Permettetecelo, ma oggi, per la vittoria di Trump,
almeno un poco, ma esultiamo anche noi.
Siamo stati costretti a sorbirci, per mesi, e in
particolar modo in queste ultime settimane di campagna elettorale, una vera e
propria opera di terrorismo mediatico sfacciatamente in favore di Hillary
Clinton (ribattezzata simpaticamente e genialmente “Killary” per i suoi
propositi barricadieri e guerrafondai).
Abbiamo visto la sfacciataggine della Rai e dei
giornalisti di regime (vale a dire la stragrande maggioranza del sistema
giornalistico italiano) descrivere Trump come un misogino, un sessista, un
misogino, un razzista, e questo in ogni programma di approfondimento, in ogni
giornale, in ogni redazione, in ogni tweet, in ogni post su Facebook.
Abbiamo visto un mignottone autodefinitosi “cantante”,
rispondente al nome d’arte di Madonna, promettere fellatio a tutti i sostenitori
della Clinton, vantando le sue abilità “oratorie” dal un palco musicale,
applaudita e osannata da tutti i media main stream. Perché Trump è uno schifoso
sessista, ma Madonna, lei si che sa bene cosa sia la dignità delle donne.
Abbiamo visto gente come De Niro promettere
solennemente di riempire di pugni in faccia Donald Trump, ricevendo applausi e
pacche sulle spalle, senza che nessuno avesse alcunché da ridire riguardo al
fatto che un personaggio pubblico minacciasse fisicamente il candidato
repubblicane alla Presidenza degli Stati Uniti.
Abbiamo visto un’altra grande intellettuale americana,
tale Miley Cirus, un altro mignottone prestato alla musica, fare apertamente
propaganda per Killary Clinton, mentre in contemporanea si divertiva su un
palco, alla presenza di bambini e adolescenti, con un enorme pene di plastica.
Per non parlare dei radical chic di casa nostra, come
le Giovanna Botteri, i Gad Lerner, i Formigli, le Lilli Gruber, che davano la
vittoria della Killary come auspicabile e certa.
Il tutto in un mare di disinformazione, scrivevo, volto
a demonizzare nel modo più luciferino e demoniaco possibile Trump, distorcendo
ogni parola, ogni gesto di quest’ultimo.
Ecco, quindi, che una frase che qualunque persona
dotata di minima intelligenza riconoscerebbe come vera, vale a dire che “Le
donne sono attratte molto più da uomini di denaro e di potere che non da uomini
comuni”, diventa “Le donne sono tutte delle puttane”. Ecco che una frase
palesemente scherzosa rivolta da Trump alla figlia, “Se non fosse mia figlia le
avrei già chiesto di uscire”, si carica di significati incestuosi che solo una
mente prevenuta e livorosa, quale è appunto quella di un elettore medio di
sinistra, può riuscire a trovare. Ecco che una affermazione di buonsenso, quale
può essere “E’ necessario porre un freno all’immigrazione clandestina”, veste
immediatamente Trump nei panni di un affiliato al Ku Klux Klan.
E del nostro governo, ne vogliamo parlare? Il sostegno
incondizionato che Matteo Renzi e la sua corte di lacchè hanno dato alla
Clinton è stato sfacciato, palese, disgustoso. E, ovviamente, ora mette in
enorme imbarazzo il nostro Paese, che ha dimostrato di non avere i minimi
criteri di equidistanza che uno Stato deve necessariamente avere quando si
tratta delle elezioni di un altro Stato. Ma si sa che quelli di sinistra, da
qualche anno a questa parte, le elezioni non sanno nemmeno più che cosa siano. Ma
nella compagine governativa non si accontentano di fare schifo: vogliono
strafare. Ecco le illuminanti parole pronunciate questa mattina dalla deputata
del Partito Democratico, Ileana Argentin, a Radio Cusano Campus: “Lo dico francamente:
per me l’elezione di Trump è peggio del terremoto”. Se ne ricordino i
terremotati italiani, quando avranno a che fare con questa stronzetta e col
partito che la rappresenta.
Tutta la democrazia del PD e dei sinistri finisce qui:
valanghe di diritti, di democraticità, di libere elezioni che questi stronzetti
ci buttano addosso ogni giorno col proposito di darci lezioni di civiltà, tutto
si annulla ingloriosamente nell’isteria di constatare ciò che per questi
personaggi è inconcepibile: l’idea che il popolo voti diversamente da come lor signori
hanno comandato.
L’elettore medio di sinistra segue a ruota. Quando vince
la sinistra vince la cultura, l’apertura verso l’altro, i diritti, in una
parola: la democrazia; quando vince qualcuno che a quelli di sinistra non piace
vince il populismo, la xenofobia, l’ignoranza, il razzismo, il Fascismo, la
paura del diverso, etc. sembra quasi di vederli, questi trogloditi armati di
spranghe, andare a votare…
E invece bisognerebbe dire a questi stronzi di darsi
una regolata, perché lo scollamento tra le loro idee malate e la realtà è
sempre più tangibile. Gli Stati Uniti, come l’Italia, come l’Europa, non sono
solo orde di coppie omosessuali che smaniano di adottare figli; non sono solo
orde di negri che vogliono avere il diritto di mettere a ferro e fuoco le città
quando qualche poliziotto americano, anziché farsi riempire di mazzate come
sono soliti fare i nostri, abbatte sacrosantamente un criminale che non si sa
perché debba godere di una sorta di impunibilità perché negro; non sono solo
orde di miliardari col portafoglio bello gonfio e il culo al caldo che
pretendono di darci lezioni che non ci servono, e di cui non abbiamo bisogno, né
noi né nessun altro. Negli Stati Uniti, come in Europa, c’è anche una intera
popolazione stroncata dalla crisi, sempre più povera, costretta a combattere
con una massa abnorme di immigrati per uno straccio di lavoro, sempre più
sottopagato. Ci sono i redneck, i lavoratori col collo reso rosso dal sole, che
hanno visto drasticamente calare il loro stile di vita. Ci sono le fabbriche
dell’interno, un tempo punta di diamante dell’industria nazionale americana e
ora pigri e deboli fantasmi di ciò che furono in passato, stroncati dalla
delocalizzazione e dalla competizione globale.
A tutto questo, incredibile ma vero, Donald Trump ha
dato voce. Basta guardare il suo programma elettorale per rendersene conto. Si,
incredibile ma vero, negli ultimi mesi di dibattito elettorale, del programma
elettorale di Trump non si è nemmeno parlato, eppure c’è, ed è, almeno sulla
carta, solido. Vediamo nei dettagli.
Un americano su 4, dai 25 ai 4 anni, è disoccupato: si tratta
di una enorme forza lavoro inespressa, che ha ovvie ripercussioni economiche e
sociali. 45 milioni di americani sono sotto la soglia di povertà, e a nulla è
valsa la riforma sanitaria di Obama, che ha solo peggiorato le cose; rispetto a
dieci anni fa il reddito media di un americano si è abbassato di quasi 1.500
dollari. Insomma: gli Stati Uniti sono più poveri, e conseguentemente più
incazzati.
Il primo atto di Donald Trump è la Middle Class Tax Reliefs and Semplification Act: una enorme
riduzione delle tasse per le famiglie medie americane, addirittura del 35%:
solo con questo gli stipendi degli americani potrebbero crescere fino all’8% e
rialzare di 5/6 punti il PIL. Basti pensare che da noi Matteo Renzi esulta per
una crescita dello 0,2%...
Le piccole e medie imprese statunitensi, la spina
dorsale dell’economia americana, vedranno ridotte le tasse di più della metà:
dal 35% (cifra che per i nostri imprenditori sarebbe un sogno, visto che la
tassazione sulle imprese italiane viaggia a quasi il 70%, vale a dire il
doppio) al 15%, con l’intenzione di rilanciare l’economia americana. A ciò si
aggiungano ulteriori agevolazioni alle aziende che non delocalizzeranno (con l’introduzione
di dazi per quelle che lo faranno) e assumeranno manodopera indigena.
Ancora: svolta netta nel settore energetico, puntando
sulle risorse americane come carbone e petrolio. Gli ambientalisti non ne
saranno felicissimi, ma in ballo ci sono altri punti di PIL.
Ancora: divieto ai lobbisti di continuare a svolgere la
loro professione se hanno precedentemente avuto incarichi di governo, con
blocco di 5 anni e addirittura a vita per chi abbia ricoperto incarichi di
rilevante importanza all’interno della compagine governativa.
E ancora: lotta senza quartiere all’immigrazione, in
modo da raggiungere due risultati: aumento della sicurezza sulle strade
americane e fine della lotta tra poveri americani e poveri stranieri, con
conseguente incremento dei salari.
Ecco alcuni punti della ricetta Trump: una ricetta
nazionalista, forse isolazionista, ma che mira a fare il bene degli americani,
cosa che ogni Presidente americano dovrebbe fare.
Parliamoci chiaro. A prescindere dal programma, già di
per se importante (e alzi la mano chi prima sapeva qualcosa del programma
politico di Donald Trump!), quello che ha fatto il magnate americano è un
capolavoro di ingegneria politica, che solo fino a qualche ora fa sembrava
impossibile, fuori da ogni realtà.
Si è fatto spazio all’interno del suo stesso partito,
sgomitando anche contro i falchi che volevano affossarlo anche quando aveva già
vinto tutte le primarie, per poi presentarsi ad un testa a testa con Killary
Clinton, conquistando sempre più spazio, mettendo in imbarazzo e in difficoltà
i sondaggisti, e, infine, vincendo, anzi, stravincendo.
E ci ha regalato uno spettacolo indimenticabile: orde
di mignotte pompinare, giornalisti salottieri, attori ormai sulla via del
tramonto, pennivendoli da strapazzo alla Gad Lerner, alla Botteri, alla
Formigli, stronzetti radical chic con Il Fatto Quotidiano sotto il braccio,
tutti animati per il malcelato disprezzo verso il popolo, soprattutto quando
questo vota diversamente rispetto a quanto ordinato da loro, ecco, li vediamo
ora balbettare, cercare spiegazioni, nascondere l’imbarazzo, quando non si
lasciano prendere direttamente dall’isteria. Ennesima dimostrazione dell’infinita
ipocrisia di questa enorme massa di stronzetti arroganti, che hanno dovuto,
finalmente, fare i conti con la realtà, vale a dire che i voti non li muove una
cantante pompinara.
Dovremo sorbirci il rumore
dello sfregamento dei loro denti ancora per molto tempo, vedere le loro facce
da cazzo oscillare tra l’imbarazzo e la rabbia. Mettiamoci comodi: sarà uno
spettacolo fantastico.
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