mercoledì 1 settembre 2021

Tra clandestini e "carta verde": l'Italia è una barzelletta

Da oggi per prendere i mezzi pubblici (aerei, treni, navi, autobus) ci vorrà la "carta verde": raccontateci che il vaccino non è obbligatorio. Vaccino, tra l'altro, recentissimamente uscito dalla sperimentazione (il che significa che , fino a poco tempo fa, lo era).

Nel frattempo, a Porto Pino (Villasimius, provincia di Cagliari), 11 parassiti sbarcano tranquillamente sulla spiaggia, davanti agli attoniti bagnanti, dimostrando che, di fatto, l'Italia non è capace di difendere i propri confini nemmeno da un barchino di disperati.

Siamo una Nazione in cui un gruppo di criminali governa un gruppo di minchioni.

venerdì 6 agosto 2021

Covid19: la cura è peggiore della malattia?

L'EudraVigilance ha pubblicato recentemente i dati sulla mortalità da Covid19 all'interno dell'area europea.

“EudraVigilance è la bancadati europea per la gestione e l’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai medicinali che sono autorizzati, o che sono oggetto di studio attraverso trial clinici, nell’Area Economica Europea (European Economic AreaEEA). Il sistema è operativo dal dicembre 2001.

Le segnalazioni sono trasmesse direttamente a EudraVigilance per via elettronica dalle autorità regolatorie nazionali, dalle aziende farmaceutiche titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio per i medicinali e/o dagli sponsor degli studi clinici.”

Tutto molto semplice e chiaro, preso direttamente dal sito Aifa.it, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Insomma, non parliamo dei soliti complottisti no-vax, ma di fonti ufficiali che provengono direttamente dai Governi e dalle case farmaceutiche.

Ecco, di seguito, i dati aggiornati a fine luglio dell’Eudra. 

Diamo loro una rapida lettura.

Nel migliore dei casi (AstraZeneca) la mortalità da vaccino si attesta sul 1,31%. Più vaccini vengono fatti, più morti ci sono. Fin qui nulla di strano: è pura statistica. Le due colonne che ci interessano, però, sono essenzialmente due: la percentuale di morti per reazioni avverse al vaccino e la percentuale di infortuni gravi. Attenzione, però: queste percentuali si riferiscono ai casi che vengono riportati ufficialmente sia dagli enti governativi, sia dalle case farmaceutiche che, come abbiamo letto poco sopra, sono obbligate, per legge, a rendere pubbliche questo tipo di informazioni.

Su questi dati possiamo fare diverse considerazioni. La prima, più immediata: il vaccino più sicuro è quello di Astrazeneca, con “solo” 4.500 morti circa su un totale di quasi 350.000 segnalazioni da reazioni avverse, con una percentuale di reazioni avverse del 1,31%. La seconda: il più mortale è quello di Moderna, dannoso cinque volte di più (mortalità del 6,45%).

I casi gravi, invece, hanno percentuali elevatissime. Il Janssen è quello più sicuro: hai una certa possibilità di rimanerci secco, comunque nettamente più bassa rispetto ad altri vaccini più blasonati, e ad un vaccinato su tre non fa bene sicuramente (percentuale del 32,75%). Il Moderna è il peggiore di tutti: più alta letalità di morte da vaccino, più alta percentuale di complicazioni gravi (54,99%, più di una persona su due). Se però Moderna piange, Pfizer ed Astrazeneca non ridono: bene o male uno su due, tra i casi segnalati, può avere complicazioni gravi da vaccino (rispettivamente 43,87% e 53,77%).

Abbiamo quindi ben chiaro il tasso di letalità e di complicazioni successivi alla vaccinazione antiCovid. Ma quale è il tasso di letalità del Covid19 stesso? Ne abbiamo parlato spesso, ma stavolta facciamo parlare altre fonti, ben più autorevoli di noi.

Facciamo un giretto su internet. Primo risultato: un articolo di Focus.it (https://www.focus.it/scienza/salute/quanto-uccide-covid), una delle maggiori e più accreditate riviste scientifiche ad ampia divulgazione presenti in Italia, datato a novembre dello scorso anno, che utilizza toni sicuramente allarmistici. “La mortalità da Covid è più alta in Italia rispetto alle altre Nazioni!” In percentuale? La rivista cita un rapporto dell’Imperial College di Londra (https://www.imperial.ac.uk/mrc-global-infectious-disease-analysis/covid-19/report-34-ifr/) secondo cui il tasso di mortalità nella prima fase del Covid19 (quindi la più aggressiva e virulenta) oscillerebbe, in Europa, tra lo 0.23% e 1,15%. Tasso che, in Italia, si alza improvvisamente fino al 2,23%. Perché? È l’articolo stesso a spiegarcelo poco dopo: in Italia la popolazione è mediamente più anziana rispetto alle altre Nazioni.  Comunque sia: teniamoci il 2,23%.

Non è che ci sia da esserne così sicuri, però. È lo stesso New York Times, un anno fa, a titolare un suo articolo così: “Il grande mistero della pandemia: quanto è letale il coronavirus?” (https://www.nytimes.com/2020/07/04/health/coronavirus-death-rate.html). Ci aiuta il sito Ilpost.it (https://www.ilpost.it/2020/07/06/covid-19-tasso-letalita/): 0,06%. Tradotto: meno di una persona su cento.

Ci serve però qualche dato più attendibile. Come quello della Fondazione Veronesi, che si può riscontrare a questo indirizzo: https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/vaccini-percentuali-di-efficacia-e-mortalita-per-covid-19. Un lettore, tal Giuseppe, scrive alla Fondazione chiedendo il parere dell’esperto, Giovanni Rezza, infettivologo ed esperto di Igiene e Medicina Preventiva, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità. Giuseppe ci dice che la mortalità da Coronavirus, in Italia, è del 3%: non viene contraddetto in alcun modo, e quindi possiamo supporre che il Dottor Rezza, e conseguentemente la Fondazione Veronesi, prenda per attendibile questo dato.

Il 3% viene confermato, al dicembre 2020, anche dal sito dell’Università di Padova (https://ilbolive.unipd.it/it/news/italia-letalita-covid19-piu-alte-mondo), che parla addirittura di 3,5%.

Questo dato viene ulteriormente confermato dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità (nemmeno qui parliamo di complottisti novax o analfabeti funzionali), nel suo Bollettino di Sorveglianza Integrata, datata 17 marzo 2021 (lo potete trovare a questo indirizzo: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_17-marzo-2021.pdf):


Possiamo dire, senza timore di smentita, che il tasso di letalità per Covid19 è all’incirca del 3%, ma notiamo una cosa importante: la percentuale cresce sensibilmente man mano che si aumenta l’età dei malati. Fino ai 60 anni circa la percentuale di morti è quasi nulla (0,6%, meno di una persona su cento). 

Le percentuali di morte da vaccino sono superiori alla percentuali di morti di Covid19. Tutto scritto da fonti governative, nero su bianco. 

Basterebbero queste semplici considerazioni per far porre delle domande – non dico passare dalla parte dei novax, per carità!, ma almeno porsi delle domande… – a persone che abbiano conservato, almeno in parte, un minimo di senso critico. Voi no. Vi hanno detto che i sacrifici dei negozi chiusi, delle mascherine e del gel sarebbero state solo poche settimane, e voi siete chiusi da anni; vi hanno fatto schiumare odio e rabbia contro gente che faceva la corsetta mattutina o portava a spasso il cane, e voi li avete aggrediti e maledetti; vi hanno detto di mettervi delle luride pezze sulla faccia, e lo avete fatto senza fiatare; poi lo hanno fatto fare anche ai vostri figli, ed anche in quella occasione avete obbedito ciecamente. Ma no, non bastava. Per un’influenza con tasso di letalità del 3%, fate la fila sotto il sole cocente per farvi iniettare vaccini posticci che hanno un tasso di mortalità superiore alla malattia stessa dalla quale dovrebbero difendervi, firmando moduli in cui esentate da ogni responsabilità sia le case farmaceutiche che li producono sia quello stesso Stato che vi costringe a vaccinarvi ma che, allo stesso tempo, se ne lava bellamente le mani.

Siete esattamente come volevano che foste: dei minchioni che scambiano la loro ipocondria artificiale per senso civico.

venerdì 23 luglio 2021

Green passo e TSO: venite avanti, c'è posto

Misure di emergenza prorogate al 31 dicembre, obbligo di carta verde per i ristoranti al chiuso, ancora la Nazione suddivisa in zone.

Proprio nel momento in cui il Covid19, in Italia, non c’è più (lo Stivale è tutto “zona bianca”), il Governo butta nuovamente la palla avanti, imponendo ulteriori misure draconiane fino alla fine dell’anno.

Riteniamo, ormai, che solamente dei cretini o delle persone in malafede (oppure una combinazione – pericolosissima – di entrambe le cose) non riescano a vedere come si stia andando incontro a pericolosissime derive di “controllo alla cinese” e come l’Italia sia una gigantesco laboratorio di controllo sociale.

Eppure il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo ha ammesso chiaramente anche ieri, in conferenza stampa: chi rischia di più sono coloro che hanno dai settant’anni in su. Lo diciamo da mesi, anzi, da più di un anno, ma siamo stati sostanzialmente inascoltati. Per una variante di influenza che colpisce prevalentemente anziani e persone con gravi patologie ai polmoni o al cuore una intera Nazione è tenuta in ostaggio da una banda di criminali, e ciò da quasi due anni.

È utile ricordarci come siamo arrivati a questo punto.

A febbraio 2020 il miserabile pagliaccio in giacca e cravatta proclamava a gran voce che non ci fosse alcuna emergenza in Italia, e che la Nazione era assolutamente preparata per gestire quella nuova ondata di influenza (si aveva ancora il coraggio di chiamarla col proprio nome, all’epoca) che veniva dalla Cina. Galvanizzati dalla propaganda governativa ecco che guitti d’avanspettacolo alla Scanzi ed alla Lucarelli invitavano la popolazione ad uscire in strada ed a godersi la vita (“Abbracciamo un cinese”, diceva la velina di Rolling Stone – “Che cazzo vi chiudete in casa per una influenza!?”, esclamava l’intellettuale di riferimento dei Cinque Stelle… ve li ricordate?).

Dopo nemmeno un mese la Nazione veniva completamente bloccata, intere attività chiuse d’ufficio, buona parte della popolazione gettata nella disperazione più nera. Questi sacrifici sarebbero stati necessari solo per qualche settimana, ci dicevano, giusto il tempo di riportare la situazione alla normalità, di alleggerire un po’ le terapie intensive degli ospedali italiani, che erano strapiene. L’attività governativa, nel mentre, si muoveva a pieno ritmo: ambulanze vuote che giravano ripetutamente per le città, le bare di Bergamo, gel e mascherine letteralmente introvabili, talvolta acquistate per milioni di euro e mai ritirate (chiedere a Nicola Zingaretta ed ai suoi affari in Regione Lazio).

Una popolazione un tempo brillante, faro di Civiltà, trasformata in un’amorfa massa di morti viventi ipocondriaci, pronta a puntare il dito contro i kulaki di volta in volta indicati dal regime: prima erano i corridori della domenica, braccati in diretta TV con elicotteri e droni di sorveglianza, nemmeno si trattasse di Pablo Escobar; poi quelli dello “spritz” del sabato sera, con tanto di emeriti parassiti statali che su Facebook invocavano la serrata dei locali a tempo indeterminato; poi fu la volta di quelli che portavano a passeggio il cane, con tanto di agenti della municipale trasformati in sceriffi del Bronx (ricordate la coppia picchiata selvaggiamente a Sassari da 4 pattuglie di Polizia, oppure il ragazzo trascinato in commissariato e costretto ad abbandonare il suo cagnolino legato ad un albero in mezzo alla strada?). Un clima di terrore e da caccia alle streghe che ha portato i più cretini della popolazione – purtroppo la stragrande maggioranza – a vere e proprie scene di isteria collettiva (persone aggredite sul treno perché non rispettavano adeguatamente la distanza, risse in metropolitana per chi non utilizzava la mascherina ma stava a decine di metri di distanza dagli altri).

Nel frattempo la Nazione era nella disperazione sempre più nera: decine di migliaia di attività chiuse (i ristoratori e gli albergatori sono coloro che hanno pagato, e continuano a pagare, il prezzo più alto di questa deriva totalitaria), ragazzini costretti a stare a casa per fare la DAD già in terapia psichiatrica a dodici anni, impennata del numero di suicidi.

Poi venne il vaccino. In pochi mesi le case farmaceutiche hanno fatto ciò che in quarant’anni non sono riuscite a fare per l’AIDS, per il cancro: ecco l’intruglio miracoloso che ci salverà tutti. Però chi prenderà questo intruglio miracoloso dovrà continuare ad utilizzare la mascherina anche per andare in bagno, rischierà di ammalarsi comunque, non sarà protetto da eventuali varianti del virus. Di più: le stesse case farmaceutiche, la Pfizer, la AstraZeneca, la Johnson & Johnson, non potranno essere chiamate a rispondere di eventuali danni – che non si conoscono nel medio-lungo termine – e lo stesso dicasi per lo Stato Italiano. È scritto lì, nero su bianco, nei moduli che milioni di imbecilli si affrettano a firmare, ovviamente senza nemmeno prendersi la briga di leggerli, nei centri di vaccinazione di massa.

L’Italia, finalmente, può tornare a respirare: l’estate sta arrivando e non allentare la stretta sulle attività economiche che ancora riescono a produrre ricchezza in questa Nazione (piccoli e medi imprenditori, la spina dorsale dell’economia italiana) significherebbe la rivolta sociale, anche per un popolo, il Nostro, che la parola “rivolta” non sa nemmeno più come si scriva da tempo.

I polli, però, non possono razzolare troppo tempo dentro il recinto. Potrebbero ricordarsi nuovamente di che cosa significhi la libertà, quando per spostarsi non c’era la necessità di nessuna autocertificazione, quando per transitare da una Regione all’altra non ci si doveva sottoporre a nessun tampone, quando si poteva uscire a bere qualcosa la sera senza stare a guardare l’orologio per non infrangere il coprifuoco, quando si poteva ancora andare a trovare amici e parenti senza doversi contare.

Ecco allora che, proprio mentre l’Italia è completamente in zona bianca, e questo nel momento più alto della stagione turistica estiva, si introduce la carta verde, la nuova patente di cittadinanza, acclamata e sostenuta a gran voce dai colti, dai letterati, dai salotti buoni. Ecco il definitivo spartiacque tra i cittadini probi ed onesti ed i pericolosi negazionisti novax (per essere incluso in questa categoria non c’è bisogno di essere davvero un novax: basta semplicemente farsi qualche domanda e porsi qualche dubbio), linciati h24 – per adesso solo mediaticamente – dalla propaganda governativa come criminali, irresponsabili.

Complottisti, negazionisti, ignoranti: ecco la sintetica descrizione che giornali e TV di regime riservano a tutti coloro – anche all’interno della categoria dei medici e degli operatori sanitari – che osano porsi qualche domanda, avere dei dubbi, chiedersi verso quale deriva stia andando la Nazione.

Novax: negazionisti squilibrati da escludere dalla vita politica e sociale dell’Italia, anche da internare, da sottoporre a trattamento psichiatrico. Dite che non si arriverà mai a questo? Ma sta già accadendo, sotto i vostri occhi. Ricordate il caso di Dario Musso, internato e sottoposto a TSO perché girava per la città con un megafono? Ricordate il caso di Giuseppe, lo studente che si è incatenato simbolicamente al banco della sua classe, portato via di peso ed anche lui sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio come l’ultimo dei malati di mente?

Piccole, piccolissime finestre di Overton buone per saggiare gli umori della popolazione, una popolazione che, salvo rare e lodevoli eccezioni, acclama a gran voce misure coercitive di questo tipo. “Dario Musso era uno squilibrato”, “Giuseppe frequentava amicizie di destra, che simpatizzavano per il Nazismo”: questo il tenore dei commenti su Facebook, nei telegiornali, al bancone del caffè (quelli che il Governo non è riuscito ancora a far chiudere).

Il trattamento psichiatrico obbligatorio, tranquillanti, calmanti, l’elettroshock: è uno dei modi con i quali i regimi  mettono a tacere i dissidenti. E si che non fate altro che parlare di regime qui e regime lì, invocando a gran voce quella Costituzione della quale ricordate solo XII Disposizione Transitoria che vi serve solo ed unicamente per tappare la bocca agli avversari politici, quegli stessi che, dopo una guerra mondiale persa ed un’infinità di leggi e leggine contro, non avete ancora piegato.

Una popolazione schiava e complice, che in ginocchio, le mani sporche di gel alcolico e la bocca chiusa da un lurido straccio appiccicato sulla bocca, guarda pregante il proprio carnefice affinché stringa ancora più forte le catene: questo sono diventati gli italiani, questo è il triste spettacolo con il quale dobbiamo confrontarci.

Noi altri, noi Fascisti, quelli sempre e comunque dalla parte sbagliata, ve lo abbiamo continuato a ripetere ad oltranza, quando non ci avete tappato la bocca con qualche magistrato prezzolato o con qualche estremista di sinistra che ci sfasciava la scatola cranica a colpi di chiave inglese: adesso ridete perché ci passiamo noi, ma prima o poi toccherà a voi. Noi altri ci siamo già passati: negazionista, psicopatico, criminale, assassino… sono tutti termini che ci avete affibbiato voi, tra gli applausi scroscianti della folla con gli occhi iniettati di sangue. Noi altri ce lo sentiamo dire da un pezzo che dobbiamo essere rinchiusi dentro qualche recinto e sottoposti ad un TSO. Adesso tocca anche a voi. Ci stringiamo un po’, state tranquilli, mostrate il vostro “green pass”, alzate sulla faccia quello straccio lurido: venite avanti, ché c’è posto.

giovedì 10 giugno 2021

Ottantuno anni fa il Sangue contro l'oro

Ottantuno anni fa l'Italia si ergeva ad estremo baluardo dell'Onore e del Sangue ario contro l'innominabile lobby che da 2000 anni avvelena i pozzi della Tradizione dell'Europa.
Hanno vinto una guerra, ma non l'ultima battaglia. Non ancora.
Lunga vita a coloro che difesero la Civiltà.
 

 

mercoledì 9 giugno 2021

Perché il ristorante no-kids si ma il ristorante no-gay no?

Sta facendo molto discutere l’iniziativa di un ristorante romano che ha espressamente bandito i bambini sotto i 14 anni dal proprio locale adducendo, a motivazione di questa scelta, la necessità di riservare la tranquillità e la riservatezza dei clienti i quali, diversamente, sarebbero messi a dura prova da orde di bambini vocianti e scalpitanti tra i tavoli.

Intendiamoci: anche il sottoscritto, probabilmente, farebbe una capatina in un locale simile, e questo non perché odi i bambini ma, più semplicemente, perché, di tanto in tanto, può essere rilassante concedersi una cena senza il chiasso e il vociare che solitamente si subisce quando si frequentano locali più generalisti.

Attenzione, però: si rischia di aprire un vero e proprio vaso di Pandora. Dato che sempre più locali attuano la politica del senza-bambini (in inglese “no-kids”, ma noi non siamo inglesi, quindi non utilizzeremo questo termine), perché i genitori di bambini più piccoli dei 14 anni non potrebbero chiedere a gran voce un disegno di legge che li tuteli visto che, come è evidente, sono sempre più vittima di discriminazioni?

Ed inoltre: perché, se esistono locali e ristoranti in cui non possono entrare le coppie con bambini, non potrebbero esistere locali in cui è proibito l’ingresso ai grassi, ai pelati, a coloro che portano gli occhiali, agli omosessuali, ai negri, agli ebrei, a seconda delle scelte politiche, morali o religiose del proprietario?

La questione è questa: si tutelino tutti, oppure non si tuteli nessuno. Una società civile dovrebbe tutelare tutti, senza distinzioni. Il motivo per cui avversare la legge Zan è questo: il voler creare una categoria di cittadini giuridicamente più tutelata di tutti coloro che omosessuali non sono, laddove, viceversa, dovrebbero essere tutelati tutti i cittadini.

Detto in altre parole: non bisogna punire chi picchia un omosessuale perché si bacia in strada, o una persona semplicemente perché di colore, bensì si dovrebbe punire chi picchia un’altra persona, a prescindere dal colore della pelle, dalla religione, dalle proprie scelte sessuali.

Pretendere di creare un rango superiore di cittadini – i quali verrebbero più tutelati dalla legge rispetto agli altri – potrebbe spingere anche tutte le altre categorie a chiedere simili tutele. Chi di noi non conosce qualcuno che è stato picchiato a scuola perché portava gli occhiali, o perché era sovrappeso, oppure perché era timido con le ragazze? Certo, al giorno d’oggi si griderebbe al bullismo e si sprecherebbero fiumi di inchiostro, però noi che abbiamo 35/40 anni, queste cose le abbiamo subite, anzi, possiamo perfino dire che ci abbiano formato il carattere.

Stupisce come, facendo un giro tra le principali pagine delle testate giornalistiche italiane, spesso a sostenere questo tipo di scelta dei ristoranti no-bambini siano proprio coloro che, nominalmente, si dichiarano di sinistra, quindi contro le discriminazioni e le ghettizzazioni, almeno a parole. Cosa accadrebbe se domani un ristoratore proibisse l’accesso al proprio locale agli omosessuali, oppure a coloro che non hanno figli? Lo possiamo facilmente immaginare: Laura Boldrini tutto un “pianto o stridor di denti”, la sinistra chiederebbe a gran voce l’intervento dei Caschi Blu, le testate giornalistiche griderebbero allo scandalo, e il ristoratore si troverebbe dopo dieci minuti la Digos nel locale.

L’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, come per questa gente la tutela delle minoranze sia solo un palliativo, una gigantesca messinscena buona solo a raccattare voti.

Non si dovrebbero tutelare le minoranze, bensì tutti i cittadini, indistintamente. Una politica seria discuterebbe sulla certezza della pena, in modo che chi compie azioni delittuose o violente abbia la garanzia di marcire per un bel pezzo dietro le sbarre, a prescindere se la vittima sia omosessuale o meno oppure abbia o no dei figli, anziché correre dietro a queste pagliacciate. Uno dei principali problemi della Giustizia è proprio questo: la totale sicurezza di impunità che la politica del “volemose bene”, portata avanti proprio dai progressisti e dalla sinistra, ha instillato in criminali e violenti.

giovedì 27 maggio 2021

La tragedia di Mottarone: la vita degli uomini non si iscrive in bilancio

Dopo il crollo del Ponte Morandi l’ennesima sciagura italiana: l’incidente della funivia di Mottarone, in cui hanno perso la vita 14 persone, dimostra, casomai ce ne fosse ancora bisogno, come il sistema economico liberista e capitalistico sia, nella realtà, una manna dal cielo per pochi ed un cappio al collo per i molti.

Dalle notizie che emergono dalle ultime ore emergerebbe, infatti, la volontà di saltare alcuni controlli di sicurezza sugli impianti della funivia. Il mito del privato che si sostituisce all’inefficiente apparato ed elefantiaco carrozzone pubblico viene smontato. Ancora una volta.

Per le aziende private i controlli e le manutenzioni di sicurezza sono solo ed esclusivamente dei costi da abbattere quanto più possibile; questa situazione è favorita anche da appalti su cui le amministrazioni pubbliche giocano continuamente al ribasso, costringendo le aziende a fare salti mortali per contenere i costi e, pertanto, avere un utile. Questo perché lo Stato viene gestito esattamente come un’azienda privata, in un gioco verso il (ri)basso in cui a perdere è sempre e comunque l’utente finale.

La vita degli uomini viene sacrificata in nome del profitto e del libero mercato, mentre tutto, nella Nazione, crolla: ponti, strade, cavidotti, funivie.

Per il capitalismo ed il libero mercato tutto rientra in un attivo ed in un passivo, ma la vita non è un passivo da inscrivere in bilancio.

Quando avremo il coraggio di mettere in discussione i capisaldi sui quali si basa la nostra stessa economia sarà sempre troppo tardi.

giovedì 20 maggio 2021

Signorina Lovato, posso darle del "tu"? Ma vaff.....


Lo ammetto: sono dovuto andare a cercare chi fosse Demi Lovato su Wikipedia, perché, fino a qualche decina di minuti fa, non ne avevo proprio idea. Del resto sapere vita, morte e miracoli dell’ultima creazione di Disney Channel che passa dal fare canzoni per bambini ad essere un mignottone da battaglia, invecchiato precocemente e male, non era una cosa che mi premeva particolarmente.

Come spesso succede con i film dell’orrore e Cecchi Paone – hai comunque un certo timore/repulsione ma non riesci comunque a staccare gli occhi dallo schermo – volevo sapere cosa significasse l’espressione non-binaria. Inizialmente ho pensato che si trattasse di una persona che odiava i treni. E sti cazzi – mi son detto tra me e me – il treno non è mica l’unico mezzo di locomozione! Poi ho letto che si identificano con un pronome personale, “they” in inglese, “loro” in italiano.

Lì ho capito che si trattava di un problema che doveva essere affrontato da un esorcista o da uno psichiatra. Oppure tutte e due le cose insieme. Praticamente i non-binari non si identificano né in un genere né nell’altro. Praticamente sono dei Cristiano Malgioglio che non ci hanno creduto abbastanza, nel senso che non hanno nemmeno un millesimo dell’intelligenza, il senso artistico, l’eleganza, la simpatia, la personalità e la cultura di quest’ultimo.

Scherzi a parte, però, ve lo immaginate il casino? Anche prenotare al ristorante diventa un’odissea.

“Buongiorno, vorrei prenotare un tavolo al ristorante”

“Certo, mi dica pure: in quanti siete?”

“Come si permette, brutto omofobo fasciorazzista negazionista che non è altro? Cosa ne saprò di quanti saremo?” (se ve lo state chiedendo: no, non faccio il cameriere).

Che questa ragazza non stia bene di cervello lo dice chiaramente la sua biografia: ha rischiato di morire varie volte per eccesso di alcol e droga, ha sofferto di bulimia (avevamo sospettato qualcosa, a ben vedere), soffre del disturbo della doppia personalità e, soprattutto, ha il disperato bisogno di far parlare di sé perché altrimenti le persone normali come il sottoscritto avrebbero continuato a strafottersene altamente della sua esistenza. Le canzonette di merda arrivano fino ad un certo punto, durano giusto qualche settimana, poi devi inventarti qualcosa per portare il pane a casa. E siccome non hai il talento di un Marilyn Manson qualsiasi cosa c’è di meglio che non salire sul carrozzone delle sigle lgbtwnfgog1”&%$)%!/!dngufhnfghhjk che un giorno si e l’altro pure ti costringono ad aggiungere una qualche lettera alle loro sigle demenziali per far parte del consesso delle persone mentalmente aperte e politicamente corrette?

I risultati di questo delirio collettivo si vedono tutti. Prima gente simile doveva andare a farsi curare. Adesso detta legge e viene osannata da tutti i tg.

Demi Lovato, comunque, entra a far parte di un gruppo di illustri signori che prima di lei hanno utilizzato questa pratica. Satana, il Mago Otelma e Gollum. Contenti loro.

E' una strana Nazione, l'Italia


Le ultime notizie di cronaca sono interessanti per capire fino in fondo il degrado politico ed intellettuale della nazione.

Se sei una rasta puzzolente e speroni una motovedetta della Guardia di Finanza pur di compiere fino in fondo il tuo dovere di schiavista e gettare sul primo porto italiano che trovi dei tubi dirigenti clandestini vieni assolta perché era un tuo preciso dovere (qualunque cosa ciò possa significare); se come Ministro dell’Interno cerchi di impedirlo, però, vai a processo; se sei uno studente di 18 anni che vuole simbolicamente protestare contro l’utilizzo della mascherina in classe vieni portato in ospedale e ti viene fatto un TSO obbligatorio.

Nel frattempo 400 clandestini, respinti sia dalla Spagna che da Malta, si dirigono in Italia sulla Sea Watch 4: “La Guardia Costiera Italiana si attivi per garantire immediatamente le operazioni di soccorso”, tuona perentorio il suo Presidente, Johannes Bayer. Sa che può farlo. L’Italia ha dimostrato chiaramente quanto conti e si faccia rispettare sul piano internazionale, come hanno ben dimostrato le ultime vicende dei quattro cammellari che ci hanno sparato addosso senza nemmeno che dicessimo “ba” (per molto meno Benito Mussolini avrebbe trasformato la Libia in un campo da golf fumante, ma tant’è): non abbiamo dubbi che anche questo diktat verrà prontamente esaudito.

E’ una Nazione particolare, l’Italia.

mercoledì 19 maggio 2021

Essere Nazionalsocialisti significa (e deve significare) essere revisionisti

Ci scrive un lettore, a metà tra l’irriverente e l’indignato, relativamente al mio ultimo articolo “Reprimono il dissenso con i TSO: stiamo diventando uno Stato totalitario?”: come ci permettiamo di dire che non si può essere Nazionalsocialisti senza dirsi anche revisionisti? Il revisionismo è una branchia della storia che nulla ha a che fare con l’avere idee politiche. Infatti molti autori revisionisti sono di sinistra e i primi revisionisti, come Faurisson, erano stati già deportati nei campi di sterminio nazisti”.

Quello che stiamo per enunciare è un concetto semplice, da noi espresso già milioni di volte, e che i lettori di questo spazio dovrebbero avere comunque interiorizzato. È comunque bene ripeterlo, per evitare fraintendimenti.

È certamente vero, come ci viene fatto notare, che essere revisionisti significhi solamente essere persone colte e che hanno avuto modo di studiare la Storia su qualche testo più serio che non fosse il Sabbatucci-Vidotto delle scuole superiori. Ciò non implica assolutamente che si debba simpatizzare per il Nazionalsocialismo oppure essere Fascisti.

Ma se è vero che non tutti i revisionisti sono Nazionalsocialisti è sicuramente vero che tutti i Nazionalsocialisti sono (o dovrebbero essere) revisionisti, cioè rifiutare la narrazione ufficiale secondo cui ci sarebbe stato, da parte della Germania Nazionalsocialista, con il supporto dei suoi alleati (in primis di Mussolini e dell’Italia Fascista), il deliberato intento di sterminare fino all’ultimo uomo una popolazione sostanzialmente inerme, cioè gli Ebrei, oltre ad altre categorie sociali e razziali. Essere Nazionalsocialisti senza essere revisionisti significherebbe, né più né meno, essere dei pazzi psicopatici, il che si che renderebbe obbligatorio ed auspicabile un TSO!

Essere Nazionalsocialisti e Fascisti significa leggere la Storia in chiave “altra” rispetto a come ci è stata raccontata per renderci docili e mansueti alle necessità del regime democratico; significa ritenere che il Nazionalsocialismo fosse e sia qualcosa di più profondo di un dittatore con deliri di onnipotenza che voleva sterminare tutti coloro che non erano alti e con i capelli biondi; significa rigettare la terminologia e l’ideologia sterminazionista, basata su documentari farlocchi vecchi di almeno quarant’anni e testimonianze già ampiamente sbugiardate in sede storica (leggasi Carlo Mattogno), per opporre un pensiero costruttivo.

Viceversa si farebbe il gioco dei soliti padroni del vapore.