Non c’è niente da fare. Nemmeno nelle occasioni più
normali, più spontanee e più gioiose, come quella di fare gli auguri ad una
coppia per la nascita del proprio figlio, il Presidente della Camera, Laura
Boldrini, riesce – nemmeno per un attimo – a mettere da parte quella malattia
mentale altrimenti denominata con il nome di “femminismo”.
Succede che, in Parlamento, la Boldrini dà pubblicamente
gli auguri a “Celeste Costantino, la nostra collega, che ha fatto una bambina
che si chiama bianca e che sta bene: un saluto a mamma e bimba”. Quando
qualcuno le fa notare che, in una certa parte, gli auguri bisognerebbe farli
anche al padre, che ha in qualche modo contribuito alla nascita della bambina,
la Boldrini risponda: “Come dice? Il papà non è parte in causa, in questo caso.
Scusate, la bambina è stata fatta da Celeste Costantino, è nostra collega e noi
ci rivolgiamo a lei, essenzialmente a lei”. Il papà, ne prendiamo atto, quando
nasce il figlio non è parte in causa.
I deliri di questo personaggio sono tutti qui. Completamente
avulsa dalla realtà, stomachevole perfino ai senatori e ai deputati più vicini
alla sua parte politica, la Boldrini nemmeno sa che i bambini non si fanno, ma
si procreano: c’è già tutto il lessico vendoliano del bambino come merce.
Come rispondere a simili vaneggi? Con il deputato
Daniele Capezzone, che grazie al cielo fa l’unica cosa che si può fare: riderci
su e “fare gli auguri anche al marito o al compagno della nostra parlamentare,
visto che crediamo, dopo ampia riflessione, che anche il papà abbia avuto un
qualche ruolo nella nascita della bimba”.
Al che alla Boldrini non resta che rispondere: “Allora facciamo
gli auguri anche al papà”.
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