sabato 25 luglio 2009

La Sardegna va a fuoco


E' un gigantesco fronte di fuoco quello che, in queste ore, investe con una brutalità senza precedenti la Sardegna. Da nord a sud una enorme lingua di fiamme e di fumo che ha devastato abitazioni, ucciso centinaia e centinaia di capi di bestiame, bruciato decine di ettari di macchia mediterranea e di terreni agricoli, e che si è già presa due vite. La prima vittima è Mario Piu, morto nell'estremo tentativo di salvare le sue pecore – unica fonte di sostentamento – mentre la seconda è Antioco Serra, allevatore di 56 anni che è rimasto intrappolato nel fumo.

Tanti i roghi, spesso sviluppatisi a poca distanza l'uno dall'altro, che infliggono un duro colpo all'economia e alle vite dei sardi. Pozzomaggiore, Mores, Dolianova, Monte Arci, Sindia, Ittireddu, Semestene, Loiri, Berchidda, Mamusi, Pardu, San Nicolò Gerrei... sono tutti nomi accomunati da un unica tragedia, quella del fuoco.

Che, in questi giorni, vede i suoi principali alleati nel vento forte che soffia sull'Isola e nelle temperature elevatissime. Ma non solo: il complice più pericoloso è un altro. Perché se è vero quello che ha detto Giorgio Oppi, l'assessore per l'Ambiente che solo dopo qualche ora dal svilupparsi dei primi incendi parlava di un preciso intervento umano nell'appiccare gli incendi, l'intervento dei piromani sarebbe stato fondamentale nel far si che, da una parte all'altra della Sardegna, scoppiassero incendi e roghi simultaneamente.

Intanto si fa la conta dei danni: la Regione Sardegna ha parlato di circa 80 milioni di euro. Di questi ne verranno stanziati subito 3 per dare immediatamente il via ai primi interventi di ricostruzione e qualificazione.

Ma al di là del puro dato numerico, già incredibile di per se, vi è la tragedia umana: quella di due uomini morti, di centinaia di povere bestiole che nel fuoco hanno trovato la morte ed una sofferenza indicibile, e di centinaia di famiglie che tiravano avanti grazie all'allevamento e ai propri campi, e che ora non sanno più che cosa fare.

Bisognerebbe chiedersi: solo qualche banda di cialtroni – per i quali la forca può essere più che sufficiente – oppure è una strategia ben precisa? Perché spesso dietro la mano del piromane vi sono interessi immobiliari, la necessità di pascolo per i propri animali, l'interesse edilizio. Non sarebbe, purtroppo, la prima né l'ultima volta.

Se avesse ragione Oppi, che cosa bisognerebbe fare a questa gentaglia, che non ha alcun rispetto per i suoi simili, per gli animali e per l'ambiente? In tempi antichi era la pena di morte. Io credo oggi che i piromani possano essere equiparati a dei terroristi, con l'ulteriore aggravante dell'omicidio premeditato. Perché quando appicchi il fuoco sai benissimo che puoi uccidere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La cosa più brutta è che questa sia l'ennesima mattanza causata da un solo motivo: costruire...

Alessio

Andrea Chessa ha detto...

Tanti giganteschi roghi, che partono tutti negli stessi momenti, a parere del sottoscritto è difficile che siano un caso.

Non mi stupirei se dietro ci fosse una strategia.

E quello che dici tu è uno dei motivi ai quali ho pensato anche io.

Un saluto