Come oramai hanno ben capito anche i più cretini, l’Italia è un paese di potenti lobbies. Non solo quella per eccellenza, che comanda in tutti i settori chiave – editoria, industria, economia e finanza, mass media, cinema – e di cui è vietato anche solo pronunciare il nome, pena le accuse di antisemitismo, fascismo, estremismo, razzismo, negazionismo, revisionismo, xenofobia e chi più ne ha più ne metta.
Anche un’altra lobby, in questo periodo, dimostra chiaramente la sua potenza. Poiché almeno questa non domina il mondo come fa quell’altra, ne possiamo parlare apertamente, senza costringere i nostri lettori ad arguti sforzi di comprensione intratestuale. Parliamo, logicamente, della lobby dei cacciatori. Vale a dire quel gruppo di non più di ottocentomila persone, una piccolissima minoranza in Italia, che pretende di camuffare il proprio gusto per l’omicidio di esseri senzienti ed indifesi con il contatto con la natura, l’amore per l’ambiente e idiozie varie. Come se l’amore per la natura, gli animali e l’ambiente si dimostrasse andando in giro armati fino ai denti ammazzando cinghiali, uccelli, cervi e cose simili.
Ora questa lobby, benché non possa nemmeno paragonarsi minimamente a quell’altra, ha messo su anch’essa un bel giretto. L’industria delle armi, che permette a questi decerebrati di sentirsi qualcuno almeno una volta alla settimana, trova nei cacciatori un vero e proprio terreno di conquista. Per non parlare del commercio dei cosiddetti cani da caccia, i quali vengono educati, anziché starsene accucciati docilmente tra le gambe del proprio padrone come dovrebbe essere per qualunque cane, ad azzannare e cacciare altri animali, per poi essere venduti, quando non addirittura abbattuti senza tanti complimenti, una volta che diventano inservibili o non soddisfano più le aspettative del loro padrone. E si potrebbe continuare con le varie associazioni di cacciatori, la vendita dell’equipaggiamento adeguato (fez da combattente, fischietto, binocoli, tute mimetiche e aggeggini vari), la vendita delle varie e disgustose pubblicazioni che compaiono in edicola, fiere e convegni.
Se può anche essere vero che un tempo la caccia era un elemento fondamentale per l’uomo, che gli ha permesso di mangiare e di coprirsi migliaia e migliaia di anni fa (nonostante numerose ricerche scientifiche evidenzino che lo stesso apparato digestivo, nonché la cavità boccale dell’uomo, abbiano delle caratteristiche essenzialmente da erbivoro, e che quindi il mangiar carne sia oggi un atto quasi esclusivamente culturale e non vincolato da alcuna necessità biologica), se può anche esser vero che un tempo la caccia aveva un qualche remoto sapore romantico (il famoso fucile con un colpo solo, con il quale si doveva abbattere l’animale per evitare di venire sbranati da quest’ultimo), è innegabile che l’esercito di assassini armati fino ai denti che ogni domenica invade le nostre campagne non sia né fondamentale né romantico (lo diventerà quando anche cervi, cinghiali ed uccellini impareranno a maneggiare un fucile, ad indossare elmetto con visiera e a manovrare un binocolo).
Innumerevoli sondaggi dimostrano chiaramente come la caccia sia, per la stragrande maggioranza degli italiani, una attività impopolare e negativa, se non addirittura criminale. Eppure la lobby dei cacciatori, proprio come quell’altra, riesce ad imporre la propria volontà con la vergognosa complicità di politici conniventi. E' in attesa di vedere le porte spalancate il disegno di legge che lascia alle Regioni la facoltà di decidere i tempi della stagione di caccia; il che significa, nè più nè meno, possibilità di ammazzare uccellini e cinghiali tutto l'anno. Ha ragione sicuramente il professor Melis quando afferma, nel suo blog, che i politici ci penserebbero due volte a sostenere i cacciatori se sapessero che sostenendo questi ultimi guadagnerebbero sicuramente il loro voto, ma perderebbero il sostegno di chi cacciatore non è. Cioè a fronte di un voto ne perderebbero molti di più. Anche questa è una battaglia che noi di Fascismo e Libertà dobbiamo far nostra.
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