Scusatemi, ma non riesco a
commuovermi a comando, anche se si tratta di un italiano ucciso all’estero.
Scusatemi, ma la storiella del povero Giulio Regeni non mi strappa nessuna
lacrima. No, nemmeno una.
Cerchiamo di ricapitolare
e di fare un poco di ordine. In Italia si tende spesso a parlare più con la
pancia che con il cervello, ad esaminare più le sensazioni che i fatti. Io voglio
esaminare i fatti.
Un ragazzo di 28 anni, collaboratore
de Il Manifesto, e che anzi aveva ne “Il Manifesto il mio punto di riferimento”
(uno di quelli che augurano ai Fascisti come noi altri la morte un giorno si e
l’altro pure, e scusatemi, ma già questo lo rende umanamente distante da me),
va in un Paese straniero, l’Egitto, e stringe amicizia con i Fratelli
Musulmani, il gruppo terrorista che è stato dichiarato fuorilegge in Egitto ( e
in diversi altri paesi), poiché responsabile di aver seminato morte e
distruzione nel nome dell’Islam.
Non mi sembra così
scandaloso che le forze di sicurezza interne all’Egitto si siano interessate di
uno straniero che è deliberatamente andato a ficcare il naso nei suoi affari
interni, accompagnandosi ad elementi a dir poco discutibili. Specialmente se si
aggiunge che l’Egitto, come miriadi di altri Paesi, è stato uno di quei paesi
che ha faticato non poco a riportare l’ordine al suo interno, a causa di quelle
insurrezioni che gli americani, con le loro rivoluzioni di primavera, arancioni
e colorate, hanno chiaramente favorito. Al Sisi non sarà probabilmente il
miglior Presidente egiziano, probabilmente non verrà candidato come Premio
Nobel per la pace, probabilmente non guida una Nazione capofila del rispetto
dei diritti umani, ma è anche colui che ha dovuto riportare l’ordine in una
Nazione che ha vissuto mesi, se non anni, di ansia e inquietudine. E lo ha
fatto anche dando qualche calcio nel culo, se era necessario.
Perché forse i nostri comunistelli
italiani lo ignorano, abituati come sono a cianciare inutilmente di pacifismo e
a vivere nel loro mondo dorato di apericene antifasciste, estintori tirati in
testa ai poliziotti che ti garantiscono una aula del Senato, magistrati amici
che ti scarcerano dopo che inneggi alla lotta armata in nome del movimento “No
tav”, ma fuori da qui esistono nazioni sovrane che fanno legittimamente i
propri interessi, giusti o sbagliati che siano, e i nemici, o coloro che
ritengono tali, guarda un po’!, li fanno addirittura fuori.
Nessuno di noi ha la
certezza che sia stato Al Sisi o qualcuno appartenente al suo governo, sia ben
chiaro. Anche perché sarebbe illogico pensare che i servizi segreti egiziani siano
così stupidi da uccidere uno straniero ritenuto una spia e un fiancheggiatore
di terroristi e poi permettere il ritrovamento del suo cadavere. Non sappiamo,
allo stesso modo, se Regeni sia finito in un gioco più grande di lui, mandato
allo sbaraglio in funzione anti-Al Sisi, oppure per le sue velleità di giocare
a fare il rivoluzionario.
Se sia stato più ingenuo o
più stupido, insomma, non ci è dato sapere. Per adesso.
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