La notizia è vecchia di tre giorni, ma, pur non essendosi comunque guadagnata un servizio su uno dei tg, appare nonostante tutto sul Corriere versione internet.
Ricordate la vicenda delle vignette pubblicate da un giornale danese che ironizzavano sull’Islam e sui musulmani rappresentando Maometto con la cintura esplosiva intorno alla vita e simili? Tutto il mondo musulmano, e in particolare quello moderato, il quale giustamente non poteva assolutamente accettare l’equazione musulmano=terrorista, si indignò e protestò vivacemente. Dai difensori occidentali della libertà di opinione dovemmo subirci il pistolotto sulla libertà di opinione, sul diritto di fare satira, e così via. Uniti nella battaglia a favore delle offensiva vignette anti-musulmane trovammo anche i destrorsi nostrani, gli stessi, tanto per intenderci, che si indignano poi per le battute fatte al No Cav Day e altri stomachevoli incontri di ex, post e neo comunisti.
Chi ha la memoria non troppo corta ricorderà sicuramente che, una volta che si placò la comprensibile ira dei musulmani per quelle vignette ingiuriose e offensive, un giornale satirico francese, “Charlie Hebdo”, ripubblicò di nuovo le vignette già a suo tempo pubblicate dal quotidiano danese. Come a dire: non si sa mai che non vengano insultati abbastanza, questi musulmani. Ovviamente quasi tutta la stampa francese, e non solo, fece quadrato rivendicando il diritto a fare satira e fornendoci gli utilissimi pistolotti sulla democrazia e sulla libertà di parola.
In questi giorni il giornale “Charlie Hebdo” è ancora nell’occhio del ciclone, ma non per delle vignette anti-islamiche, bensì vignette considerate antisemite. Nel giornale in questione Siné, questo il nome dell’autore dell’orrendo crimine, avrebbe disegnato alcune composizioni in cui si ironizza sull’unione del figlio di Sarkozy, Jean Sarkozy per l’esattezza, con Jessica Sebaoun, l’ebrea figlia dell’ebreo fondatore dei celebri magazzini “Darty”: nelle vignette viene lasciato intendere che l’unione tra i due non sia casuale ma sia il frutto di un preciso calcolo politico in virtù del quale, grazie alle sue amicizie ebraiche, il figlio del Presidente francese potrebbe puntare molto in alto nella sua carriera. Unione con un ebrea per favorire il proprio successo, insomma.
Ovviamente ci dobbiamo scordare le prediche relative alle vignette musulmane: niente satira, niente libertà di parola e di espressione, ma solo antisemitismo, e bieco e furioso odio contro gli ebrei il connettere il successo sociale alle proprie radici ebraiche. Sinè si difende e, curiosamente, porta a difesa delle sue vignette esattamente le stesse motivazioni che furono date quando qualcuno osò indignarsi per le vignette danesi pubblicate, altrettanto curiosamente, sullo stesso giornale. Oggi chi non se ne fosse ancora accorto può appurare quanto valgano le lezioni di moralità e di democrazia che ci avevano dato a suo tempo questi “signori”, quando qualcuno – me compreso – osò affermare e scrivere che forse la satira non è ironizzare sul fatto che tutti i musulmani siano terroristi, e che a fare satira così siamo bravi tutti. Stavolta, invece, tutta la stampa francese fa quadrato contro Sinè, gridando all’antisemitismo; si unisce al coretto anche la “Lega contro l’antisemitismo e il razzismo” ( figli minori dell’ADL? ), il che non fa mai male. E’ sintomatico che nessuno parli oggi di censura come se ne parlò un po’ di tempo fa. Del resto, quale censura?
Censura che ironizza sugli islamici? Le vignette vengono pubblicate in centinaia di spazi, i giornalisti che le disegnano e gli editorialisti che le pubblicano diventano degli eroi.
Censura che ironizza sugli ebrei? Le vignette vengono bloccate, licenziamento del disegnatore e scuse ufficiali della rivista.
Più chiaro di così…
Oppure vi serve un disegnino?
Ricordate la vicenda delle vignette pubblicate da un giornale danese che ironizzavano sull’Islam e sui musulmani rappresentando Maometto con la cintura esplosiva intorno alla vita e simili? Tutto il mondo musulmano, e in particolare quello moderato, il quale giustamente non poteva assolutamente accettare l’equazione musulmano=terrorista, si indignò e protestò vivacemente. Dai difensori occidentali della libertà di opinione dovemmo subirci il pistolotto sulla libertà di opinione, sul diritto di fare satira, e così via. Uniti nella battaglia a favore delle offensiva vignette anti-musulmane trovammo anche i destrorsi nostrani, gli stessi, tanto per intenderci, che si indignano poi per le battute fatte al No Cav Day e altri stomachevoli incontri di ex, post e neo comunisti.
Chi ha la memoria non troppo corta ricorderà sicuramente che, una volta che si placò la comprensibile ira dei musulmani per quelle vignette ingiuriose e offensive, un giornale satirico francese, “Charlie Hebdo”, ripubblicò di nuovo le vignette già a suo tempo pubblicate dal quotidiano danese. Come a dire: non si sa mai che non vengano insultati abbastanza, questi musulmani. Ovviamente quasi tutta la stampa francese, e non solo, fece quadrato rivendicando il diritto a fare satira e fornendoci gli utilissimi pistolotti sulla democrazia e sulla libertà di parola.
In questi giorni il giornale “Charlie Hebdo” è ancora nell’occhio del ciclone, ma non per delle vignette anti-islamiche, bensì vignette considerate antisemite. Nel giornale in questione Siné, questo il nome dell’autore dell’orrendo crimine, avrebbe disegnato alcune composizioni in cui si ironizza sull’unione del figlio di Sarkozy, Jean Sarkozy per l’esattezza, con Jessica Sebaoun, l’ebrea figlia dell’ebreo fondatore dei celebri magazzini “Darty”: nelle vignette viene lasciato intendere che l’unione tra i due non sia casuale ma sia il frutto di un preciso calcolo politico in virtù del quale, grazie alle sue amicizie ebraiche, il figlio del Presidente francese potrebbe puntare molto in alto nella sua carriera. Unione con un ebrea per favorire il proprio successo, insomma.
Ovviamente ci dobbiamo scordare le prediche relative alle vignette musulmane: niente satira, niente libertà di parola e di espressione, ma solo antisemitismo, e bieco e furioso odio contro gli ebrei il connettere il successo sociale alle proprie radici ebraiche. Sinè si difende e, curiosamente, porta a difesa delle sue vignette esattamente le stesse motivazioni che furono date quando qualcuno osò indignarsi per le vignette danesi pubblicate, altrettanto curiosamente, sullo stesso giornale. Oggi chi non se ne fosse ancora accorto può appurare quanto valgano le lezioni di moralità e di democrazia che ci avevano dato a suo tempo questi “signori”, quando qualcuno – me compreso – osò affermare e scrivere che forse la satira non è ironizzare sul fatto che tutti i musulmani siano terroristi, e che a fare satira così siamo bravi tutti. Stavolta, invece, tutta la stampa francese fa quadrato contro Sinè, gridando all’antisemitismo; si unisce al coretto anche la “Lega contro l’antisemitismo e il razzismo” ( figli minori dell’ADL? ), il che non fa mai male. E’ sintomatico che nessuno parli oggi di censura come se ne parlò un po’ di tempo fa. Del resto, quale censura?
Censura che ironizza sugli islamici? Le vignette vengono pubblicate in centinaia di spazi, i giornalisti che le disegnano e gli editorialisti che le pubblicano diventano degli eroi.
Censura che ironizza sugli ebrei? Le vignette vengono bloccate, licenziamento del disegnatore e scuse ufficiali della rivista.
Più chiaro di così…
Oppure vi serve un disegnino?
Fonte: corriere.it
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