitler gettò all’attacco dieci divisioni meccanizzate, delle quali, ognuna, aveva più di 340 carri medi e leggeri. Sull’altro versante, Stalin aveva 29 divisioni meccanizzate, ognuna con 1031 carri leggeri, medi e pesanti. Mentre è vero che non tutte le divisioni sovietiche erano a pieno regime, va fatto notare che una singola divisione meccanizzata sovietica era militarmente più forte di due divisioni tedesche messe insieme.

Quando Hitler attaccò la Polonia il 1° Settembre 1939, la Germania aveva un totale di sei divisioni corazzate.

Se questa forza tutto sommato leggera può considerarsi una prova determinante della volontà di conquista del mondo (o almeno dell’Europa) da parte di Hitler, che cosa possiamo dedurre, chiede Suvorov, dal riarmo di Stalin che portò alla creazione di 61 divisioni corazzate fra la fine del 1939 e la metà del 1941, con altre dozzine in allestimento?

Alla metà del 1941, l’Armata Rossa era la sola forza militare al mondo dotata di carri anfibi.

Stalin, di questi mezzi bellici offensivi, ne aveva ben 4.000. La Germania nessuno.

Nel Giugno del 1941 i sovietici avevano aumentato il numero delle loro divisioni paracadutiste da zero a cinque ed il numero dei loro reggimenti da artiglieria campale da 144 a 341, in ogni singolo caso molto di più di tutti gli eserciti del mondo messi assieme.

Allo scoppio della guerra nel Settembre del 1939, la Germania aveva una flotta di 57 sottomarini, anche questo un fatto che viene spesso citato come prova delle intenzioni aggressive di Hitler.

Nel contempo però, afferma Suvorov, l’Unione Sovietica ne possedeva più di 165.

Questi sottomarini non erano dei mezzi mediocri, ma di buona qualità. Nel Giugno 1941 la marina sovietica aveva più di 218 sottomarini in servizio e altri 91 in costruzione. Stalin comandava la flotta sottomarina più grande al mondo, una forza creata per una guerra aggressiva.

UNA GUERRA “MONDIALE” ?

Come fa notare Suvorov, all’epoca dell’attacco di Hitler del 1939 contro la Polonia, nessuno in Germania o nell’Europa Occidentale considerava questo come lo scoppio di una “guerra mondiale”.

Perfino la dichiarazione di guerra contro la Germania da parte dell’Inghilterra e della Francia due giorni dopo, il 3 Settembre 1939, non portava alla considerazione di una “guerra mondiale”.

Fu solo molto più tardi, guardando a ritroso, che la campagna tedesco-polacca venne considerata l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Solo a Mosca, scrive Suvorov, fu ben chiaro fin dall’inizio che era scoppiata una guerra mondiale.

Riprendendo le conclusioni di storici del calibro di A.J.P. Taylor e David Hoggan, Suvorov precisa che Hitler non volle e non pianificò un conflitto su scala europea nel 1939.

Furono le dichiarazioni di guerra britanniche e francesi contro la Germania che trasformarono un conflitto locale fra Germania e Polonia in un conflitto esteso all’Europa.

Inoltre Hitler non autorizzò la conversione dell’economia della sua nazione in una economia di guerra. Il capo del GRU sovietico Ivan Proskurov informò dettagliatamente Stalin che l’industria tedesca non era improntata ad una guerra su ampia scala. In effetti la Germania non trasformò la sua industria a vocazione bellica fino al 1942, due anni dopo l’Unione Sovietica. Ma mentre la produzione di armi e mezzi militari sovietici raggiunse il suo picco nell’estate del 1941, la Germania ci arrivò soltanto nel 1944, tre anni più tardi. Troppo.

PIANO D’ATTACCO

Suvorov presenta un enorme quantità di prove a dimostrazione che Stalin stava preparando una massiccio attacco a sorpresa contro la Germania da lanciarsi nell’estate del 1941 (Suvorov ritiene che l’attacco fosse previsto per il 6 Luglio 1941). A preparazione di ciò, i sovietici avevano dispiegato enormi forze proprio sulla frontiera tedesca, incluso paracadutisti, campi di volo, una vasta serie di armamenti, munizioni, carburante e altri rifornimenti.

Nell’Aprile del 1941 l’Armata Rossa ordinò un massiccio spiegamento di pezzi d’artiglieria e di munizioni alla frontiera, il tutto ammassato all’aperto. Solo questo prova, scrive Suvorov, prova l’intenzione di Stalin di attaccare perché questo armamento andava usato prima dell’autunno quando le piogge annuali sarebbero cominciate.

Ammassare le munizioni all’aperto nel 1941 significava che un attacco si sarebbe dovuto avverare nello stesso anno. “una diversa interpretazione di questo fatto non sarebbe plausibile “, scrive. Suvorov riassume:

Studiando la documentazione d’archivio e le pubblicazioni ufficialmente disponibili, arrivai alla conclusione che il trasporto (nel 1941) verso la frontiera di milioni di stivali, munizioni, pezzi di ricambio e lo spiegamento di milioni di soldati, migliaia di carri armati e di aerei, non poteva essere una svista o un errore di calcolo, ma piuttosto doveva essere il risultato di una politica ben meditata. Tutto questo aveva come scopo di preparare l’industria, il sistema dei trasporti, l’agricoltura, il territorio dello stato, la popolazione sovietica e l’Armata Rossa ad intraprendere la guerra di “liberazione” nell’Europa centrale e occidentale. In poche parole questo modo di procedere viene chiamato mobilitazione. Fu una mobilitazione segreta. La dirigenza sovietica preparava l’Armata Rossa e l’intero paese per la conquista della Germania e dell’Europa occidentale. La conquista dell’Europa occidentale fu la ragione principale per la quale l’Unione Sovietica scatenò la Seconda Guerra Mondiale. La decisione finale di iniziare la guerra fu presa da Stalin il 19 Agosto 1939“

Il piano sovietico, spiega Suvorov, prevedeva un attacco su due fronti importanti: il primo, ovest e nord-ovest, esattamente verso la Germania, ed un secondo, anch’esso potente, verso sud-ovest in Romania per impossessarsi velocemente dei pozzi di petrolio.

L’invasione si sarebbe composta di tre fasi strategiche principali. La prima fase consisteva di 16 armate d’invasione e diverse dozzine di corpi e divisioni per incursioni ausiliarie composte da professionisti dell’Armata Rossa addestrati ad irrompere nelle linee tedesche.

La seconda fase strategica, costituita da sette armate di truppe di inferiore addestramento (inclusi molti prigionieri dei gulag), avrebbe assicurato e allargato gli sfondamenti della prima fase.

La terza fase, costituita da tre armate principalmente composte da truppe dell’NKVD, avrebbe garantito l’occupazione sovietica. Essa avrebbe colpito qualsiasi potenziale resistenza, circondando e uccidendo l’elite militare, politica e sociale tedesca come era già stato ampiamente messo in atto negli stati Baltici e nella Polonia orientale (vedi massacro di Katyn).

Come principale aereo da attacco Stalin scelse il modello “Ivanov” (uno dei sopranomi di Stalin), più tardi denominato Su-2, un bombardiere da attacco molto efficiente che fu prodotto e utilizzato in grande quantità. Stalin ordinò la costruzione di oltre 100.000 Su-2 e l’addestramento di 150.000 piloti. Dal peso di 4 tonnellate, l’Su2 aveva una velocità massima di 486 Km/h, un raggio d’azione di 1200 Km. ed una capacità di carico di 400-600 Kg. di bombe.

Simile ma superiore al bombardiere da picchiata tedesco JU-87 “Stuka”, assomigliava molto al giapponese Nakajima B-5N2 che fu il principale aereo da guerra usato nell’attacco a Pearl Harbor.

LA SOTTOVALUTAZIONE DI HITLER

Per decenni gli storici di regime hanno mantenuto la versione che Stalin si fidava di Hitler.

Quest’immagine di uno Stalin fiducioso e di un Hitler traditore viene largamente e ufficialmente accettata negli Stati Uniti e in gran parte dell’Europa.

Suvorov sfida questa versione e, anzi, afferma che fu Hitler a sottovalutare fatalmente l’astuzia di Stalin durante almeno 15 mesi, finché fu troppo tardi.

Mentre Hitler riuscì a sventare il grande piano di invasione di Stalin, il leader tedesco sottovalutò drammaticamente la magnitudo e l’aggressività della minaccia sovietica.

Suvorov scrive: “Hitler comprese che Stalin stava preparando un invasione ma non riuscì a stimare l’entità dei preparativi di Stalin. A Hitler non era chiaro quanto grande e quanto vicino fosse il pericolo “.

Gli storici, puntualizza Suvorov, non spiegano in modo adeguato perché Hitler decise di attaccare l’Unione Sovietica in un momento in cui la Gran Bretagna non era ancora soggiogata, impegnando quindi la Germania in una pericolosa guerra su due fronti.

Spesso danno come spiegazione la bramosia di Hitler per il cosiddetto LEBENSRAUM (spazio vitale). Addirittura, l’autore russo scrive: Stalin non diede altra alternativa a Hitler. La mobilitazione segreta sovietica era di così enormi dimensioni che sarebbe stato difficile ignorarla. Essa si estese ad un punto tale che non sarebbe stato più possibile mascherarla. Per Hitler l’unica possibilità rimastagli era un attacco preventivo. Hitler batté Stalin in due settimane”.

Stalin non aveva bisogno che di avvisare dell’attacco Churchill, Roosevelt o la spia sovietica Richard Sorge. Egli aveva già predisposto i suoi preparativi per sistemare la Germania. Ma avendo preparato le sue forze per una guerra offensiva, Stalin non fece niente per un’eventuale azione difensiva.

I tedeschi, scrive Suvorov, ebbero il temporaneo vantaggio della sorpresa perché furono in grado di posizionare e lanciare le loro forze d’attacco due settimane prima del previsto sfondamento dell’Armata Rossa, cogliendoli così completamente impreparati. La sorpresa fu più che grande perché Stalin non credeva che i tedeschi avrebbero aperto un secondo fronte a Est mentre si trovavano ancora impegnati contro gli inglesi. Ciò che contribuì anche allo spettacolare ed iniziale successo germanico fu il coraggio e la professionalità del soldato tedesco.

Suvorov scrive:

La sconfitta sovietica all’inizio della guerra (Giugno-Settembre 1941) era dovuta al fatto che la Wehrmacht tedesca lanciò il suo attacco a sorpresa proprio nel momento in cui l’artiglieria sovietica stava per essere spostata sul confine. L’artiglieria non era preparata ad affrontare una guerra difensiva e alla data del 22 Giugno essa non era ancora in grado di andare all’offensiva “.

Siccome la Germania mancava delle risorse naturali per sostenere una guerra di lunga durata, Hitler poteva avere la meglio solo se fosse riuscito a soggiogare la Russia completamente nel giro di quattro mesi, cioè, prima dell’arrivo dell’inverno.

In questo egli sbagliò. Durante l’estate e l’autunno del 1941 Hitler spaccò ma non distrusse la macchina militare sovietica. Fra l’altro, i tedeschi riuscirono ad ottenere uno stupefacente iniziale successo utilizzando i magazzini di rifornimento sovietici, catturati durante quei primi mesi.

Nell’Operazione Barbarossa, Hitler impiegò 17 divisioni corazzate contro i tedeschi. Dopo tre mesi di combattimenti, di questi carri armati ne rimase solo un quarto, mentre le fabbriche di Stalin non solo producevano molti più carri ma anche di migliore qualità.

Durante i primi quattro mesi dell’Operazione Barbarossa, le forze dell’Asse distrussero forse il 75% della capacità bellica di Stalin, eliminando così l’immediata minaccia all’Europa. Tra il Luglio e il Novembre del 1941, le forze tedesche catturarono o misero fuori uso 303 stabilimenti di munizioni, granate, polvere da sparo che producevano annualmente l’85% dell’intera produzione sovietica di munizionamenti.

Ma, come Suvorov fa notare, questo non bastò: “L’attacco di Hitler non poteva più salvare la Germania. Stalin non solo aveva più carri armati, pezzi d’artiglieria e aerei, più soldati e ufficiali, ma egli aveva già convertito le sue fabbriche in industrie belliche e poteva produrre armamenti nelle quantità che desiderava “.

Il 29 Novembre 1941 il Ministro degli armamenti del Reich Fritz Todt informò Hitler che da un punto di vista dell’economia di guerra e degli armamenti, la Germania aveva già perso la guerra.

Stalin riuscì a farcela perché il residuo 25% della gigantesca economia di guerra sovietica, incluso il 15% della sua produzione di munizioni, per lo più situato ad est del Volga, negli Urali ed in Siberia, rimase intatto. Così, avendo in mano solo una frazione della sua iniziale superpotenza, Stalin fu ancora in grado di vincere le decisive battaglie di Stalingrado, Kursk e Berlino e sconfiggere le potenti forze tedesche (e gli alleati dell’Asse). Ciò che ha contribuito sostanzialmente alla vittoria sovietica fu l’entrata in guerra degli Stati Uniti, il decisivo appoggio americano e, ovviamente, la leggendaria e stoica durezza del soldato russo.

Sebbene Hitler sparò il primo colpo, alla fine della guerra Stalin controllava Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia e Germania Orientale.

Evidenziando il fatto che Hitler rinviò ripetutamente la data d’inizio dell’Operazione Barbarossa, Suvorov sostiene:

Supponiamo che Hitler avesse rinviato ulteriormente l’attacco contro Stalin e Stalin avesse iniziato le ostilità il 6 Luglio 1941. Proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se Hitler avesse dilazionato il suo attacco diventando così vittima egli stesso del devastante attacco preparato da Stalin. In tal caso Stalin non avrebbe avuto appena il 15% della capacità produttiva dell’industria del munizionamento, ma bensì il 100%. In questo caso, come si sarebbe conclusa la Seconda Guerra Mondiale?

In questa situazione non è irragionevole supporre che per Novembre-Dicembre 1941 le forze sovietiche avrebbero raggiunto l’Atlantico, facendo sventolare la bandiera rossa su Berlino, Parigi, Amsterdam, Roma e Stoccolma.

RINVENUTO IL TESTO DI UN DISCORSO

Dalla pubblicazione del libro “Il Giorno M“, gli studiosi russi hanno ricercato ulteriori prove dagli ex archivi sovietici che confermino le tesi di Suvorov ed obblighi ad una radicale riscrittura della storia della Seconda Guerra Mondiale.

Mentre è probabile che molti documenti siano stati rimossi o distrutti, sono state ritrovate alcune carte rivelatrici. Uno dei più importanti documenti, nascosto per lungo tempo, è il testo completo del discorso segreto di Stalin del 19 Agosto 1939. Per decenni i principali esponenti sovietici negarono che Stalin avesse rilasciato queste dichiarazioni, insistendo addirittura che in quella data non si tenne alcuna riunione del Politburo. Altri hanno affermato che il discorso era una falsificazione.

La storica russa T.S. Bushuyeva trovò una versione del testo fra i documenti segreti degli Archivi Speciali dell’URSS e la pubblicò insieme ad un commento, sull’importante giornale russo Novy Mir (N° 12, 1994). Lo scrittore tedesco Wolfgang Strass parla di questo, e di altre recenti scoperte da parte di storici russi, nell’edizione dell’Aprile 1996 del mensile tedesco Nation und Europa.

In base alle conoscenze di questo critico, nessun storico americano ha mai divulgato pubblicamente il testo del discorso.

Va tenuto in considerazione che il discorso fu rilasciato proprio mentre i dirigenti sovietici stavano negoziando con i rappresentanti francesi e britannici circa una possibile alleanza militare con la Gran Bretagna e la Francia, e mentre i dirigenti sovietici e tedeschi stavano discutendo di un possibile patto di non aggressione fra i loro paesi. Quattro giorni dopo questo discorso, il ministro degli esteri tedesco Von Ribbentrop si incontrò con Stalin al Cremino per firmare il patto di non aggressione russo-tedesco.

In quel discorso Stalin dichiarava:

La questione della guerra o della pace per noi è entrata in una fase critica. Se concludiamo un patto di mutua assistenza con Francia e Gran Bretagna, la Germania si ritirerà dalla Polonia e cercherà un modus vivendi con le potenze occidentali. La guerra verrebbe evitata ma su questa strada le cose potrebbero diventare pericolose per l’URSS. Se accettiamo la proposta tedesca e concludiamo un patto di non aggressione fra di noi, la Germania invaderà la Polonia e l’intervento armato della Francia e dell’Inghilterra sarà inevitabile. L’Europa occidentale sarebbe soggetta a seri sconvolgimenti e disordini. A queste condizioni sarebbe per noi una grande opportunità restarcene fuori dal conflitto e potremmo programmare il momento opportuno per entrarvici. L’esperienza degli ultimi 20 anni ha dimostrato che in tempo di pace il movimento comunista non è sufficientemente forte da prendere il potere. La dittatura di questo partito potrà diventare possibile solo come risultato di un conflitto esteso. La nostra scelta è chiara. Dobbiamo accettare la proposta tedesca e mandare a casa cortesemente la delegazione francese e inglese. Il nostro immediato vantaggio sarà quello di prenderci la Polonia fino alle porte di Varsavia, nonché la Galizia ucraina….

Riassumendo, Wolfgang Strass fa rilevare che Stalin si impegnava per arrivare ad una guerra su scala europea, una guerra di sfinimento che avrebbe abbattuto gli stati ed il sistema europeo. Dopodiché sarebbe entrato nel conflitto sulle rovine dell’Europa “capitalista” per imporre la sovietizzazione con la forza militare. (la parola “sovietizzazione”, che in russo si dice “Sovietizatsia”, emerge ripetutamente nel suo discorso)

Mentre niente di questo discorso confermi ulteriormente le intenzioni aggressive di Stalin, la prudente Bushuyeva cita Clausewitz circa le guerre che tendono ad assumere le loro direzioni e dimensioni indipendentemente da ciò che una parte o l’altra possa aver programmato o detto.

STORIA DOLOROSA

Nel suo articolo su Novy Mir la Bushuyeva scrive del dolore che i russi dovranno ora patire apprendendo che gran parte di ciò che per decenni cedettero fosse la “ Grande Guerra Patriotica” è falso. Essa fa notare che i giovani nati dal 1922 al 1925, che furono mandati in guerra da Stalin, solo il 3% sopravvisse al conflitto. Scrive la Busheyava: “La gravità della tragedia che investì il nostro esercito di cinque milioni di uomini nel Giugno del 1941 deve essere investigata a fondo. Il male che i dirigenti sovietici avevano programmato su altri, improvvisamente, per via di un destino imperscrutabile, ha colpito il nostro proprio paese “.

Sarebbe facile, continua la Bushuyeva, maledire coloro che “riscrivono” la storia e continuare a credere ai miti ed ai simboli che richiamano al nostro orgoglio nazionale, al patriottismo del popolo russo. “Sì, si potrebbe continuare come prima“, scrive la storica, “se non fosse per una circostanza particolare. L’uomo è fatto in modo che la verità, per quanto dolorosa, alla fine è più importante della falsa gioia di vivere nella menzogna e nell’ignoranza “.

Suvorov afferma altresì che molti russi lo disprezzano per le sue rivelazioni. Egli scrive:

Ho sfidato la sola cosa sacra alla quale il popolo russo è ancora attaccato: il loro ricordo della “Grande Guerra Patriotica”. Ho sacrificato ogni cosa a me cara per scrivere questi libri. Sarebbe stato intollerabile morire senza aver rivelato al mio popolo ciò che avevo scoperto. Disprezzate i libri! Disprezzate me! Ma cercate almeno di capire”.

ULTERIORE CONFERMA

In seguito alla pubblicazione del discorso di Stalin su Novy Mir, gli storici della Novosibirsk University intrapresero un importante studio revisionistico sulla situazione dell’immediato periodo pre-bellico. I risultati di queste ricerche furono pubblicate nell’Aprile del 1995. La storica russa I. V. Pavlova affermò senza mezzi termini, in un suo intervento al seminario di ricerca, che gli storici del Partito Comunista per molti anni fecero di tutto per occultare sotto una montagna di menzogne i retroscena, le origini e lo sviluppo della Seconda Guerra Mondiale, incluso il discorso di Stalin dell’Agosto 1939.

Un altro studioso che partecipava, V. L. Doroshenko, disse che nuove prove evidenziano che “Stalin provocò e scatenò la Seconda Guerra Mondiale “.

Affermando che Stalin ed il suo regime avrebbero dovuto essere processati a Norimberga, Doroshenko spiega:

Non tanto perché Stalin aiutò Hitler ma perché era nell’interesse di Stalin che la guerra iniziasse. Primo per via del suo obiettivo generale di conquistare il potere in Europa e, secondo, per via dell’immediato vantaggio acquisito distruggendo la Polonia e impossessandosi della Galizia. Ma il motivo più importante per Stalin era la guerra stessa. Il collasso dell’ordine europeo gli avrebbe reso possibile instaurare la sua dittatura su tutta l’Europa. Per questo, Stalin volle momentaneamente starsene fuori dalla guerra, con l’intenzione di entrarvi solo al momento opportuno. In altre parole, il patto di non aggressione liberò le mani a Hitler ed incoraggiò la Germania a scatenare una guerra in Polonia. Come Stalin firmò il patto, era già determinato a infrangerlo. Fin dall’inizio, quindi, egli non intendeva affatto evitare il conflitto ma, al contrario, tuffarvisi nel momento più adatto”.

IMPORTANTE PASSO AVANTI REVISIONISTA

Fa meravigliare il coraggio mostrato da questi storici russi nella loro determinazione nel venire a patti con questo capitolo di storia carico di emozioni. Essi dimostrano un maggiore franchezza e apertura mentale nel confrontarsi con i tabù della storia del XX secolo, di quanto faccia la loro controparte in Europa occidentale e negli Stati Uniti.

Ci sono però delle eccezioni. Negli anni recenti, alcuni storici occidentali avevano esposto questa visione drasticamente revisionista della storia della Seconda Guerra Mondiale. Fra questi lo storico tedesco Max Kluever nel suo libro del 1986 “1941–PRAEVENTIVSCHLAG (1941 – Attacco Preventivo)” e lo studioso austriaco Ernst Topitsch in “ STALINS KRIEG“ (La Guerra di Stalin), pubblicato in inglese nel 1987 dalla St. Martin’s Press col titolo di “STALIN’S WAR “.

Lo storico americano R.H.S. Stolfi riporta le opinioni di Suvorov nel suo libro del 1991 “HITLER’S PANZERS EAST: WORLD WAR II REINTERPRETED “ (I Panzer di Hitler a Est: la Seconda Guerra Mondiale Reinterpretata – Recensione nel Journal of Historical Review del Novembre-Dicembre 1995), e lo storico tedesco Dr. Joachim Hoffmann apportò nuove considerazioni al tema grazie al suo impressionante studio del 1995 nel libro “STALINS VERNICHTUNGSKRIEG 1941-1945“ (La Guerra di Sterminio di Stalin 1941-1945).

Secondo Wolfgang Strass, le nuove rivelazioni circa il discorso di Stalin per lungo tempo tenuto nascosto e la reazione all’argomento da parte di storici russi più giovani, costituiscono una vittoria per il revisionismo europeo e rappresentano un importante passo vanti nella ricerca storica.

Intanto, Suvorov e altri storici continuano a ricercare prove storiche. Oltre al lavoro di ricerca d’archivio, Suvorov afferma che, in supporto al libro “Il Rompighiaccio” e “Il Giorno M”, veterani sovietici e tedeschi della Seconda Guerra Mondiale gli hanno scritto per portare ulteriori prove a conforto delle sue tesi. Egli sostiene il suo caso in un terzo libro “THE LAST REPUBLIC” (L’Ultima Repubblica), recentemente pubblicato in russo, nonché in un quarto volume sullo stesso tema ma non ancora pubblicato.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ottimo intervento, un altro elemento storico-revisionista che va ad arricchire il bagaglio di conoscenze storico-culturali...mi impegnerò nella mia veste di appassionato di revisionismo a diffondere questo documento appena letto. Avanti sempre con forza e determinazione con la nostra battaglia di idee nello scenario profoondo di incultura che caratterizza questo martoriato Paese...
In alto i cuori!!!!
Emil

Andrea Chessa ha detto...

Come sempre facciamo ciò che possiamo.

Un saluto

Anonimo ha detto...

Immagina c'e' una sola verita' storica riconosciuta,fuori dal coro non sei nessuno.Ora siccome nessuno deve temere gli antichi romani salta fuori che le storie furono scritte dopo 200 anni ehi dico 200 anni mica 50,adesso c'e'un modo di memorizzare le informazioni ma allora da dove le tiravano fuori queste perle di conoscenza storica,e come se il settimanale panorama soppravvisuto ad un cataclisma scrive bene dell'espresso.
Sai che pubblicita'.
Ciao!

Andrea Chessa ha detto...

Esatto.

Forse tra 200 anni - se mai qualcuno riuscirà a spezzare il loro potere e potremmo permetterci di temere "sappiamo bene chi ma non possiamo dirlo perchè siamo in democrazia" - le storie vere salteranno fuori.

Noi, nel frattempo, passiamo per coglioni.

C'est la vie.

Un saluto