domenica 28 giugno 2020

Il CHAZ di Capito Hill: storia tragicomica del paradiso in terra dei coglioni antifascisti



La storia che vi raccontiamo è divertentissima. Davvero. I giornali e i grandi media la descrivono come un grande ed importante esperimento di moderna “comune antifascista”, ma a noi, più modestamente, appare come la dimostrazione plastica della coglioneria e dell’imbecillità degli antifascisti i quali, evidentemente, sono degli imbecilli a prescindere dalle latitudini, tanto in Italia quanto negli Stati Uniti.

E siamo proprio nella Nazione simbolo delle proteste conseguenti alla morte di George Floyd, dove bande di imbecilli, supportate da giornali, liberi (sic!) pensatori e tv, hanno messo a ferro e fuoco la Nazione nel nome di un inesistente problema del razzismo.

Più delle statue che cadono in testa ai manifestanti, il fuoco amico degli antifascisti riempiti di botte perché scambiati per “sbirri”, le molotov che scivolano dalle mani dei dimostranti e li trasformano in torce umane, a venire ricordato come il massimo della stupidità antifascista sarà il CHAZ, acronimo di Capitol Hill Autonomous Zone. Di cosa si tratta? È stato il tentativo, perfettamente riuscito, a quanto pare, di creare una sorta di moderna comune antifascista nella zona di Seattle, libera dalla Polizia, dagli sbirri, da qualunque cosa che ricordi il concetto di “autorità” (perfino i Vigili del Fuoco, hanno fatto sgomberare!).

Partiamo dall’inizio.

Martedì 9 giugno il sindaco di Capito Hill – cittadina radical chic in zona Seattle, i cui cittadini si sono spellati le mani a furia di applaudire i manifestanti – dà ordine alla Polizia di sgomberare il palazzo della Polizia, per l’appunto, che di lì a poco viene immediatamente occupato dagli antifascisti, i quali si preparano ad instaurare il loro paradiso in terra: niente sbirri, niente autorità, solo uomini liberi (di farsi riempire di legnate e di farsi sparare addosso, come vedremo tra poco): si instaura, pertanto, la cosiddetta zona libera, “governata” dagli antifascisti. 


  
 A capo delle proteste si pone, tra gli altri, tale Lauracouç, un transessuale di 19 anni che, sul suo profilo Twitter, si dichiara contro la “whitness” – traducibile come “bianchità”, l’essere bianchi – il capitalismo e la civilizzazione. I segni del disturbo mentale ci sono tutti. Peccato che il suo profilo, subito dopo, sia stato preso d’assalto da presunte ex fidanzate, ex fidanzati, ex qualunque cosa (effettivamente non abbiamo capito che cosa c**** siano) che lo hanno accusato/a di essere un molestatore, un abusatore/abusatrice sessuale, un violento, a tal punto da spingerlo a chiedere scusa a tutti, minacciando il suicidio con diversi interventi su Twitter, salvo poi tornare a giocare a fare il rivoluzionario subito dopo, come se nulla fosse. 
 

Nel frattempo l’esperimento sociale va avanti: senza nessuno a controllare, tutto il cibo degli antifascisti sparisce dopo la prima notte. Con un proclama si chiede a gran voce agli antifascisti di procurare generi alimentari, alimenti gluten-free e vegani – simbolo del cibo etico – creme da donna e pantaloni da uomo. Ma uomo e donna non erano concetti superati? Comunque sia: gli antifascisti riempiono di nuovo il magazzino delle provviste e dei generi di prima necessità, inclusi i pantaloni da uomo, che eventualmente sono utilissimi anche nello Stato ideale degli antifascisti, e dopo qualche ora sparisce tutto di nuovo.


Gli antifascisti non fanno però in tempo a fare proclami: Raz Simone, cantante rap, si autoproclama dittatore assoluto della zona libera, mette su in fretta e furia una milizia, e se ne va tranquillamente in giro a rapinare e sparare addosso alla gente.

Gli antifascisti organizzatori chiedono agli altri antifascisti di procurarsi delle armi per combattere quelli che hanno le armi. Ma le armi non sono il simbolo per eccellenza dell’oppressione e della violenza, tanto da aver spinto gli antifascisti a pretendere l’abolizione del Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (quello che permette di portare armi, praticamente)? Valli a capire… sembra di assistere a quella puntata dei Simpson in cui gli abitanti bruciano tutte le armi per essere riempiti di mazzate subito dopo dagli alieni.


Fin qui è tutto bellissimo.

Visto che il cibo viene continuamente rubato, gli antifascisti del CHAZ creano il loro orto. Quindi vanno nei supermercati, simbolo per eccellenza di quella civiltà e di quel capitalismo che vogliono distruggere, comprano le piantine, ma non sanno come farle crescere. Qualcuno prova a far crescere le povere piantine direttamente nei vasi, qualcun altro prova a piantarle, ma se non sei un agricoltore, e peraltro sei strafatto come un cammello, la cosa non ti riesce proprio benissimo. Comunque gli antifascisti non riescono a far crescere nemmeno una foglia di lattuga e, spinti dalla rabbia tipica dei selvaggi, incendiano tutto.


Subito dopo: sparatoria in corso, un cretino ci lascia le penne, e gli antifascisti cosa fanno? Se la prendono con la Polizia per non essere intervenuti. Si, avete capito bene. Questi coglioni hanno creato una sorta di kibbutz del cretinismo antifascista, hanno mandato via la Polizia – che in qualunque Nazione civile avrebbe fatto il tiro a segno con i loro sederi, ed invece è stata costretta dal Sindaco a smobilitare – perché volevano vivere liberi l’autorità, e quando qualcuno di loro si mette a sparare invocano la Polizia, indignati perché non è arrivata in tempo.

Stupendo.

Ancora sparatorie, scippi, stupri, pestaggi, milizie improvvisate che imperversano qua e là devastando e saccheggiando. 

Il risultato di questi 15 giorni di imbecillità è una città devastata, morti, feriti, ed i radical chic di Capitol Hill che hanno potuto vedere all’opera i propri figli. Il Sindaco Durkan sentenzia: “It’s time to return home”. 

Vabbè, in una Nazione civile sarebbero tutti sotto terra, ma almeno ci hanno fatto ridere.

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