Devo ad alcuni miei lettori alcune precisazioni sul mio
ultimo articolo relativo all’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli
Stati Uniti.
Diversi camerati mi hanno scritto e detto che il mio
articolo si avvicinava più ad uno scritto di un qualunque militante di destra
che non al pensiero dell’esponente di un Movimento Fascista. Quest’ultimo,
infatti, dovrebbe essere ben consapevole che Donald Trump, come Killary
Clinton, altri non è che l’espressione dell’establishment finanziario
americano, espressione dei soliti poteri forti che manovrano gli Stati Uniti
dietro le quinte, lontani dai riflettori e dalle luci della ribalta. Ci sarebbe
ben poco da esultare, in sostanza.
A parte il fatto che ho i miei dubbi sul fatto che
Donald Trump possa essere uno dei prodotti più direttamente collegabili al
tradizionale gruppo di potere finanziario americano, ciò potrebbe anche essere
vero, ma fino ad un certo punto.
I programmi dei due candidati erano assai diversi l’uno
dall’altro. Se restassimo in attesa che un candidato alla Presidenza degli
Stati Uniti, come di qualsiasi altro politico che aspira a contare sulla scena
politica di qualunque Paese, dichiari apertamente il suo essere Fascista, il
suo scetticismo sull’olocausto e simili, cioè tutte le cose che a noi altri
tradizionalmente piace sentirci dire, probabilmente staremmo ad attendere alla
finestra per almeno altri cento anni. Nessuno che abbia un minimo di contatto con la realtà
dovrebbe anche solo lontanamente aspettarsi una cosa del genere.
Quello che ho inteso dire, molto più semplicemente, è
che, come nazionalista e come patriota, quale mi ritengo di essere, ho molta
più gioia nel vedere vincere un candidato (seppur repubblicano, sionista,
neocon, chiamatelo come volete) che propone una distensione nei rapporti con la
Russia e che porta avanti un programma nazionalista, isolazionista e finanche
quasi autarchico (bisognerà vedere se poi Trump si lascerà imbrigliare dai
poteri forti e fino a che punto, ma questo non lo possiamo ancora sapere)
piuttosto che una guerrafondaia che ha saputo solo parlare dei Paesi che
avrebbe voluto bombardare e del gravissimo ed annoso problema dei bagni per i
bambini trans gender nelle scuole, con annesso codazzo di zoccolone che dai palchi musicali promettevano fellatio orgiastiche, attori sulla via del tramonto che esprimevano la loro voglia di pestare a sangue Trump (Robert De Niro), rastafariani e zecche americane che piangevano e si disperavano in diretta TV o mentre distruggevano le vetrine dei negozi americani, cercando di portare gli Stati Uniti verso la guerra civile (perché loro sono la parte più sana e più moderata dell'America, mica come quelli zoticoni che hanno votato Trump).
Tutto qui.
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