Checché se ne dica, il Brasile sta facendo di tutto per far si che Battisti rimanga dove è, a rilasciare interviste e scrivere romanzi. Gode di protezioni eccellenti, tra le quali anche quelle di ministri e importanti esponenti politici brasiliani. Ma non solo: attori, scrittori, uomini di spettacolo, “intellettuali”. Quando gli assassini uccidono in nome del comunismo c’è sempre chi li sostiene. Soprattutto tra elites.
Come abbiamo potuto vedere, la giustizia e le leggi sono particolarmente elastiche, non solo qua da noi. Se un operaio tocca il sedere ad una bella gnocca è violenza sessuale; ma se Polanski sodomizza una tredicenne è un peccato di gioventù, che non deve pagare. Se quelli di Fascismo e Libertà mettono dei volantini è un “atto di violenza”; ma se i rossi uccidono in nome dell’antifascismo e della lotta allo Stato sono degli eroi, al massimo “compagni che sbagliano”. Se finiscono in carcere gli “uomini d’onore” si parla di persecuzione giudiziaria; se invece ci finisce un Cucchi qualsiasi – uno di noi comuni mortali, colpevole solo di volersi fumare qualche spinello con gli amici – può farsi tranquillamente il segno della croce, in quanto c’è molta probabilità di finire a fare il sacco da boxe delle guardie carcerarie.
Battisti è ancora un eroe, per molta intellighenzia rossa. State certi che se si fosse trattato di un uomo qualunque l’estradizione sarebbe arrivata, e in fretta. Le pressioni su Lula, che deve decidere della sorte del compagno che ha sbagliato, sono fortissime; in prima fila c’è il Ministro della Giustizia verde-oro. E’ ridicolo però che per garantire l’impunità al farabutto brigatista tirino fuori la parola magica: diritti umani. Che Battisti rischierebbe di non vedersi concedere in Italia. Se non fossimo italiani ci sarebbe da piangere. Perché il nostro Paese è conosciuto in tutto il mondo per essere il Paese dei balocchi dei criminali. Da questo punto di vista Battisti non ha molto di cui preoccuparsi: come abbiamo sperimentato sulla nostra pelle, sappiamo bene come vengono intesi i diritti umani degli assassini comunisti. Male che gli vada diventerà editorialista di qualche giornale (Panorama, l’Espresso, l’Unità, Repubblica); potrebbero anche dargli qualche trasmissione da condurre in veste di opinionista e presentatore; e poi le occasioni per apparire non mancheranno: potrà accreditarsi come fine intellettuale a “Porta a Porta”, Matrix; tenere rubriche e interviste su tutta la carta stampata e i media; presenziare convegni; scrivere libri… Anzi: vedrete che a breve qualcuno chiederà anche la grazia al Capo dello Stato (comunista anche lui).
“Diritti umani”, insomma, è un po’ come “antisemitismo”: una vaga e generalissima espressione, estendibile o circoscrivibile a seconda delle circostanze di tempo, di modo e di luogo. Benvenuti in democrazia.
4 commenti:
Visto che tutti lo proteggono, mi viene subito in mente una cosa:
quante cose interessanti potrebbe raccontare una persona con tutti questi agganci?
Alessio
L'ho pensato anche io. Ma penso che sia valido fino ad un certo punto: parlare per parlare ha avuto molto tempo per farlo. Che si stia conservando qualche carta per una sua lussuosa detenzione in Italia?
Tutto ciò il frutto della politica dei contrari dei democratici antifascisti del dopoguerra, rendere dei "martiri", criminali e assassini sanguinari, come la memoria resistenziale detta e ricorda, e gettare il male assoluto e ingigantendo oltremodo, con l'arte della menzogna, ogni responsabilità nei confronti di chi il mondo ne aveva una visione equa e solidale in ogni suo aspetto.
Emil
in alto i cuori!!!
Concordo.
Basta paragonare il trattamento che viene riservato da un lato a Battisti e dall'altro a Mambro e Fioravanti, dagli stessi giornali.
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