venerdì 9 gennaio 2009

Gaza: forse adesso tocca a noi


Qualcuno – speriamo siano la minoranza – si chiederà perché dedicare tanto tempo alla questione dello sterminio programmato della gente di Gaza da parte dell’entità sionista. I motivi sono diversi: innanzitutto cercare di non lasciare l’iniziativa ai rossi su questi temi, che ormai sono loro esclusiva; mostrare ai lettori e ai camerati che i Fascisti non sono solo utili idioti capaci esclusivamente di fare il saluto romano davanti ad un calendario con qualche foto in bianco e nero, ma che il Fascismo è una Idea coerente che non astrae dalla realtà, ma viceversa aiuta a comprenderla meglio; e, ultimo ma non meno importante, cercare di rispondere in qualche modo alle tonnellate di fango con le quali i media di regime riempiono le nostre teste giorno dopo giorno.
Questa sera, nel dopocena, ho acceso la mia TV sul canale 100 di Sky e ho assistito ad un dibattito su Israele, che voglio analizzare anche qui; ma per non più di cinque minuti: anche per chi ha lo stomaco forte c’è un limite che non deve essere superato, e io dopo poco ho cambiato perché mi son reso conto che non c’era nulla di nuovo. Non so dirvi i nomi dei contendenti: una era una rappresentante di Rifondazione Comunista, che sedeva alla destra del teleschermo a sostenere le ragioni dei palestinesi (ma, sempre attenta a non contraddire troppo gli eletti, lanciava in continuazione stoccate contro Hamas), e altri due personaggi, un uomo e una donna dall’accento in apparenza non italiano, a sostenere le ragioni del povero e piccolo popolo che deve difendere la propria esistenza. La prima cosa che ho notato è stata la disparità numerica: sempre 2 a 1 per i sionisti, tra vedere e non vedere.
Il servizio che andava in onda era di un tal Coen (nomen omen) e affermava che Hamas avrebbe rifiutato un cessate il fuoco proposto da Israele, per continuare poi con la trita e ritrita storiella dei pericolosissimi petardi kassam che avrebbero fatto due feriti tra gli israeliani. A parte il fatto che nessuno ha mai parlato di una simile tregua (non trovo nulla, neanche sui siti dei quotidiani esteri) proposta da Israele, il fido Coen non ha fatto minimamente cenno all’attacco sionista contro l’ambulanza dell’ONU che ha ucciso un operatore e ne ha ferito due; al fatto che la Croce Rossa Internazionale ha lamentato pesanti interferenze nella gestione dei soccorsi umanitari da parte dei soldati dello Tsahal (e ancora hanno il coraggio di recriminare sul rapporto della Croce Rossa – che i Tedeschi non ebbero alcun problema a lasciar entrare, proprio perché non avevano nulla da nascondere – riguardo Auschwitz e gli altri campi di concentramento nazionalsocialisti, dove fu appurato che le condizioni dei prigionieri erano buone); al fatto che anche oggi i bombardamenti indiscriminati hanno colpito solo civili, perlopiù bambini; al fatto che Israele mostra il più totale disprezzo anche nei confronti dell’ONU (giù umiliato precedentemente nella persona di Richard Falk), rifiutando di relazionare sull’ambulanza colpita e danneggiata. Son tutte cose che evidentemente il buon Coen non ha ritenuto importanti.
Dopo il servizio, il dibattito. La rifondarola comunista ha sostenuto le ragioni dei palestinesi, adducendo in buona parte le motivazioni che i lettori di questo spazio conoscono: Israele è una potenza occupante che deve garantire una dignitosa sopravvivenza alla gente di Gaza, che è invece stritolata da un crudele embargo, da una occupazione militare selvaggia e infame, da bombardamenti indiscriminati che colpiscono solo ed unicamente infrastrutture pubbliche e civili… Certo, i termini non erano questi, e la rifondarola ha edulcorato le sue affermazioni con la solita critica alla terrorista Hamas, ma la sostanza comunque non cambia. Aperta parentesi: dispiace tanto che questo genere di idee siano ad esclusivo uso e consumo della sinistra e dei comunisti, vista la totale incapacità della destra italiana di pensare in un modo diverso che non sia quello dei sionisti e dei bushisti. Ma tant’è…
Dall’altra parte due personaggi, dei quali non ricordo i nomi, che difendevano Israele. Tra le solite balle (Hamas è terrorista, va fermato; Israele è messa in pericolo nella sua stessa esistenza, e via dicendo) ne ho colto in modo particolare una, pronunciata dalla donna, che suonava più o meno così: “Siamo in guerra, e le perdite di civili vanno messe in conto”. Una parola mi ha colpito in modo particolare: “siamo”. Siamo chi? Ho pensato che molto probabilmente la donna in questione era una rappresentante ufficiale israeliana, e parlasse pertanto a nome del suo Paese. Ma poi ricevo la telefonata di un camerata, che mi dice che ha sentito alla TV che Israele ha chiesto l’invio di una forza multinazionale di pace. Ecco spiegato il significato di quel “siamo”: hanno dato fuoco alla baracca, e ora ci chiamano a spegnerla per loro conto. Forse la reazione dell’opinione pubblica è stata troppo forte, e vogliono che siano altri a sporcarsi le mani, i goym. Certo, quando si tratta di mediare con gli animali parlanti Israele non sente ragioni: espelle a vita i rappresentanti delle Nazioni Unite e bombarda le ambulanze della stessa che cercano di portare conforto ai feriti; ma per fare il lavoro sporco, stare al confine tra Israele e Gaza a prendersi i razzi e la legittima incazzatura dei palestinesi , i goym vanno bene. Oggi come ieri.

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