lunedì 27 luglio 2009

Via Rasella: la democrazia antifascista in azione

L'ennesimo esempio di una giustizia (con la “g” minuscola) e di un sistema legislativo perennemente asserviti ai dogmi della Storia ufficiale, nonché della vergognosa censura che si attua nei confronti di coloro che studiano seriamente la Storia senza il cappio al collo dei mondialisti e dei loro lacchè comunisti, arriva in questi giorni dalla Corte di Cassazione.

Da questo momento in poi, chiunque definirà “massacratori” i partigiani che compirono l'attentato di Via Rasella, che ho spiegato (credo) esaustivamente qui e che invito a leggere con attenzione per poter capire al meglio - http://chessaandrea.blogspot.com/2009/03/le-fosse-ardeatine-perche-fu-legittima.html – attentato nel quale trovarono la morte non solo soldati tedeschi ma anche civili (fra cui un bambino orrendamente dilaniato dall'esplosione), commette il reato di diffamazione. Sic et simpliciter.

Ci aveva già provato il quotidiano Il Tempo a cercare di ripristinare, almeno un minimo, la verità storica. Cioè che l'attentato di Via Rasella non fu una azione di guerra fatta nel rispetto degli allora vigenti regolamenti nazionali ed internazionali, e che quindi fu solo “un inutile massacro”. Il giornale aveva definito “massacratori di civili” i partigiani che compirono l'attentato in Via Rasella.

Contro poche righe si era subito mossa Elena Bentivegna, figlia della gappista Elena Capponi e Rosario Bentivegna, la quale aveva perso inizialmente una causa per diffamazione contro il quotidiano; sentenza poi riabilitata in Cassazione.

Ma la democratica censura antifascista non poteva certo permettere che gli eroi della Resistenza venissero qualificati con altri epiteti diversi da quelli stravecchi e bugiardi di una Storiografia partigiana e parziale. Perciò scatta subito la condanna: non sia mai che riemerga la verità storica dopo settanta anni di bugie e menzogne!

D'ora in poi, pertanto, anche noi, che abbiamo molti meno mezzi di sopravvivenza rispetto al quotidiano Il Tempo, dobbiamo stare attenti. Non potremo più usare il termine di “massacratori”: sappiamo che il potere giudiziario sta su di noi, come un corvaccio menagramo, pronto a castigarci al minimo errore.

D'ora in poi saremo costretti ad usare un altro termine, che magari non c'entri nulla con quello sopracitato. Siete chiamati, da lettori intelligenti, ad uno sforzo di interpretazione non indifferente. Perché se io scrivo che l'attentato di Via Rasella era un inutile paparaquaquà compiuto da dei poriponziporiponzitori, dobbiamo capirci.

Piccoli trucchi di sopravvivenza per restare a galla nella democrazia del Grande Fratello e dei suoi bravi, e per continuare a dire la verità contro una stampa, una politica e una magistratura eternamente asserviti e schierati agli innominabili poteri.

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