lunedì 5 ottobre 2009

Frattini prenda esempio dall'America. Del sud.

La notizia è un po' datata, ma vale comunque la pena di riportarla integralmente.

Il Parlamento brasiliano (più precisamente la Commissione Relazioni con l'Estero) ha ufficialmente chiesto l'esclusione di Israele dal Mercosur.

Che cos'è il Mercosur? E', sinteticamente, il progetto, avviato fin dai primi anni 90, di un mercato comune tra gli Stati dell'America Latina. Argentina, Paraguay, Uruguay, Venezuela, Brasile sono gli Stati membri. Come Stati associati, ma con meno potere decisionale degli Stati fondatori, ne fanno parte Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù. Si tratta del tentativo di avviare un mercato comune che coinvolga gradualmente tutti gli Stati dell'America del sud.

Israele, intuendo da tempo le possibilità economiche di un tale accordo, ha investito tempo ed energie per diventare un partner affidabile del Mercosur (Olmert stesso si è impegnato a fondo nel progetto). La motivazione principale sta nel fatto che il Brasile è al terzo posto dei paesi dove Israele esporta le sue merci; e il Brasile, a sua volta, è l'economia trainante del Mercosur: ben l'80% del giro di affari dell'intero gruppo. Logico vedere in questo mercato – che ha un giro d'affari di più di mezzo miliardo di dollari l'anno – un serio e reale obbiettivo su cui puntare.

Incredibile ma vero, il Brasile sembra volere assestare all'”unica democrazia del Medio Oriente” un colpo basso: escludere lo Stato ebraico dal Mercosur finché non si attivi per la creazione di uno Stato palestinese con confini anteriori al 1967, per la cessazione dell'embargo militare ed economico a Gaza, per la fine del genocidio palestinese che Israele attua, con la sua immane forza militare, contro una popolazione civile sostanzialmente inerme.

Per Israele è un colpo basso, anzi bassissimo. Non solo un atto economico, ma anche più propriamente politico: una vera e propria azione di pressione nei confronti dello Stato ebraico perché cessi una volta per tutte la sua politica di genocidio programmato ai danni dei palestinesi, rei di non voler abbandonare la terra su cui sono nati e cresciuti da generazioni e generazioni.

Non siamo più ad un livello individuale di boicottaggio dell'economia sionista, ma su un livello ben più alto. Insomma: non si tratta più del singolo consumatore consapevole che, prima di acquistare il prodotto, lo gira per controllare che il codice a barre non inizi con 729; è un intero scomparto economico mondiale che, consapevolmente, respinge i prodotti israeliani.

Il danno per questi ultimi è sicuramente pesante: non solo a livello economico, ma anche a livello di rapporti con l'estero.

L'America del Sud da' un segnale forte all'Europa e al mondo intero: non siamo più disposti a guardare mentre il genocidio si consuma, e a trattare Israele come un partner neutro mentre, in spregio dell'ONU e dei più elementari diritti umani, annienta i palestinesi. Per i politici europei che, fingendo di non vedere il trattamento disumano che lo Stato ebraico attua nei confronti dei suoi vicini, è una lezione di civiltà e di coraggio.

Attenzione, però: il progetto deve passare prima al Parlamento, poi in Senato. Del Brasile, per l'appunto. Cioè del motore del Mercosur. E' sicuramente presto per cambiare vittoria, ma che un Paese importante come il Brasile “ci metta la faccia”, come si suol dire, è un avvenimento storico.

Li toccano proprio lì, dove gli interessa di più: nel portafoglio.

Frattini, e l'Europa tutta, prenda esempio dall'America. Del sud, of course.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Colpire Israele con le loro stesse armi, il boicottaggio economico. Trattasi del mezzo più idoneo, lo stesso che loro hanno usato, per abbattere Hitler, da quando egli salì al potere nel gennaio 1933. Come dice l'articolo si è ancora in una fase iniziale, ma solo l'azione comune di tutti gli stati farebbe limitare il loro potere terroristico sul pianeta. Purtroppo ancora troppi governi "democratici" sono sotto lo scacco israeliano. Il futuro in tal senso darà le sue risposte.
IN ALTO I CUORI!!!
EMIL

Andrea Chessa ha detto...

E io credo che - almeno per quanto riguarda l'Europa - saranno negative...

Cominciamo a cercarci un posto dove poter espatriare. Consiglio l'Iran.