È notizia recente che il noto regista pornografico
Mario Salieri girerà un film porno sulle marocchinate.
Non siamo bacchettoni o moralisti, e un film
pornografico, di per se, non ci scandalizza particolarmente. Quello che ci
indigna, però, è che nessuno, tra i politici, i giornalisti o gli uomini delle
istituzioni, abbia trovato alcunché nulla da ridire sul fatto che una vera e
propria tragedia del popolo italiano venga così vigliaccamente insozzata. Tutto
passa in cavalleria.
Il titolo della pellicola, del resto, lascia poco
spazio ai dubbi: si chiamerà proprio “Le marocchinate”. Con questo termine si intende,
infatti, quel flagello vero e proprio formato dai marocchini che – agli ordini
del generale del corpo d’armata francese Alphonse Juin – si avventarono nel
1944 nel Basso Lazio, compiendo una serie di stupri e di violenze inenarrabili,
specialmente ai danni delle donne e dei bambini, che vennero sistematicamente
violentati e seviziati, quando non deliberatamente torturati e uccisi. La divisione
marocchina, del resto, aveva avuto da Juin ampie rassicurazioni in merito: “Soldati
questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se
vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c’è un
vino tra i migliori del mondo, c’è dell’oro. Tutto ciò sarà vostro se
vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni
costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per
cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del
nemico. Nessuno
vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete”.
I marocchini furono gli esecutori, ma chi diede carta bianca al massacro e alle
violenze indiscriminate (che secondo diverse stime contano intorno alle 50.000
donne violentate, mutilate ed uccise) fu bianco e portatore di democrazia in
Italia. Un po’ come accade ancora adesso, specialmente in Medio Oriente e non
solo, insomma.
Il giochetto, che oramai è diventato abbastanza
semplice, è questo: possiamo provare ad immaginare cosa sarebbe accaduto se, anziché
fare un film porno su una tragedia italiana e che coinvolge, do dovrebbe
coinvolgere, tutti gli italiani – che vide decine di migliaia di donne preda
degli istinti più beceri dei marocchini invasori agli ordini dei francesi
durante il secondo conflitto mondiale – si fosse fatto un film porno su un’altra
tragedia, magari una di quelle la cui trattazione è sancita per legge?
Cosa sarebbe accaduto se Mario Salieri avesse affermato
di voler fare un film, ad esempio, sull’Olocausto? È facilmente immaginabile:
avremmo assistito ad una mobilitazione generale, con ANPI, comunità ebraiche e
sinistri vari in prima fila, pronti a ricordarci “la barbarie del regime
nazista” (sic!) e a difendere l’aurea di sacralità e di intoccabilità che quell’episodio
storico ha (nel bene o nel male) nella memoria collettiva; Mario Salieri
sarebbe stato sottoposto ad una vera e propria gogna mediatica e finanche
giudiziaria (per quelle vere si stanno ancora attrezzando) e non avrebbe potuto
mai più impugnare una macchina da presa, gravato dalla colpa e dal peccato dell’unica
religione che in questo continente è vietato revisionare o rielaborare, pena la
detenzione giudiziaria.
Quello che colpisce è che nessuno abbia avuto alcunché
da ridire su questa faccenda. Che nessuno abbia sentito il dovere di difendere
quella che è a tutti gli effetti una tragedia italiana, che ha colpito le
popolazioni (specialmente quella femminile) del Lazio, e quindi gli italiani
tutti.
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