venerdì 21 dicembre 2007

Sionismo privatizzato

Gli adolescenti ebrei sollevano mobili, portano via abiti, pentole, e giocattoli dalle case e li caricano su camion. Lo fanno per meno di 4 dollari l’ora. Mentre lavorano con diligenza, protetti dai numerosi poliziotti che sono arrivati ad adempiere alla distruzione di trenta villaggi beduini non-riconosciuti, i ragazzi arabi guardano, in piedi, le loro case che vengono svuotate. Una volta portate via le cose, i bulldozer distruggono rapidamente le casette. Tutti i presenti, ebrei e beduini, sono cittadini israeliani; entrambi hanno appreso una lezione importante sulla discriminazione che caratterizza lo stato ebraico. Le demolizioni in corso sono parte di una strategia che è cominciata con la fondazione dello Stato ebraico. Il suo scopo finale è la giudaizzazione dello spazio. In questo caso, le demolizioni servono a creare spazio per due nuovi villaggi ebraici; parte di un piano molto più vasto, che contempla la costruzione di una trentina di altri insediamenti ebraici nel Negev, l’esproprio di terreni arabi per necessità militari, e la creazione di decine di piccole fattorie familiari su terre che sono state abitate dai beduini da quando sono stati spostati in quest’area, all’inizio degli anni ’50. A demolizione finita, un beduino chiede a uno dei ragazzi ebrei perché ha accettato di partecipare a questo sequestro. Senza esitare, il ragazzo risponde: «Io sono sionista e quello che facciamo è sionismo». Il ragazzo non ha torto. Ma è troppo giovane per ricordare che i metodi per realizzare il sionismo hanno subìto un radicale cambiamento. Prima era lo Stato sobbarcarsi il compito di giudaizzare la terra; ma a poco a poco il governo ha appaltato questi suoi compiti a ditte private. Il ragazzo ebreo è stato assunto da un’agenzia di collocamento che ha un contratto con lo Stato per espellere i beduini da casa loro. […] Attualmente, i terreni da cui sono espulsi i beduini vengono venduti a prezzi stracciatissimi a grossi immobiliaristi, che costruiscono poi villaggi e cittadine ebraiche, e le urbanizzano. In questa operazione spuntano grossi profitti, perché c’è molta differenza di prezzo fra terreni urbanizzati e no. Le agenzie di lavoro interinale e gli immobiliaristi non sono i soli eroi nella crociata del sionismo privatizzato. Cinque minuti d’auto separano i villaggi beduini abbattuti da una quantità di case agricole unifamiliari ebraiche, sorte negli ultimi anni. Lo Stato dà ai coltivatori ebrei vasti appezzamenti e li collega ad infrastrutture elementari, come acqua e luce. In cambio, si aspetta che questi insediamenti diventino parte di un apparato inteso a ridurre le terre e i movimenti dei beduini, ciò che serve alle forze di sicurezza per controllare la popolazione indigenza del Negev. Se si percorrono in auto ancora pochi chilometri e si attraversa la Linea Verde per entrare nelle aree palestinesi, ci si accorge che anche i posti di blocco militari sono stati privatizzati. Almeno cinque di questi posti di blocco sono stati subappaltati a privati, ed ora sono gestiti da guerrieri dipendenti da aziende. La differenza tra i soldati di Stato e questi mercenari è che questi ultimi agiscono in un’area legale poco definita. Sono la «Blackwater» di Israele. Così, mentre si espande la tendenza a privatizzare i passaggi della Cisgiordania, questi posti di blocco, che avevano già una sinistra notorietà quando erano gestiti dall’esercito israeliano, diverranno luoghi di maggior miseria per i palestinesi che cercano di passare. I posti di blocco in appalto privato sono una novità, ma la cosa continua da anni nei territori occupati. Negli anni ’80, il governo israeliano già autorizzava contractors privati ad impadronirsi di terreni e poi a rivenderli a gran profitto, mentre l’esercito creava milizie di «coloni» come ausiliari per il controllo di polizia degli abitanti palestinesi. Queste milizie civili sono state fornite di veicoli militari portatruppe, armi e materiale di comunicazione, e sono state istruite a pattugliare i dintorni dei loro propri insediamenti, il che, in pratica, significava fare i poliziotti nei vicini villaggi beduini. La privatizzazione del sionismo non nasce da un progetto strategico, ma dalla convenienza. Lo Stato si è spogliato di alcune sue responsabilità, ed enti privati sono subentrati al compito. La differenza è che le ditte private sono anche meno tenute a rispondere legalmente di ciò che fanno. L’uso di adolescenti a contratto per sloggiare i beduini dalla loro case non riflette solo l’insidiosa avanzata della privatizzazione, ma anche l’erosione continua del senso di responsabilità morale.
Traduzione di Neve Gordon e Erez Tzfadia dell'articolo del The Guardian ripreso da: http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=2507&parametro=

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