giovedì 2 ottobre 2008

Tipici esempi di disinformazione comunista


Solitamente non ci piace parlare dei fatti di cronaca cercando di farne una causa politica; ci riteniamo abbastanza onesti intellettualmente da denunciare le situazioni che non ci piacciono anche senza aspettare il servizio al TG nazionale; non cambiamo bandiera al mutar del vento; non saltiamo sul carro del vincitore; non rinneghiamo ciò che avevamo sostenuto solamente il giorno prima per accaparrarci la simpatia di chi è al potere; siamo garantisti: evitiamo di condannare una persona – chiunque essa sia – basandoci su un trafiletto di giornale, e aspettiamo i giudizi che veramente contano: quelli che escono dalle aule di Giustizia. Insomma: non siamo partigiani.
Se non fosse infatti per la squallida dimostrazione di faziosità e (è proprio il caso di dirlo!) partigianeria che stanno dimostrando i mass media nazionali, nonché tutta la sinistra in blocco, eviteremo addirittura di commentare alcuni episodi sui quali i bis-nipotini di Stalin arzigogolano le loro strampalate teorie sociali e politiche.
Le teorie dei rossi, purtroppo, possiamo dire di conoscerle a menadito. Una di queste, che dimostra la mancanza di onestà (umana, prima ancora che politica) dei bipedi post-sessantottini, è la seguente: quando a vincere le elezioni nazionali è la destra, allora tutta la popolazione italiana corre pericolosamente verso la deriva del Fascismo, del razzismo, dell’ignoranza (sono loro, infatti, che decidono cosa è cultura e cosa no); tutti gli italiani che hanno votato a destra sono allora dei perfetti imbecilli, che meritano il più assoluto disprezzo. Tutti gli elettori di centro destra, pertanto, si sono lasciati ingannare dal populismo e dalla demagogia berlusconiana, e sono stati pertanto incapaci di votare serenamente. Quando a vincere le elezioni invece è la sinistra, allora l’elettorato italiano dimostra lungimiranza, sensibilità ed onestà politica, senso della democrazia. Gli italiani che hanno permesso ai nipotini staliniani di formare la maggioranza di governo, allora, sono elettori colti e consapevoli, che non si sono lasciati traviare dalle sirene “fasciste” e “razziste” della destra, per fare la scelta più giusta e più consapevole: votare “lorsignori”.
Conseguentemente questi “sinistri” personaggi, per sopperire alla mancanza di onestà che impedisce loro di valutare ed analizzare serenamente le ragioni della propria sconfitta elettorale (mancanza di programmi, totale incapacità di percepire le paure e i bisogni dell’elettorato, anacronismo ideologico e via dicendo), non perdono occasione per indignarsi al minimo sbuffar di vento. In particolare, qualunque episodio di cronaca in cui sia coinvolto un extracomunitario serve a costoro per mostrarci come l’Italia stia diventando sempre più un paese estremista, razzista e intollerante; in altre parole, utilizzando in senso offensivo questo termine, “fascista”. Ogni episodio di cronaca, pertanto, anche se lungi dall’essere capito e spiegato esaurientemente, diventa adatto a mistificare la realtà: un extracomunitario finisce in ospedale? Ecco che in Italia si fa strada la violenza, l’intolleranza, l’estremismo “fascista”. In una manifestazione romana di migliaia e migliaia di persone spunta per caso una bandiera tricolore di Forza Nuova? Ecco che si parla di manifestazione “fascista”, da vietare per legge. A Cagliari la destra radicale, con la partecipazione anche del Movimento Fascismo e Libertà nella persona del sottoscritto, partecipa alla commemorazione del 10 febbraio per ricordare i martiri dei partigiani italiani e slavi? Ecco che si parla di pericolose derive estremistiche. Una prostituta nigeriana viene fotografata strafatta, incapace di reggersi in piedi e svenuta in una cella di polizia? Ecco che si parla di Polizia violenta, brutale e repressiva.
In questi giorni, in particolare, suscita molto scalpore la vicenda di Parma in cui un extracomunitario denuncia di essere stato pestato e insultato da degli agenti di Polizia. Evviva! Quale migliore occasione, per i sinistri, di mostrare al mondo intero che loro si che sono anime belle, mentre tutti gli altri sono solo biechi fascisti? E perciò, incuranti del fatto che ci sono due poliziotti in ospedale con prognosi rispettivamente di dieci e venti giorni, incuranti del fatto che sono state aperte due inchieste per chiarire le dinamiche dell’accaduto, incuranti del fatto che la Polizia ha presentato ufficialmente una versione opposta a quella del negro “presunto” pestato, ecco le anime candide della sinistra organizzare manifestazioni antirazziste, protestare alla tv, scrivere ai giornali, riempire i loro siti internet di sconcezze circa la brutalità della Polizia e circa la deriva estremista, razzista e xenofoba che prende piede in Italia.
Ai sinistri è bastato che un negro denunciasse tali abusi, fornendo come unica testimonianza un occhio nero (che ci si può fare in mille modi) e una busta da lettere in cui è scritto “Emmanuel negro” (che può scrivere chiunque), oltre alla sua versione che fa acqua da tutte le parti, per gridare allo scandalo. Del resto, se i contendenti sono un immigrato di colore da un lato e la polizia dall’altro, questi bipedi verniciati di rosso hanno già emesso la sentenza: la polizia ha sempre torto, e i negri sempre ragione. A che servono giudici, sentenze, indagini disciplinari e da parte del Comune con un caso così? Del resto, siamo pronti a scommetterci, se sarà accertata la verità e questa differirà da quella raccontata dall’extracomunitario, nessuno si chiederà se valeva veramente la pena di mobilitarsi in tal modo per una storia che poi si è rivelata completamente diversa da quello che sembrava.
E’ già successo altre volte, purtroppo.
Ricordate la storia dei rom? Giorni e giorni a ripeterci che si moltiplicavano gli attentati e la violenza contro i rom, che i rom erano in pericolo, che l’odio anti-rom aveva raggiunto livelli insostenibili, e così via. Sembrava, a sentire questo canagliumine di falce e martello, che interi eserciti di cittadini armati fino ai denti girassero per le nostre città pronti a sparare a vista contro la prima mendicante che gli capitasse sotto tiro. Ebbene: a tutt’oggi non ci è dato conoscere un solo rom che sia stato picchiato, insultato o abbia subito atti di violenza o intolleranza che vadano oltre qualche dimostrazione di insofferenza verbale.
Ancora: ricordate la storia dell’immigrato di Roma? Qualche mese fa ci dissero che un gruppo di skin heads, armati di spranghe e bastoni, urlando come indiavolati, sbandierando vessilli con svastiche, croci celtiche e simboli simili, aveva aggredito e picchiato a sangue un immigrato; da qui il solito teatrino di regime: interviste su interviste, aggiornamento dopo aggiornamento, con tanto di intervista alla titolare del negozio di fronte che dichiarava il proprio spavento e il proprio orrore per quella scena carica di violenza. E si, giurava la signora: c’erano anche le svastiche e le croci celtiche, le ho viste io, con questi occhi; quindi, inevitabilmente, erano fascisti. La sinistra si indigna: scrive sui giornali, fa le fiaccolate antirazziste, i degni esponenti politici di questo elettorato chiedono “una risposta forte da parte del Governo”. Passa qualche giorno e veniamo a sapere che l’autore di questo pestaggio era da solo e apparteneva ai centri sociali, con tanto di tatuaggio del Che Guevara. E al giornalista al quale rilasciava questa dichiarazione il “simpatico” teppista si mostrava addirittura indignato che si fosse parlato di lui come di uno skin head! Risultato: non una parola sui giornali, non uno straccio di scuse, né dai pennivendoli di regime né dagli infami parolai della sinistra, per aver profuso a piene mani menzogne contro un intero gruppo politico, quello della destra radicale e sociale, indicato come un covo di terroristi e assassini. Tra parentesi: coloro che fino a qualche anno fa sparavano sulla Polizia, o cantano che “uccidere un fascista non è reato”, o spaccano le teste dei propri avversari politici a colpi di chiave inglese, o danno fuoco alle case di esponenti politici a loro sgraditi, o che glorificano al ruolo di martiri ed eroi teppisti che vigliaccamente cercano di spaccare le teste dei poliziotti a colpi di estintore, questi “signori”, per chi non lo sapesse, militano tutti nella sinistra e nella teppaglia dei centri sociali.
Ancora: ricordate la storia del Gay Pride di quest’anno? Gli omosessuali italiani protestano per presunte aggressioni fasciste al loro corteo: sempre svastiche, coltelli, manganelli, faccioni del Duce e così via. C’è addirittura una interpellanza dell’On. Alessandra Mussolini. Veniamo a sapere che era una fandonia. Del resto come potevano dei fascisti, riconoscibilissimi a vista visti i simboli che si diceva portassero addosso, infilarsi nel Gay Pride, picchiare e fuggire via indisturbati? Solo chi è in cattiva fede può inventarsi queste teorie, e solo un imbecille può crederci. Anche allora, non una sola parola di condanna contro le varie organizzazioni omosessuali italiane che, in blocco, avevano inventato e dato credito a questa grossolana bugia.
Ancora: ricordate l’Università La Sapienza? Questa è la storia dei media: mentre dei “pacifici” militanti della sinistra appendono dei manifesti, cattivissimi e temibilissimi giovani dell’estrema destra aggrediscono i poveri malcapitati. L’indignazione è grande; la feccia dei centri sociali si mobilita, chiede interpellanze in Parlamento, inonda i siti internet, proteste nelle rubriche dei lettori sui vari giornali. Si viene a sapere, qualche giorno dopo, che i “pacifici” militanti della sinistra strappavano impunemente alcuni manifesti che un gruppo di ragazzi universitari aveva fatto affiggere poco prima; i proprietari dei manifesti pretendono la riaffissione degli stessi, effettuata manualmente dai giovani ribaldi comunisti; i quali, da buoni “pacifisti”, cercano subito lo scontro approfittando della superiorità numerica. Ma, in tipica tradizione partigiana, se ne vanno con le ossa rotte: protestano, si indignano e inventano la balla. Che trova subito notevoli ammiratori e propagatori sui TG e nei giornali. Anche qui, nessuno si scusa e nessuno chiede conto ai teppisti millantatori.
Ancora: l’aggressione dei ragazzi di Casa Pound. La ricordate? Il canovaccio è sempre quello: giovani e “pacifici” ragazzi di sinistra aggrediti dai giovani di Casa Pound. Solita commedia, solo che stavolta, forse a causa delle menzogne dette in precedenza, la balla trova meno idioti disposti a crederci e a farla propria. Si scopre, subito dopo, che sono stati i comunisti ad attaccare i ragazzi di Casa Pound – alle spalle, in tipica tradizione partigiana e gappista – che partecipavano ad un matrimonio di due loro militanti. Anche qui: dopo aver criminalizzato una intera area politica, nessuno chiede scusa.
Non ci fermiamo. Ricordate la prostituta nigeriana? Stavolta la balla fa il giro non solo dell’Italia, ma di tutto il mondo. Viene pubblicata la foto di una negra per terra, all’interno di una cella di polizia. Subito si accusano le forze dell’ordine, razziste e fasciste per definizione, di aver picchiato e seviziato la ragazza. Tempo due giorni e si scopre che quello che la Polizia aveva detto era vero: la prostituta era strafatta, tanto da non reggersi neanche in piedi, e quello era il miserevole stato in cui era dovuta stare il tempo necessario a chiamare il soccorso medico.
Dobbiamo continuare? Questi sono solo gli ultimi e più clamorosi casi in cui incredibili e grossolane balle vengono propagate, per dare fiato ai tromboni della sinistra, su tutti i mezzi di informazione, senza che nessuno pagasse mai dazio per le bugie e le diffamazioni operate dai suddetti tromboni e dai loro lacché.
Il copione è sempre quello: si spara la balla, la si propaga con l’aiuto dei compagni messi nei posti che contano, e si lascia che faccia il suo effetto. Poi, quando il fuocherello di paglia si spegne, torna tutto come prima.
La storia di Emmanuel, l’ultima in ordine di tempo, sa di deja vu. Sia detto per inciso: noi riteniamo che tutti debbano rispettare la legge, in primis la Polizia. E se si verrà a sapere che davvero dei poliziotti hanno mancato di rispetto a questo ragazzo, sia fatta giustizia. Ma sembra che, anche qui, la tattica sia sempre identica e precisa: disinformazione a piene mani, menzogna con marchio D.O.C., che ha un duplice scopo: da una parte nascondere la mancanza di idee e di soluzioni di una classe politica, quella comunista, che si è dimostrata incapace di accettare la sconfitta elettorale subita alle ultime elezioni; dall’altra, far si che metà popolo italiano, farabutto, ignorante e corrotto esattamente come l’altra metà, possa sentirsi moralmente e culturalmente superiore rispetto a tutti gli altri. Del resto, il bollino delle belle idee e dei buoni sentimenti è indiscutibilmente rosso.
Mi scusi il mio lettore questa digressione, che ritenevo necessaria. Ma chiediamoci: come chiameremo una classe politica e il suo elettorato che, per nascondere la propria incapacità e la propria cialtroneria, utilizza i mezzi di informazione per propagandare una idea falsa e fuorviante - quella del razzismo e del Fascismo che avanza – inventando balle incredibili e sfruttando fatti di cronaca?
Decida il lettore quale sia la definizione politica da dare a questa canea. Io consiglio un’altra definizione, un po’ meno politica: coglioni!

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