lunedì 5 gennaio 2009

Angelo Panebianco si vergogni


Sfogliando la rassegna stampa dei principali quotidiani italiani càpito, quasi per caso, su un articolo del Corriere di ieri: “Gli infortuni dell’ONU: pregiudizi contro Israele”, a firma di Angelo Panebianco. Questo articolo, nel panorama generale della disinformazione che viene imposta alla maggior parte dell’opinione pubblica, è emblematico per la sistematica menzogna che lo accompagna.
Panebianco parte da due constatazioni fondamentali: che in questo ennesimo attacco (contro una popolazione inerme), contrariamente al passato, Israele trova in Europa molta più benevolenza per il sacrosanto diritto di Israele di difendersi da attacchi esterni e che, come al solito, mentre Hamas utilizza i civili palestinesi come scudi umani, Israele si dimostra “preoccupata” per la sorte di quegli stessi civili, tanto da aver ritardato l’attacco di terra, seconda parte dell’operazione “Piombo fuso”.
Non si sa francamente da che parte cominciare per rispondere a dovere a questa massa di bugie, per scrivere le quali il Panebianco è pagato, ed anche bene.
Che uno Stato sovrano abbia tutto il diritto di difendersi è, alla prova del nove, una panzana allucinante e viscida. Israele non si sta affatto difendendo: infierisce, con i suoi carri armati, i suoi bombardieri, i suoi cecchini, contro una popolazione inerme, stremata da anni e anni di strangolamento economico e di isolamento politico, dove anche l’acqua e il cibo, per non parlare del petrolio o dei pezzi di ricambio per le automobili oppure dei macchinari industriali, è severamente razionata; dove la mobilità di questa stessa popolazione è seriamente compromessa, dato che a controllare i valichi di entrata e di uscita vi è un esercito straniero con la stella di David, con gravissime ripercussioni sull’economia di quella striscia di terra. Israele attacca una popolazione per difendersi, a suo dire, da delle rappresaglie (i petardi, ipocritamente chiamati missili, di Hamas) che hanno fatto in questi ultimi mesi numero 0 vittime. Che uno Stato debba difendere la propria popolazione (in questo caso quella israeliana che vive ai confini con i palestinesi) è qualcosa che nessuno vuole negare, neanche ad Israele. Ma l’inaudita violenza con la quale lo Stato ebraico si scaglia contro Gaza – si parla di più di 500 vittime – non è legittima rappresaglia, non è lotta contro coloro che, difendendo la propria terra, vengono chiamati dall’Occidente ipocrita “terroristi”: è un bombardamento indiscriminato di strade, case, scuole, acquedotti, ministeri; tutto ciò che è stato Hamas – una forza che è stata votata democraticamente nel 2006 – a costruire in anni e anni di embargo, mentre l’Occidente faceva finta di non vedere i tentativi degli Stati Uniti e di Israele di rovesciarla con esecuzioni, rapimenti di funzionari ministeriali, omicidi mirati etc.
Secondo Panebianco, inoltre, l'invasione di terra sarebbe stata ritardata dai generali e dai politici israeliani anche per evitare vittime civili. Qui la malafede è evidente. Israele sa benissimo che gli ultimi scontri che l'hanno impegnata con Hezbollah o Hamas non solo sono andati molto peggio del previsto, ma hanno fatto perdere ad Israele il suo ruolo deterrente. Una cosa è cecchinare i bambini, fermare le donne incinta ai valichi per ore e ore, svegliare la popolazione con il rombo assordante e terrificante degli aerei da guerra, bombardare le città dall'alto; un'altra è combattare casa per casa con dei soldati addestrati e pronti al sacrificio, come sono quelli di Hamas.
Ha ragione Panebianco quando dice che i governi dell’Europa sono, in linea di principio, favorevoli ad Israele più oggi che non in passato. Bisognerebbe chiedersi come mai, mentre buona parte dell’opinione pubblica condanna lo sterminio della gente di Gaza con manifestazioni, dibattiti e dimostrazioni pubbliche, i governi e le opposizioni siano così compattamente pronti a difendere, sempre e comunque, Israele. A prescindere. Ci si dovrebbe chiedere perché un Paese che ha violato più di 70 risoluzioni delle Nazioni Unite, che ha subito molteplici richiami al rispetto dei diritti umani della popolazione palestinese, che ha aggredito costantemente gli Stati vicini e ne minaccia quotidianamente altri (Siria e Iran), possa godere di un appoggio diplomatico così incondizionato.
L’articolo di Panebianco poi continua ad insultare anche l’ambasciatore dell’ONU Falk, cacciato via da Israele e da Gaza perché non potesse denunciare la mattanza quotidiana, descritto da lui come un pericoloso filoterrorista cospirazionista. Non c’è limite allo squallore, neanche per Panebianco.
Ci si potrebbe fermare qui, invece il nostro continua imperterrito la sua opera di disinformazione mediatica: “Comincia a farsi strada la consapevolezza che fra le molte asimmetrie del conflitto c' è anche quella rappresentata dal diverso valore attribuito dai contendenti alla vita umana. Per gli uomini di Hamas, come per Hezbollah in Libano, la vita (anche quella degli appartenenti al proprio popolo) vale talmente poco che essi non hanno alcun problema a usare i civili, compresi i bambini e le donne, come scudi umani. Per gli israeliani, le cose stanno differentemente. Cercano di limitare il più possibile le ingiurie alla popolazione civile anche se, naturalmente, la natura del conflitto esclude che essa non sia coinvolta. L' attacco dell' esercito, appena iniziato, volto a bloccare definitivamente Hamas, è stato a lungo ritardato. Tra le ragioni del ritardo c' era anche il timore per l' alto costo in vite di civili che l' attacco potrebbe comportare.” Incredibile. Viene da rabbrividire come i carnefici sionisti diventino delle povere vittime che, anche se attaccate, cercano di limitare in tutti i modi i danni alla popolazione, mentre Hamas è accusata di utilizzare donne e bambini come scudi umani. Ciò, beninteso, non è mai stato dimostrato fattivamente ma si basa, quasi esclusivamente, su fonti israeliane. Viceversa, qui sotto potete vedere chi utilizzi effettivamente gli scudi umani:







Panebianco dileggia le vittime, con la chiara intenzione di farle passare per carnefici, e viceversa. E’ una strategia collaudata: per quarant’anni è stato impossibile denunciare i crimini dei comunisti in Russia e negli stati in cui hanno sciaguratamente preso il potere, senza sentirsi dare dei “fascisti” o dei “controrivoluzionari”. Oggi non è possibile continuare a denunciare i crimini dei sionisti senza sentirsi dare degli “antisemiti” o “complici dei terroristi”. Cambia l’obbiettivo, ma non il metodo.
Infine, se tutta l’umanità israeliana che avete visto non vi basta, ecco alcune dichiarazioni interessanti:

«Dobbiamo usare il terrore, l'assassinio, l'intimidazione, la confisca delle terre e l'eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba». David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore. Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.

«Non esiste una cosa come il popolo palestinese. Non è come se noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro paese. Essi non esistono». Golda Meir, dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969.
«Uscimmo fuori, Ben-Gurion ci accompagnava. Allon rifece la sua domanda: Che cosa si doveva fare con la popolazione palestinese? Ben-Gurion ondeggiò la mano in un gesto che diceva: cacciateli fuori!» Yitzhak Rabin, versione censurata delle memorie di Rabin, pubblicata sul New York Times, 23 ottobre 1979.

«[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe». Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, «Begin and the 'Beasts’», su New Statesman, 25 giugno 1982.
«(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette... con le teste sfracellate contro i massi e le mura». Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d'Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988

«Israele avrebbe dovuto approfittare dell'attenzione del mondo sulla repressione delle dimostrazioni in Cina, quando l'attenzione del mondo era focalizzata su quel paese, per portare a termine una massiccia espulsione degli arabi dei territori». Benyamin Netanyahu, allora vice ministro degli esteri, ex Primo Ministro d’Israele, in un discorso algi studenti della Bar Ilan University, dal giornale israeliano Hotam, 24 novembre 1989.

« I palestinesi sono come coccodrilli, più gli date carne, più ne vogliono». Ehud Barak, a quel tempo Primo Ministro d’Israele – 28 agosto 2000. Apparso su Jerusalem Post, 30 agosto, 2000 .

«Se pensassimo che invece di 200 vittime palestinesi, 2.000 morti metterebbero fine agli scontri in un colpo, dovremmo usare più forza... » Il Primo Ministro israeliano Ehud Barak, citato dall'Associated Press, 16 novembre 2000.

Dichiarazioni che traboccano di umanità, non c’è che dire! Panebianco insulta le vittime, le dileggia dalle colonne di un giornale che vende migliaia e migliaia di copie ogni giorno e che viene spacciato come giornale moderato. Vergogna, vergogna, vergogna…

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