Pur nel doveroso silenzio e rispetto che si deve alle tante vittime della tragedia che si è abbattuta sull’Abruzzo, sento il dovere di fare qualche riflessione.
Come sappiamo, il terremoto abruzzese è stato di dimensioni immani. Al momento in cui scrivo Silvio Berlusconi ha (purtroppo) aggiornato il bilancio dei morti a 260; secondo la Confindustria abruzzese la metà delle imprese della regione sono in ginocchio; gli sfollati e le persone che hanno perso i propri cari sono tantissime; i problemi logistici che l’Italia si trova ad affrontare in queste ore sono gravi e difficili, ma fortunatamente, grazie alla Protezione Civile e ad una organizzazione che (una volta tanto) si rivela efficiente, sembra che le difficoltà per dare un riparo sulla testa e due pasti al giorno a questa popolazione stremata stiano venendo superate con successo.
Neanche il tempo di fare la conta dei danni e delle vittime che già in queste ore si va formando una certa corrente di pensiero: quella, cioè, secondo la quale il terremoto poteva essere evitato grazie allo scienziato Giuliani, che studiando le emissioni del radon (un gas che cresce molto in profondità sotto la superficie terrestre) aveva previsto il terremoto.
Tale ipotesi è da considerarsi sencol beneficio del dubbio. Innanzitutto chi parla in questi termini non sa (o finge di non sapere) che Giuliani aveva previsto il sisma a Sulmona, in una zona cioè abbastanza distante rispetto a quella in cui poi si è effettivamente verificato il terremoto. In secundis, inoltre, pensare di spostare centinaia di migliaia di persone, sgomberare interi quartieri ed evacuare intere città avrebbe previsto degli sforzi logistici immensi che nessuno, neanche lo Stato più avanzato del mondo, può pensare di affrontare in tempi rapidissimi. E con quale diritto poi? Crediamo veramente che la popolazione di Sulmona si sarebbe lasciata evacuare pacificamente? E con quale diritto il mondo politico, e la comunità scientifica internazionale, avrebbero spinto i residenti a lasciare le loro case? Per un anonimo scienziato che, a quanto si dice, ha scoperto un modo per prevedere i terremoti?
Ed eccoci al secondo punto della questione. Io non so se Giuliani abbia realmente scoperto un apparecchio che permette di prevedere i terremoti; quel che so, sicuramente, è che la comunità scientifica, per bocca di Enzo Boschi (Direttore Nazionale dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia) e Eugenio Coccia (Capo dell’istituto Nazionale di Fisica Nucleare), si è espressa in termini abbastanza arroganti ed irriguardosi nei confronti dello scienziato (il quale, a causa dell’allarme, ha rimediato niente di meno che una denuncia per procurato allarme). Coccia e Boschi si sono rivolti a Giuliani col termine di “elettrotecnico”, quasi come se si volesse sminuire il ruolo dello stesso: nessuno è ancora riuscito a prevedere i terremoti, per cui si è giunti alla conclusione che i terremoti non si possono prevedere, perciò nessuno deve anche solo pensare di poterci riuscire. Questo modo di pensare non contraddice solo la Scienza – secondo la quale un metodo di ricerca e di lavoro, oppure uno strumento, debba essere sottoposto a sperimentazione per poterne attestare la sua efficacia o, viceversa, la sua inutilità – ma ci ricorda anche un certo atteggiamento baronale e arrogante che non fa bene alla comunità scientifica italiana.
Come sappiamo, il terremoto abruzzese è stato di dimensioni immani. Al momento in cui scrivo Silvio Berlusconi ha (purtroppo) aggiornato il bilancio dei morti a 260; secondo la Confindustria abruzzese la metà delle imprese della regione sono in ginocchio; gli sfollati e le persone che hanno perso i propri cari sono tantissime; i problemi logistici che l’Italia si trova ad affrontare in queste ore sono gravi e difficili, ma fortunatamente, grazie alla Protezione Civile e ad una organizzazione che (una volta tanto) si rivela efficiente, sembra che le difficoltà per dare un riparo sulla testa e due pasti al giorno a questa popolazione stremata stiano venendo superate con successo.
Neanche il tempo di fare la conta dei danni e delle vittime che già in queste ore si va formando una certa corrente di pensiero: quella, cioè, secondo la quale il terremoto poteva essere evitato grazie allo scienziato Giuliani, che studiando le emissioni del radon (un gas che cresce molto in profondità sotto la superficie terrestre) aveva previsto il terremoto.
Tale ipotesi è da considerarsi sencol beneficio del dubbio. Innanzitutto chi parla in questi termini non sa (o finge di non sapere) che Giuliani aveva previsto il sisma a Sulmona, in una zona cioè abbastanza distante rispetto a quella in cui poi si è effettivamente verificato il terremoto. In secundis, inoltre, pensare di spostare centinaia di migliaia di persone, sgomberare interi quartieri ed evacuare intere città avrebbe previsto degli sforzi logistici immensi che nessuno, neanche lo Stato più avanzato del mondo, può pensare di affrontare in tempi rapidissimi. E con quale diritto poi? Crediamo veramente che la popolazione di Sulmona si sarebbe lasciata evacuare pacificamente? E con quale diritto il mondo politico, e la comunità scientifica internazionale, avrebbero spinto i residenti a lasciare le loro case? Per un anonimo scienziato che, a quanto si dice, ha scoperto un modo per prevedere i terremoti?
Ed eccoci al secondo punto della questione. Io non so se Giuliani abbia realmente scoperto un apparecchio che permette di prevedere i terremoti; quel che so, sicuramente, è che la comunità scientifica, per bocca di Enzo Boschi (Direttore Nazionale dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia) e Eugenio Coccia (Capo dell’istituto Nazionale di Fisica Nucleare), si è espressa in termini abbastanza arroganti ed irriguardosi nei confronti dello scienziato (il quale, a causa dell’allarme, ha rimediato niente di meno che una denuncia per procurato allarme). Coccia e Boschi si sono rivolti a Giuliani col termine di “elettrotecnico”, quasi come se si volesse sminuire il ruolo dello stesso: nessuno è ancora riuscito a prevedere i terremoti, per cui si è giunti alla conclusione che i terremoti non si possono prevedere, perciò nessuno deve anche solo pensare di poterci riuscire. Questo modo di pensare non contraddice solo la Scienza – secondo la quale un metodo di ricerca e di lavoro, oppure uno strumento, debba essere sottoposto a sperimentazione per poterne attestare la sua efficacia o, viceversa, la sua inutilità – ma ci ricorda anche un certo atteggiamento baronale e arrogante che non fa bene alla comunità scientifica italiana.
Francamente, scrivevo, non so se Giuliani abbia veramente scoperto un modo per prevedere i terremoti. Me lo auguro, anche se so che è molto difficile. Troppo complicata la nostra Terra, lì sotto, per poter prevedere come si muoveranno le faglie, quali spostamenti seguiranno, in che modo si frattureranno… Però una cosa è certa: prima di essere liquidata, la ricerca di Giuliani andrebbe studiata e sperimentata, e non liquidata come la mania di grandezza di un semplice “elettrotecnico” (mestiere che, tra le altre cose, oggigiorno è altamente specializzato).
Certamente, se Giuliani avesse scoperto una cosa del genere sarebbe l’invenzione del secolo. E, a vedere in che modo sono venuti giù gli edifici, ce n’è molto bisogno. Domanda: come hanno fatto la Casa dello Studente e l’Ospedale a venire giù così facilmente? L’Abruzzo (e la zona dell’Aquila) non era già considerato zona sismica? E, pertanto, gli edifici (perlomeno quelli più importanti come l’ospedale, la prefettura, la stazione di Polizia etc.) non dovrebbero essere costruiti secondo le norme antisismiche? Come ha fatto l’ospedale a venire giù tutto intero, come un pezzo di cartone? Ci sono voluti decenni per costruire quell’ospedale, tra tangenti e mazzette. Era troppo chiedere ai costruttori e ai politici di costruirlo in modo che non cadesse sulla testa dei degenti? Avranno delle conseguenze giudiziarie queste morti, almeno nei confronti di chi ha speculato sugli edifici e sulle costruzioni?
Ancora: una certa sinistra dimostra, purtroppo per loro (e fortunatamente per noi) ancora una volta, di essere politicamente morta. Gli sciacalli hanno approfittato del terremoto per dare contro al piano-casa del Governo Berlusconi. Se si fossero aumentati i metri di cubatura, dicono loro, immaginate quanti mattoni e quanti calcinacci in più sarebbero piovuti sulla testa degli abitanti… Balle. Si dimentica (o si fa finta di dimenticare) che il piano casa di Berlusconi prevede la messa a norma di tantissimi edifici che, ad oggi, a norma non lo sono affatto. Negli altri paesi europei le case già dopo quarant’anni sono considerate vecchissime, e pertanto si demoliscono e si rifanno, daccapo. In Italia, viceversa, sono tantissime le case che risalgono agli inizia del Novecento, in molti casi anche prima. Un piano-casa serio non permette solo di chiudere il terrazzino o di vetrare il cortiletto interno, ma prevede anche la messa a norma delle nuove e vecchie costruzioni. E questo era previsto. Di più: la necessità di riammodernare le case degli italiani era già stata sollevata, diversi anni fa, dalla sinistra. Poi non se ne era fatto più nulla. Ora, par di capire, se lo fa Berlusconi è sbagliato per definizione.
Ora, come sempre in Italia, si fa la conta dei morti e si dice: “Costruiamo gli edifici a norma”. Come se fosse normale che in passato le abitazioni e i palazzi non siano stati costruiti a norma. Come sempre, perché qualcosa si muova in questo Paese deve sempre scapparci il morto.
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