giovedì 27 maggio 2021

La tragedia di Mottarone: la vita degli uomini non si iscrive in bilancio

Dopo il crollo del Ponte Morandi l’ennesima sciagura italiana: l’incidente della funivia di Mottarone, in cui hanno perso la vita 14 persone, dimostra, casomai ce ne fosse ancora bisogno, come il sistema economico liberista e capitalistico sia, nella realtà, una manna dal cielo per pochi ed un cappio al collo per i molti.

Dalle notizie che emergono dalle ultime ore emergerebbe, infatti, la volontà di saltare alcuni controlli di sicurezza sugli impianti della funivia. Il mito del privato che si sostituisce all’inefficiente apparato ed elefantiaco carrozzone pubblico viene smontato. Ancora una volta.

Per le aziende private i controlli e le manutenzioni di sicurezza sono solo ed esclusivamente dei costi da abbattere quanto più possibile; questa situazione è favorita anche da appalti su cui le amministrazioni pubbliche giocano continuamente al ribasso, costringendo le aziende a fare salti mortali per contenere i costi e, pertanto, avere un utile. Questo perché lo Stato viene gestito esattamente come un’azienda privata, in un gioco verso il (ri)basso in cui a perdere è sempre e comunque l’utente finale.

La vita degli uomini viene sacrificata in nome del profitto e del libero mercato, mentre tutto, nella Nazione, crolla: ponti, strade, cavidotti, funivie.

Per il capitalismo ed il libero mercato tutto rientra in un attivo ed in un passivo, ma la vita non è un passivo da inscrivere in bilancio.

Quando avremo il coraggio di mettere in discussione i capisaldi sui quali si basa la nostra stessa economia sarà sempre troppo tardi.

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