venerdì 5 dicembre 2008

Gli unici due veri Stati-canaglia

Il 3 dicembre scorso, ad Oslo, Norvegia, alla presenza del Capo del Governo Norvegese Jens Stoltenberg, si è svolta una conferenza che aveva uno scopo importantissimo: la messa al bando delle famigerate e maledette “cluster bombs”, le bombe a grappolo. Tali bombe sono a dir poco letali, e spesso e volentieri hanno come obiettivi predestinati i civili. Le cluster bombs, infatti, sono delle speciali bombe che vengono costruite per poter essere lanciate per via aerea o per poter essere sparate con i lanciarazzi; al contatto con il suolo, o con l’obbiettivo, si frammentano e si dividono in “mini-bombe” (oppure anche mine anti-uomo) capaci di coprire vastissime aree di territorio e di restare attive anche per decenni. Con le cluster bombs si possono colpire obbiettivi fisici (strade, linee elettriche, depositi di armi o munizioni, palazzi) oppure persone; possono disperdere sostanze biologiche o batteriologiche nell’aria o nel suolo oppure infettare il terreno con centinaia di mine anti-uomo. In sostanza, spesso e volentieri sono le popolazioni civili, che si trovano a vivere ancora dopo anni nei luoghi dove le cluster bombs sono state sganciate, a fare le spese di questi micidiali ordigni, perdendo la vita o, nel “migliore” dei casi, restando vittime di gravi menomazioni fisiche e psicologiche.
Per chiunque ami la vita e la pace del genere umano l’occasione era ghiotta. Più di cento Stati, di tutti i continenti e di tutte le culture, si sono riuniti attorno ad un tavolo per una questione umanitaria e giusta. Anche qui, però, alcuni Stati nazionali, che hanno cercato di sabotare il progetto fin dall’inizio, si sono categoricamente rifiutati di sottoscrivere questa convenzione. Volete provare ad indovinare chi sono questi Stati? Russia, Cina, India, Pakistan, Stati Uniti (che secondo la “Cluster Munition Coalition” possiedono più di 600 milioni di bombe a grappolo) ed Israele. Questi ultimi due, in particolare, mostrano ancora una volta la loro ipocrisia agli occhi del mondo libero.
Gli unici due Stati-canaglia del mondo che, dietro ridicole e meschine scuse umanitarie e “democratiche”, muovono guerra a qualunque Stato o popolazione che non si genufletta servizievole al loro progetto di dominio mondialista. Siano palestinesi, iracheni o libanesi. Sempre in prima fila a fare la voce grossa contro Stati come l’Iran, la cui unica aspirazione è l’indipendenza energetica mediante il nucleare, garantitagli dalle convenzioni firmate con l’AIEA, con la scusa della pace e della democrazia si rifiutano di firmare una convenzione che cerca di mettere al bando, per sempre, dei maledetti ordigni che sono la causa della morte e del dolore di centinaia di migliaia di persone. Giudichi il lettore se questo non è un comportamento da “vero” Stato-canaglia. Tra tutti gli altri che gli uomini liberi del mondo, e che vogliono continuare ad esserlo, sono costretti a sopportare, si intende.
P.S. Non posso inserire le immagini per una questione di diritto d'autore, ma se avete uno stomaco forte potete farvi un giretto voi stessi in rete, e vedere gli effetti di questi ordigni.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Devo dirti che credo poco alle "messe al bando" mondiali (c'è sempre qualcuno che si alza dal tavolo) e pur considerando che le armi usate contro i civili sono aberranti, io sono molto meno indulgente verso l'Iran e/o teocrazie varie. Meglio una imperfetta democrazia (il migliore dei mondi possibili) che un medioevo redivivo. Buon fine settimana, Andrea

Andrea Chessa ha detto...

Questo è vero. Anche io penso che siano, più che altro, un gesto prevalentemente simbolico. Ciò nonostante era importante. Eppure la contraddizione è palese: Stati che quotidianamente ci danno le loro lezioni di democrazia e di civiltà si rifiutano di mettere al bando - fosse anche in maniera sinbolica - le cluster bombs. Paradossale, quantomeno.
Per quanto riguarda la nostra e mia posizione nei confronti dell'Iran non mi sto a ripetere: sai già come la penso. Però io non so come la pensi tu, e il saperlo mi farebbe piacere: sono sempre interessato a sentire le persone intelligenti che hanno qualcosa da dire diverso dal mio. Se vuoi questo spazio è (anche) a tua disposizione. Un abbraccio, caro Sergente

Anonimo ha detto...

parlando degli usa vorrei proporre la questione poco conosciuta della republica lakota vi propongo di seguito l'intoduzione alla questione estratta da wikipedia,esiste anche un sito internet. "La Repubblica di Lakota si è autodichiarata indipendente dagli Stati Uniti d'America nel 2007. Il 17 dicembre 2007, una delegazione del Lakotah Freedom, composta dai 4 membri nativi americani Russell Means (Oyate Wacinyapin), Gary Rowland (Teghiya Kte), Duane Martin Senior (Canupa Gluha Mani) e Phyllis Young (Mni yuha Najin Win) si è recata a Washington DC per presentare presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti una dichiarazione di Recesso unilaterale dai trattati stipulati in precedenza tra il Governo degli Stati Uniti e dai Lakota, facendo riferimento in particolare ai trattati di Fort Laramie del 1851 e 1868 mai rispettati dagli Stati Uniti, appellandosi all’articolo VI della Costituzione statunitense, alla Convenzione di Ginevra sul Diritto dei Trattati del 1969 (art. 49 e 60), alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti di Lone Wolf vs. Hitchcock del 1903 e alla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni del settembre 2007 (art. 37).

La lettera ha inoltre invitato il governo degli Stati Uniti ad avviare negoziati con la dichiarata Nazione Lakota (Repubblica Lakota) e minacciato che, se i negoziati non fossero stati avviati e svolgersi in buona fede da parte degli U.S.A., la Repubblica Lakota avrebbe iniziato a esercitare i propri diritti sulle terre all’interno dei cinque Stati dell’Unione (South e North Dakota, Minnesota, Wyoming e Nebraska).

Andrea Chessa ha detto...

Paolo,
grazie per questa precisazione. Anche io avevo sentito qualcosa in merito, legata soprattutto al fatto che la rottura degli accordi si è avuta a seguito delle ripetute violazioni dei trattati tra gli USA e i loro vicini Dakota.
Per quanto riguarda invece i media cosiddetti tradizionali non ho mai sentito alcun accenno alla questione: eppure una nuova Nazione che nasce dovrebbe essere motivo sufficiente per dedicare ai Lakota almeno qualche servizio. O no?

Anonimo ha detto...

tra gli stati che mirano a liberarsi dall'imperialismo americano c'è il venezuela e propio ieri chavez ha vinto il referendum il mfl come si pone verso la politica di chavez.io penso che i fascisti italiani possono ispirarsi al presidente venezuelano che propone un socialismo nazionale e il fascismo(che non è ne di destra ne di sinistra)comunque si basa sul socialismo.

Andrea Chessa ha detto...

Quello che dici tu è giustissimo. Il Fascismo storico si impose come "terza via" tra i due sistemi economici più potenti dell'economia moderna: comunismo e capitalismo; ed è proprio per questo che da Fascisti non potremo mai sostenere le politiche economiche della destra.
Riguardo quello che tu scrivi, il MFL si impone di impegnarsi in uno sforzo di collaborazione anche con forze non direttamente "fasciste" ma che hanno obiettivi e sforzi comuni. In questa prospettiva - che è puramente teorica (il MFL non è certo una forza di governo nazionale, capace di incidere sulla politica estera italiana, purtroppo) - non si può negare che, per quanto sia irritante la retorica di Ugo Chavez (che ripropone i triti e ritriti slogan che la Storia ha ampiamente condannato, con più di cento milioni di morti bastanti di per se a chiudere il discorso "Comunismo"), in special modo quando parla di lotta di classe (che in uno Stato corporativo-Fascista non dovrebbe esistere), egli abbia fatto molto per risollevare le sorti del Venezuela. Sia all'interno che all'esterno. All'interno ha esteso l'istruzione gratuita, l'assistenza sociale, il diritto alle cure statali gratuite anche per i ceti meno abbienti, ed altro. Di questo in Venezuela c'era molto bisogno. Certo: rimane una forte povertà, languono gli investimenti esteri e il mercato economico interno è molto arretrato, ma in sostanza in Venezuela si vive meglio oggi rispetto a dieci anni fa. E se un referendum popolare, sul quale gli osservatori internazionali non hanno avanzato dubbi di legittimità, permette a Chavez di candidarsi fino a che non viene sconfitto, superando il limite del doppio mandato, un motivo ci deve pur essere.
All'esterno idem: la retorica anti-imperialista ha fatto si che il Venezuela allargasse fuori dai propri confini le proprie schiere di sostenitori: la costante critica alle politiche israeliane nei territori occupati, il sostegno all'Iran, una ideologia di anti-imperialismo e di lotta al monopolio delle ricchezze mondiali, tutto ciò ha fatto si che il Venezuela abbia nemici forti (Israele e Stati Uniti per primi), ma anche Paesi che, nella loro politica estera, non possono più ignorare il sostegno che i loro popoli tributano a Chavez.
In sintesi voglio dire che, per quanto all'interno di una retorica polverosa, il Venezuela di Chavez ha sicuramente attuato delle politiche che, direttamente mirate al benessere della popolazione, sono certamente positive.

Spero di essere stato chiaro, e se c'è qualcosa che non hai capito o che vuoi precisare non esitare.

Un saluto