Facciamo subito chiarezza: il fatto che l’UNAR finanzi
un circolo privato (con tanto di dark room per gli incontri al buio) in cui si
pratichi la prostituzione omosessuale maschile è una cosa di per se scandalosa
e che giustamente dovrebbe indignare gli italiani. Che il direttore dell’UNAR,
Francesco Spano, sia anche uno dei soci di questa associazione, che prende all’incirca
55.000 euro all’anno per praticare allegramente la sodomia all’interno dei
propri locali, fa parte di quelle maialate all’italiana alle quali siamo
tristemente avvezzi. Che lo stesso Francesco Spano poi dichiari di essere stato
iscritto a questa associazione a sua insaputa fa parte del triste teatrino
della politica italiana.
Strano Paese, l’Italia. È pieno di benefattori facoltosi
e soprattutto anonimi che elargiscono favori ai nostri politici e/o ai loro
sgherri nel più totale anonimato. Aveva cominciato l’allora Ministro dello
Sviluppo Economico, Claudio Scajola, con una casa con vista sul Colosseo che,
ovviamente, era stata comprata coi suoi soldi e intestata a sua insaputa. Poi,
schieramento politico opposto, dodici anni dopo arriva Virginia Raggi a raccontarci
che le hanno intestato delle polizze economicamente molto remunerative delle
quali lei, però, non sapeva nulla (ah, gli onesti). Oggi, a distanza di qualche
settimana, il mitico Francesco Spano ci delizia raccontandoci che lui, del circolo
omosessuale dedicato a Mario Mieli di cui faceva parte, non ne sapeva nulla.
Le cose più scandalose, però, in tutta questa vicenda,
a mio modo di vedere, sono altre. Due, per l’esattezza.
La prima, che balza immediatamente agli occhi, è che
sul territorio italiano si permetta l’intitolazione di un circolo culturale a
Mario Mieli. Vale a dire ad un individuo dichiaratamente omosessuale che, nel
suo “Elementi di critica omosessuale” (vera e propria Bibbia per ogni attivista
omosessuale che si rispetti) sdogana pedofilia, sadismo e coprofagia. Un bel personaggino,
insomma.
Il secondo elemento dello scandalo, ancora più grave, è
che l’UNAR, molto semplicemente, esista. Come è possibile, infatti, che in
Italia esista un organismo, non deciso da nessuno e i cui dirigenti non sono stati
eletti da nessuno, che ha l’ultima parola su ciò che si può dire e non dire in
questo Paese, fungendo da vero e proprio gendarme per il politicamente
corretto? Chi non ricorda i richiami, anche molto forti, a politici colpevoli
solo di essersi espressi contro l’immigrazione incontrollata, come accadde a
suo tempo con l’onorevole Giorgia Meloni? Oppure i richiami a quelle forze
politiche che a suo tempo – prima, cioè, che la Polizia e Magistratura
scoprissero quanto quegli stessi partiti andavano denunciando da tempo – si
lamentavano della situazione di illegalità e di violenza del campo rom Al Karama,
vicino a Latina (poi chiuso forzatamente)? Per citare solo alcuni episodi che mi tornano alla mente.
Quasi come se deputati e parlamentari della Repubblica
non abbiano il potere di parlare in nome e per conto degli elettori che li
hanno eletti e debbano venire ripresi come studentelli che non hanno bene
imparato la lezione (dell’UNAR, si intende); quasi come se Movimenti politici legalmente
costituiti e legalmente operanti sul suolo nazionale non abbiano diritto ad
esistere e ad esprimersi contrariamente all’indirizzo politicamente corretto
che l’UNAR di Francesco Spano ha sempre cercato di esprimere e di difendere.
Quindi, se permettete, non è tanto il fatto che dei froci
palestrati si prostituiscano nelle ammucchiate del circolo Mario Mieli, non è
tanto il fatto che lo facciano con i nostri soldi, quanto che lo facciano
sostenuti da un organismo che – a dispetto delle regole democratiche – funge da
vero e proprio gendarme del politicamente corretto, permettendosi pure di
sanzionare politici e/o partiti non allineati alle sue direttive, senza alcun controllo e senza dover rispondere del suo operato a nessuno (come il servizio de Le Iene ha ampiamente dimostrato). Cominciate da
questo, se volete fare un po' di pulizia.
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