sabato 12 dicembre 2009

Titanic Tirrenia: Pecorini e soci ringraziano, noi un po' meno

La situazione finanziaria della Tirrenia è a dir poco disastrosa. Questa è la situazione che emerge, nero su bianco, dalla corposa relazione che la Corte dei Conti ha consegnato al Parlamento Italiano ad ottobre, con i dati di tutto il 2008 ma con gli aggiornamenti più importanti del 2009.

La Tirrenia (che comprende anche Saremar, Toremar, Caremar e Siremar), la compagnia di navigazione statale che copre la gran parte delle rotte marittime della Sardegna, è in acque burrascose. Un valore di 855 milioni di euro, è indebitata per più di 800; ha chiuso il 2008 con un utile di 15 milioni circa, ma solo per l’enorme quantità spropositata di denaro che lo Stato garantisce annualmente con fondi pubblici: dal 2000 al 2007 circa un miliardo e mezzo di euro, un’infinità di soldi che lo Stato italiano eroga alla compagnia perché mantenga in vita anche quelle tratte che risultano economicamente svantaggiose ma sono di indubbia utilità sociale, come i collegamenti per la Sardegna, senza i quali la nostra Isola si troverebbe completamente isolata.


Soldi che, sia detto per inciso, non hanno minimamente migliorato la copertura delle tratte sarde, né l’efficienza del servizio che viene proposto a bordo delle navi
, eternamente impelagato tra scialuppe di salvataggio insufficienti, macchinari scadenti mai testati, condizioni igieniche delle cuccette spesso e volentieri mancanti, sicurezza inesistente, servizi di bordo difettosi o talvolta mancanti proprio.


Come è logico, ci si aspetterebbe che di tutto il ben di Dio che mamma Stato ha elargito alla Tirrenia in questi anni, se ne fosse fatto un uso quantomeno ponderato. Invece buona parte di quei soldi sono serviti a rimpinguare i portafogli degli amministratori della Tirrenia. Nell’estate del 2007 l’amministratore delegato, Franco Pecorini, ha deciso che un solo amministratore che vigilasse su tutte le quattro controllate della Tirrenia – Saremar, Toremar, Caremar, Siremar – da solo non ce la poteva fare, poverino. Ecco quindi che ha quadruplicato la carica di responsabile diretto, con relativo esercito consiglieri e di uffici, prebende, consulenze, autoblu… Se l’obiettivo di Pecorini era quello di estendere il suo controllo “politico” ci è riuscito perfettamente; se invece era quello di migliorare le sorti della compagnia un po’ meno, ma tant’è… E poi sarebbero tante altre le incognite di una gestione spesso allegra dei soldi del gruppo, come le consulenze facili; l’affidamento di incarichi ad esterni senza gare d’appalto chiare; il mausoleo di Federlinea che viene tenuto in piedi nonostante non abbia alcuna utilità (se non quella di garantire la poltrona a qualche rombato) e sprechi solo soldi, tanti soldi (più di mezzo milione euro all’anno); e via dicendo.


La conseguenza di questo enorme carrozzone navale, costituito da una flotta fatiscente e incapace di competere anche solo lontanamente con qualunque altra flotta navale europea (statale o privata), sarà molto probabilmente la sua svendita, un po’ come è avvenuto per l’Alitalia.

La cessione della compagnia, stando a quanto ha annunciato il Governo, dovrebbe avvenire nei primi mesi del 2010. I debiti dovrà accollarseli lo Stato (inclusa la sistemazione del personale), mentre il nuovo investitore dovrebbe garantire le cosiddette tratte di rilevanza sociale e procedere ad un riammodernamento della flotta.


Pecorini e i suoi consigli di amministrazione ringraziano. Noi un po’ meno.

Nessun commento: