mercoledì 2 novembre 2011

Prima il Bocchino e poi Ing(r)oia...

Come sapranno sicuramente i lettori più attenti, nell’Italia degli antifascisti e delle canaglie si trova sempre qualche sbirro o qualche magistrato pronto a guadagnarsi, con qualche squallida dichiarazione ripresa da tutti i giornali e i mass media conniventi, un pezzo di latta al (dis)valore antifascista.

Ma che il capo dell’Antimafia siciliana vada al congresso nazionale di un partito politico, per di più i tristissimi orfani di Stalin, e si definisca addirittura partigiano, è qualcosa che non può non stupire chi si rifiuti testardamente di arrendersi definitivamente alla tristezza e allo squallore.

E’ andato davanti ad una platea di decerebrati vestiti di rosso sangue, il caro Ing(r)oia, e ha detto che lui si sente un partigiano della Costituzione. E con una faccia di bronzo, per non dire altro, ha candidamente affermato “Lo ammetto: non sono neutrale”. Ecco la dimostrazione più palese di quella indipendenza di giudizio della Magistratura che il CSM (che il professor Melis dal suo blog ha già definito egregiamente, vale a dire Corporazione di Stampo Mafioso) sbandiera ai quattro venti, riuscendo a convincere tutt’al più qualche allocco.

Che cosa si direbbe se un famoso magistrato partecipasse al Convegno Nazionale di Fascismo e Libertà? Passerebbe in cavalleria? Credo proprio di no. Ricordo ancora l’isterismo e la rabbiosità delle zecche e dei criminali rossi ogni qualvolta qualche movimento o associazione di destra riesce ad avere ad un suo incontro un giornalista o una personalità politica, economica o culturale illustre. Ricordate le minacce di morte a Sansonetti per quell’incontro che avrebbe dovuto tenere da Casa Pound? La domanda è: è consentito in un paese occidentale come l’Italia, basato sulla tripartizione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), che un magistrato, per giunta impegnato in prima fila nell’antimafia, possa dire quello che gli passa per la testa sulla Costituzione o sulla situazione politica italiana? La prassi imporrebbe di no. E anche il buon senso. Un magistrato o un giudice, così facendo, verrebbero meno a quello stato di imparzialità e legittimità che devono necessariamente avere per svolgere serenamente e in tranquillità il loro ruolo. Del resto, Ing(r)oia ce lo dice chiaramente: “Non sono imparziale”. Amen, rispondiamo noi.

I più maliziosi non possono non associare al nome di Ing(r)oia quello di Bocchino. Anche lui, illustre campione del salto della quaglia e del voltagabbanismo elevato a virtù politica, non perde occasione per dirsi antifascista un giorno si e l’altro pure. Prima il Bocchino e poi Ing(r)oia… è proprio vero che ognuno ha il cognome che si merita.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono i figli malati di questo tempo, di questa democrazia impastoiata con il capitalismo speculativo che oggi giorno sta mangiando l'Europa e tutto il mondo il mondo occidentale. questo paese di omuncoli e italioti non si sta rendendo conto che ci stanno portando alle braghe di tela. Le affermazioni di un simile personaggio non mi meravigliano, sono il frutto di una dittatura di un sistema subdolo che fa capo a quei poteri massonici multinazionali che sbandierano pseudo libertà derivanti da costituzioni inapplicabili e stanti nel tempo, sono i fautori di quell'universalismo chiamato Nuovo ordine Mondiale che politica, economia e chiesa cattolica romana ne sono i capi testa. Coloro ch invece, dotati di anime libere e di una coscienza che si basa su quel patrimonio culturale e spirituale derivante dall'idea socialista nazionale non possono che denunciare questo stato di cose emananti disgusto e olezzo nauseabondo. Chi crede ad una fede fatta di vera libertà di coscienza e di spiritualità non può allinearsi a un simile sistema aberrante come quello attuale e a quei manigoldi che lo alimentano con la loro pochezza da decerebrati...In alto i cuori!!!!
wids72