Le grandi banche hanno utilizzato i miliardi di dollari che gli Stati nazionali hanno concesso loro per far fronte alla crisi non per rilanciare all'economia, bensì per tenerle nei loro depositi e fare cassa.
Risultato? L'economia ristagna come e più di prima, e le banche possono distribuire bonus miliardari ai loro dirigenti. Sembra proprio che le grandi banche siano le uniche che, di questi tempi, non sanno cosa significhi la parola “crisi”, al contrario delle famiglie e delle fasce sociali più basse della società. La spiegazione di questi incredibili emolumenti – contro i quali si è scagliato solo a parole (nei fatti l'America ha sovvenzionato con aiuti pubblici le grandi banche) – è sempre la stessa: dobbiamo pagare al meglio i nostri manager perché quest'anno la banca chiude in attivo (e quando mai una grande banca ha chiuso in passivo?); altrimenti i nostri migliore cervelli vanno da altre banche che offrono di più. I migliori cervelli, sia detto per inciso, sono quelli dei mutui sub-prime, degli hedge funds, degli swap... Cioè i più diretti responsabili della crisi.
Giulio Tremonti ha forse in mente queste considerazioni, se si è spinto addirittura ad ipotizzare una Banca del Sud? Con quella che per il momento è solo un ipotesi (ma sembra che il Ministro dell'Economia stia spingendo molto forte in questa direzione) si è dato avvio a tutta una serie di polemiche e di discussioni che hanno occupato le pagine dei giornali nei giorni scorsi.
Sarebbe una vera e propria rivoluzione, nel mondo del capitalismo e della competizione più sfrenata e rapace (che del resto Tremonti difendeva a spada tratta solo fino a poco tempo fa), l'intervento dello Stato nell'economia. Eppure, forse, è questa una delle soluzioni che il Governo ha sul suo tavolo per affrontare un problema di totale immobilità del credito, che le banche trattengono per se, anziché prestare ad imprese e famiglie. Cosa che dovrebbe assolutamente normale, essendo quel denaro dei cittadini.
Ma come dovrebbe funzionare, nello specifico, la Banca del Sud?
La Banca del Mezzogiorno – questo il suo vero nome – è concepita come una struttura che dovrebbe far si che aumenti la disponibilità di credito per il meridione; verrebbe a colmare, in questo senso, una lacuna propria del meridione stesso, cioè la mancanza di banche con una forte radicalizzazione territoriale. È previsto che la banca sia un sostegno che favorisca la nascita di nuove imprese, il finanziamento di quelle già esistenti, l'aumento dell'occupazione. Dovrebbe essere una struttura all'interno della quale lo Stato rivestirebbe il ruolo di socio promotore: dovrebbe entrare nella società con 5 milioni di euro e uscire dall'assetto dopo cinque anni. Dopo di che si darebbe il via libera ai privati. I quali, fondamentalmente, dovrebbero essere il centinaio di banche di credito cooperativo più le poste italiane; gli sportelli di queste istituzioni (più di 1500 in tutto il Sud) dovrebbero andare a costituire la rete degli sportelli, vale a dire il supporto logistico vero e proprio all'interno del quale operare fattivamente.
Tale progetto è diventato, negli ultimi giorni, una vera e propria proposta di legge: a breve passerà all'esame del Parlamento.
Il pericolo più grande è senza dubbio uno, a parere di chi scrive (e non solo suo): che la Banca del Sud diventi una sorta di gigantesco desco sul quale mangino mafia e partiti politici, nonché imprenditori collusi in odore di grembiulino, come ci hanno insegnato i democristiani.
Giulio Tremonti ha forse in mente queste considerazioni, se si è spinto addirittura ad ipotizzare una Banca del Sud? Con quella che per il momento è solo un ipotesi (ma sembra che il Ministro dell'Economia stia spingendo molto forte in questa direzione) si è dato avvio a tutta una serie di polemiche e di discussioni che hanno occupato le pagine dei giornali nei giorni scorsi.
Sarebbe una vera e propria rivoluzione, nel mondo del capitalismo e della competizione più sfrenata e rapace (che del resto Tremonti difendeva a spada tratta solo fino a poco tempo fa), l'intervento dello Stato nell'economia. Eppure, forse, è questa una delle soluzioni che il Governo ha sul suo tavolo per affrontare un problema di totale immobilità del credito, che le banche trattengono per se, anziché prestare ad imprese e famiglie. Cosa che dovrebbe assolutamente normale, essendo quel denaro dei cittadini.
Ma come dovrebbe funzionare, nello specifico, la Banca del Sud?
La Banca del Mezzogiorno – questo il suo vero nome – è concepita come una struttura che dovrebbe far si che aumenti la disponibilità di credito per il meridione; verrebbe a colmare, in questo senso, una lacuna propria del meridione stesso, cioè la mancanza di banche con una forte radicalizzazione territoriale. È previsto che la banca sia un sostegno che favorisca la nascita di nuove imprese, il finanziamento di quelle già esistenti, l'aumento dell'occupazione. Dovrebbe essere una struttura all'interno della quale lo Stato rivestirebbe il ruolo di socio promotore: dovrebbe entrare nella società con 5 milioni di euro e uscire dall'assetto dopo cinque anni. Dopo di che si darebbe il via libera ai privati. I quali, fondamentalmente, dovrebbero essere il centinaio di banche di credito cooperativo più le poste italiane; gli sportelli di queste istituzioni (più di 1500 in tutto il Sud) dovrebbero andare a costituire la rete degli sportelli, vale a dire il supporto logistico vero e proprio all'interno del quale operare fattivamente.
Tale progetto è diventato, negli ultimi giorni, una vera e propria proposta di legge: a breve passerà all'esame del Parlamento.
Il pericolo più grande è senza dubbio uno, a parere di chi scrive (e non solo suo): che la Banca del Sud diventi una sorta di gigantesco desco sul quale mangino mafia e partiti politici, nonché imprenditori collusi in odore di grembiulino, come ci hanno insegnato i democristiani.
3 commenti:
E' già arrivata... E stanno tutti col bavaglino e le posate pronte...
Alessio
"Piatto ricco mi ci ficco", sembrano recitaro affamati boss malavitosi e politici di varia specie collusi ipocritamente. Sembra un film già visto girato sempre nelle stesse zone tra gli anni '80 e '90. Si tratta della consueta capacità auotodistruttiva del popolo italiano...che amarezza!!!
In alto i cuori!!!
Emil
Anche io penso che - come ho scritto - rivedremo una vecchia tragicommedia democristiana.
E quello che mi fa rabbia è che sono sempre i soliti noti, conosciuti, onorati e venerati.
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