*Pubblicato sul mensile "Il Lavoro Fascista", dicembre 2016
Esatto, mi riferivo nel titolo
proprio a Matteo Renzi ed alla sua corte dei miracoli, usciti non solo
sconfitti, ma demoliti dal recente risultato del referendum sulle
cosiddette “riforme”.
Certo, come già ampiamente scritto sul
numero scorso, in questa Italia di merda noi non possiamo vincere, e
dobbiamo accontentarci di ridere davanti alle facce di quelli che
perdono, dato che i pochi veri Fascisti e Nazionalsocialisti non hanno
posto in questa Nazione (ma neppure in questa Europa)… Ovviamente,
sottolineando la parola “veri” intendiamo evidenziare la differenza fra
noi e certi scarafaggi della cosiddetta area, sempre pronti
nell’esibirsi in ridicoli saluti romani davanti allo specchio di casa
propria, ma altrettanto pronti nel prostituirsi davanti ad un
centrodestra orgogliosamente antifascista e filo-giudaico, nella
speranza di ottenere qualche sgabello (poltrona sarebbe eccessivo) su
cui poggiare il deretano, illudendosi così di fare parte così della
cerchia degli uomini politici che hanno il “potere”.
Ma ancora più ovviamente, intendiamo
differenziarci da certi finti Fascisti, dei quali abbiamo già parlato
sempre sullo scorso numero del mensile, che per mostrarsi duri e feroci
nei confronti del centrodestra, si sono ridotti a leccare le scarpe di
Matteo Renzi e, indirettamente, di tutto il patetico teatrino che fa
capo a questo ridicolo personaggio, il quale, sulla breccia da anni, non
ha mai saputo comunicare agli italiani un qualsiasi suo pregio, al di
fuori dell’avere circa 40 anni… E va bene il voler svecchiare la
politica e rottamare molti vecchi personaggi, ma per farlo ci vorrebbero
anche altre qualità oltre all’età!
Tornando al ceffone subito, il buon
Renzi forse ha imparato che non si può sempre cambiare le regole del
gioco a piacere, come amano fare i sinistri di tutto il mondo, bloccando
le riforme con toni apocalittici quando le proposero gli altri (che pur
avevano vinto le elezioni con largo margine), ma pretendendo di
portarle a termine loro, con un Capo del Governo mai eletto da nessuno,
ed una maggioranza parlamentare tanto traballante da essere sorretta dai
transfughi del Nuovo Centro Destra di Alfano.
Ma forse ancora più soddisfacente della
faccia di Renzi dopo l’esito del voto referendario, sono state le altre
due facce che tanto si sono spese per convincere il popolo a votare SI…
Facce che hanno brillato per la loro arroganza e per la mancanza di
rispetto nei confronti di chi annunciava di volere votare NO; e tanto
per volere fare nomi, non possiamo non citare per prima la “ministra”
Maria Elena Boschi, altrimenti detta “Miss conflitto d’interessi”. Di
lei, oltre al look da passeggiatrice esibito molto spesso, ricordiamo le
centinaia di apparizioni in TV, nelle quali esibiva un’aria saccente da
maestrina che credeva di dare lezioni a bambini un po’ deficienti,
lanciando frasi oltraggiose del tipo: “Chi vota NO vota come quelli di
Casa Pound”.
Ora, cara maestrina scosciata e con
tacchi a spillo, per quanto il sottoscritto disprezzi quelli di Casa
Pound, ancora di più disprezza i sinistri del PD di tutte le correnti,
ed in special modo quelli che usano le amicizie di chi governa per
salvare la banca di famiglia ed il padre dalle decine di inchieste che
hanno travolto quella stessa banca… Quindi, invece di offendere una
larga parte del popolo italiano con certe battute da Bar, dovrebbe
pensare ai risparmiatori truffati da paparino e famiglia!
Non vi annoierò riparlando di Banca
Etruria e del ruolo della famiglia Boschi, ma vorrei comunque dare un
mio contributo di ricerca al fine di fare meglio comprendere da dove
nasce questa “onesta ed integerrima” famiglia della “nobile sinistra”
italiana.
Il nonno della Boschi, Licio Gelli, la Banca Etruria e la P2.
Recentemente, mi è capitato per caso
di rimettere mani negli atti della Commissione Parlamentare di inchiesta
sulla P2 e, mentre cercavo altro, mi è capitato di leggere (Doc. XXIII n
2-ter/13 Vol XIII pp. 234 e segg) il verbale stenografico della seduta
del 22 novembre 1983 dedicata all’audizione del generale Siro Rossetti
del SID e membro della Loggia P2 (in questo verbale indicato sempre come
Rosseti, ma in altre parti della documentazione come Rossetti che ci
sembra la versione più corretta).
Ad un certo punto della seduta si
sviluppa un contraddittorio fra il Presidente, che, contesta a Rossetti
una data di affiliazione risalente al giugno 1970 e lo stesso generale
che, in un memoriale, sosteneva di aver conosciuto Gelli solo nel 1971
(la questione dei pochi mesi di distanza ha senso ove si tenga presente
che il golpe Borghese avvenne nel dicembre 1970).
Il Presidente, Tina Anselmi, dice:
<<PRESIDENTE. Nello
stesso memoriale, lei riferisce che conobbe Gelli agli inizi del 1971,
presentatole da Francesco Boschi; da dati in possesso di questa
Commissione, risulta che Gelli era certamente già attivo nella P2 alla
data del 28 novembre 1966 e che lei vi era entrato alla data dell’8
giugno 1970>>.
ROSSETTI. << Adesso, se 1970
o 1971, mi può sfuggire; certo, io ho conosciuto Gelli soltanto quando
sono entrato nella P2, dopo questo contatto, su invito di Salvini, al
quale ere stato presentato da Francesco Boschi. Può darsi che sia stato
nel 1970.>>
Dunque, Francesco Boschi che, salvo
un improbabile omonimia, dovrebbe essere il nonno dell’attuale ministro,
era persona molto introdotta ai massimi vertici della massoneria, al
punto di frequentarne i due massimi esponenti: il Gran Maestro di
Palazzo Giustiniani ed il Maestro Venerabile della più importante
loggia. Questo ovviamente non è in sé un reato, ma la circostanza
diventa curiosa dove si consideri che, nel suo discorso autodifensivo
davanti alla Camera, il ministro Maria Elena Boschi ha sostenuto di
appartenere ad una famiglia di origini contadine di cui Ella sarebbe la prima ad aver conseguito una laurea.
Laurea a parte, incuriosisce questa
insolita frequentazione, dato che non si sa di contadini introdotti in
ambienti massonici così altolocati, ma forse il ministro intendeva
parlare di possidenti terrieri, che, però, sono altra cosa. Il contatto
peraltro, potrebbe spiegarsi anche in altro modo, ad esempio con una
amicizia occasionale o un qualche vincolo parentale, se, poco dopo,
nella stessa audizione non si leggesse un altro piccolo passo.
Rossetti aveva detto di essere
rimasto ben impressionato, in un primo momento, del gruppo umano della
P2, perché molto coeso nella sua aspirazione a migliorare l’Italia, al
di là delle personali appartenenze partitiche ed ideologiche. Richiesto
dall’on Bellocchio (Pci) di fare alcuni esempi, citava Francesco Boschi e
l’onorevole Luigi Mariotti.
Dunque, Boschi sarebbe stato organico
alla Loggia, anche se il suo nome non risulta nel suo piè di lista. E
la cosa incuriosisce ancor di più, perché, come si sa, l’elenco completo
degli affiliati non è stato mai ricostruito, dunque sarebbe uno dei
nomi restati coperti. Ed anche questo è fonte di interrogativi che
andrebbero chiariti. Non risulta, peraltro, che il signor Francesco
Boschi abbia mai smentito il generale Rossetti.
C’è poi un altro punto di contatto
fra Gelli, la P2 e la famiglia Boschi: la Banca dell’Etruria. Leggendo
l’elenco della P2 troviamo due membri del consiglio di amministrazione
dell’Etruria (Mario Lebole e Renato Pellizzer) ed il suo direttore
generale Giovanni Cresti. Una curiosità: nell’asset della Banca fa bella
figura di sé anche la collezione privata (oltre 10.000 pezzi fra
monete, libri antichi, mobili di pregio, tele ecc.) lasciata in
donazione da un importante antiquario aretino, Ivan Bruschi, anche lui
iscritto alla P2. Non solo: è proprio presso la banca Etruria che
la P2 aprirà il suo conto “primavera” sul quale affluivano le quote
associative, per cui occorreva essere ben sicuri che non ci fossero
fughe di notizie che avrebbero svelato i nomi degli iscritti.
E proprio presso questa banca
Pierluigi Boschi, padre di Elena, avrà una brillante carriera che lo
porterà sino alla vicepresidenza, così come è presso questa banca che
lavorerà anche Francesco, suo figlio e fratello del ministro.
Certo, Arezzo è una città piccola
dove tutti si conoscono, così come (eventuali) colpe di padri e di nonni
non ricadono su figli e nipoti, però, non sarebbe il caso di capirci
qualcosa di più, magari in un nuovo confronto parlamentare?
Aldo Giannuli
Capito da quale nobile schiatta discende la nostra splendida “ministra”?
Quello che resterebbe da capire è, in
primis, per quale motivo i sinistri definiscono Berlusconi “pdiuista di
Arcore”, mentre glissano sulla questione P2 quando i suoi membri (palesi
o occulti) sono schierati dalla loro parte, e secondariamente come mai
quella stessa sinistra consideri la Legge sul conflitto di interessi
questione primaria quando governa Berlusconi, mentre non ne parla mai
quando è al governo e potrebbe vararla senza grossi impedimenti…
Misteri italici!
Ma
per concludere questo mio viaggio fra i personaggi più lerci e deleteri
fra i lacchè di Renzi, non poteva mancare quel pietoso caso umano di
nome Emanuele Fiano, anch’egli fra i maggiori protagonisti delle
scorribande televisive a sostengo delle ragioni del SI… Già l’aspetto di
questo personaggio è degno dei fumetti di Topolino; avete presente
quando, per rappresentare un macellaio o un salumaio, costui veniva
disegnato con il corpo da essere umano e la faccia da suino? Ebbene,
abbiamo descritto alla perfezione il buon Fiano!
Costui non è un essere disgustoso perché
ha sostenuto a spada tratta il SI, né perché è divenuto molto presto un
leccapiedi di Renzi… Il disgusto che provoca nelle persone per bene
provocato da ben altri atteggiamenti, tipici di coloro i quali sono nati
ebrei e divenuti comunisti; leggiamo, intanto, alcune righe della sua
biografia da Wikipedia:
“(…) Dal 2005 è segretario nazionale
di Sinistra per Israele, associazione politica, che insieme a Piero
Fassino e Furio Colombo, che la presiede, si propone di sviluppare la
conoscenza delle posizioni della sinistra israeliana e contrastare i
pregiudizi anti israeliani, che ritiene albergare anche in una parte
consistente della sinistra italiana. In questo modo ha promosso
iniziative che riguardano la convivenza interculturale ed il confronto,
come iniziative per il dialogo tra israeliani e palestinesi (…)”.
Capito? Fiero sostenitore dello Stato
pirata, genocida e terrorista denominato Israele e addirittura
segretario nazionale di “Sinistra per Israele”.
Costui, sempre in prima linea nel
difendere i suoi compagni di merende con il vizietto di sterminare donne
e bambini, praticare l’apartheid contro i palestinesi, deviare il corso
dei fiumi per fare morire di fame gli arabi ed ottenere una produzione
agricola di prim’ordine, ha invece una mania: quella di chiedere a gran
voce la galera per quanti vendono o acquistano gadget del Ventennio
Fascista!
Chiunque capirebbe che solo una persona
seriamente disturbata di mente potrebbe arrivare a tanto, dato che
vendere o acquistare un busto del Duce dovrebbe essere cosa
“leggermente” meno grave dello sterminare palestinesi bombardando
abitazioni civili e campi profughi… Ma non per lui!
“Proposta di legge alla Camera: “Illegali i gadget del Duce”
(…) Gadget, cimeli e saluti (romani) fascisti potrebbero presto finire fuori legge: è questo il senso di una proposta di legge depositata alla Camera dal deputato del Pd, Emanuele Fiano (…)
(…) Il PD sembra, dunque,
confermare il suo “vizietto” di mettere a tacere e censurare la libertà
di pensiero. Un vizietto questo tipico dei regimi illiberali, proprio
quelli che Emanuele Fiano sembra intenzionato a combattere”.
Già, persino quelli del Giornale, che di
solito non paiono molto svegli, riescono a capire che l’ebreo piddiota
soffre di un vizietto diffuso fra la sua gente, cioè quello di volere
mettere a tacere qualunque forma di libertà di pensiero, ad eccezione,
naturalmente di quella espressa dalla sinistra più o meno estrema.
Questo individuo con la sua espressione
suinesca, si è anche spesso reso ridicolo da solo, commentando da suo
pari episodi del cosiddetto “olocausto” e facendo crescere i morti ad
Auschwitz fino alla clamorosamente ridicola cifra di quasi 9 milioni!
Riuscite a capirmi quando festeggio la
sonora sconfitta di questi individui indegni del genere umano, sebbene
non mi interessi assolutamente chi ha invece vinto al referendum?
Pur di fare danni a questi escrementi,
ho persino rotto la mia astinenza da voto, recandomi al seggio di prima
mattina insieme a mia moglie, per gettare sul grugno di “lorsignori” il
nostro sonoro NO!
No alle nullità illuse di essere grandi
statisti come Renzi, no ai giudei comunisti che credono di potere
sbattere in galera chiunque non la pensi come loro, e no alle
passeggiatrici che fingono di lavorare per gli italiani, mentre il
realtà sfruttano gli incarichi di governo per salvare la banca di papà!
E’ vero, siamo stati in brutta
compagnia, dato che per il NO hanno votato gli assassini e stupratori
partigiani, così come gli infiltrati di Casa Pound… Ma se ogni volta
dovessimo guardare la compagnia di quanti votano come noi, probabilmente
ci dovremmo astenere a vita.
E dato che abbiamo iniziato questo
scritto con la voglia di ridere, chiudiamolo con lo stesso spirito,
guardando ad alcune reazioni del tipico italiano medio; abbiamo letto da
più parti, infatti, che questo 60 a 40 del referendum sarebbe, in
fondo, una vittoria per Renzi, poiché lui da solo avrebbe il 40% del
consenso dell’elettorato, mentre gli altri tutti uniti avrebbero il 60%!
Ora, a parte il fatto che se fosse vera
questa ridicola tesi, Renzi avrebbe non il 40% dell’elettorato, ma il
40% di quanti si sono recati a votare, cioè circa il 70% degli aventi
diritto… Indi il consenso di Renzi nel Paese sarebbe al massimo del 28%.
Ma il ridicolo che emerge da questa tesi
è confermato dalla banda di mentecatti che hanno sostenuto il
referendum di Renzi, dato che, per poco che contino, anche i traditori
del Nuovo Centro Destra, i Cosiddetti Verdiniani ed altri poveracci, si
sono spesi quanto meglio potevano per sostenere le ragioni del SI.
Quindi Renzi ha preso ceffoni da quasi
tutto il Paese, e persino da ampi gruppi di dissidenti del suo stesso
partito. Un po’ poco per chi si è arrogato da anni il diritto di
cambiare l’Italia senza il consenso degli italiani!
Carlo Gariglio
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