La Sardegna che si indigna per essere stata inserita dal Governo in zona arancione è come un carcerato che si indigna perché viene riportato in cella; allo stesso identico modo in cui esultare quando l’isola venne messa in zona bianca equivaleva alla vittima che ringraziava il carceriere per l’ora d’aria. In entrambi i casi è lampante che gran parte della popolazione non abbia capito il gioco al quale si sta giocando. Gli italiani sono davanti alla TV, con la mascherina ben appiccicata in faccia ed il gel per le mani sempre a portata di mano, ad adorare il Governo Draghi e gli stregoni dei quali si è circondato, allo stesso modo in cui, poco fa, adoravano Conte e Casalino.
I risultati sono subito evidenti: gli italiani, completamente rincoglioniti da un anno di terrorismo mediatico/sanitario, sono incarogniti contro gli “italiani irresponsabili” (italiani che, spesso e volentieri, hanno letto qualcosa di più dei vaneggiamenti di Ilaria Capua al TG4 e che vogliono vivere la vita): è colpa di quelli che sono usciti a fare lo spritz, di quelli che hanno fatto gli assembramenti, di quelli che non hanno rispettato le regole. La gara della guerra tra poveri, del tutti contro tutti, imperversa su Facebook come sul posto di lavoro (per coloro che ancora possono vantarsi di averlo, un lavoro), mentre i padroni del vapore si sfregano le mani e se la ridono.
Io stesso posso notare come, già in casa mia, nella mia famiglia di origine, le parole d’ordine siano riaprire in sicurezza/usare i DPI/ed allora tutti quei morti?/fatti un giro nelle terapie intensive e poi mi dirai. Parliamo di persone con una scolarizzazione nella media, abituate a leggere, a conversare. Eppure, paradossalmente, avere una scolarizzazione media, essere un cittadino ben informato, seguire gli speciali dei TG è, ora come ora, un impaccio: si è vittime di una narrazione ossessiva, angosciante, da vero e proprio stato di guerra che, come ogni situazione marziale, richiede la mobilitazione di tutta la popolazione contro il “nemico invisibile”, ventiquattro ore su ventiquattro, col conteggio sempre aggiornato dei tamponi eseguiti, dei positivi trovati, dei posti saturi in terapia intensiva. Provare a dialogare con queste persone, fossero anche i propri familiari, padri, madri, zie, cugini, vicini di casa, è impossibile. È inutile chiedere ironicamente loro che fine abbia fatto l’influenza, fargli leggere come sono stati conteggiati i morti di Covid (gli stessi medici, a distanza di un anno, ammettono candidamente che i conteggi sono, molto probabilmente, almeno il triplo di quelli effettivi), portargli le statistiche delle morti ed evidenziare che la stragrande maggior parte di loro sono anziani sopra i settant’anni con patologie pregresse: niente li smuoverà dalle bare di Bergamo, dalla mascherina, dal portarsi le mani alla bocca nel leggere il bollettino quotidiano dei positivi (ché di morti non si può parlare).
Un altro elemento psicologico induce molti a chinare la testa, a non fare domande che pur hanno e che, forse vorrebbero fare: il fatto che i mass media siano, nella stragrande maggioranza, totalmente allineati alla narrazione ufficiale. Dissentire, anche un minimo, dal pensiero unico significa essere un no vax, un negazionista (termine del quale che quelli come me conoscono fin troppo bene i risvolti psicologici), un ignorante. Eppure un tempo anche essere di sinistra significava, a suo modo, farsi delle domande scomode, essere, in un modo o nell’altro, la voce fuori dal coro, l’elemento stonato dell’orchestra politico-mediatica.
Altri tempi: oggi come oggi essere di sinistra significa, né più né meno, essere completamente allineati alla narrazione ufficiale. Non esserlo significa essere esclusi dalla partecipazione alla dialettica politica. Di più: essere bollati come non persone. Ecco il significato del termine “negazionista”, usato per decenni contro coloro che hanno avuto il buon gusto di leggere qualche libro di Storia in più che non fosse il solito Sabbatucci-Vidotto e che hanno compreso come l’olocausto ebraico sia una gigantesca menzogna che non ha alcuna veridicità né dal punto di vista scientifico né dal punto di vista storico.
La sinistra, i mass media, il Governo – questo blocco unico, questo gigante apparentemente fortissimo ed invincibile che ha distrutto interi settori economici un tempo vanto della Nostra Nazione (sport, gastronomia, ristorazione, intrattenimento), che da più di dieci anni impedisce libere elezioni e che si è perfino potuto concedere il lusso di relegare da un anno a questa parte gli italiani in casa - non ha più bisogno di negare la realtà, di nasconderla, di occultarla. Fa di peggio: la plasma a proprio piacimento. In questo modo un anno di propaganda pandemica h24, volta ad instillare un vero e proprio stato di terrore nella popolazione, altro non è che “lotta contro il Covid”; le vittime del vaccino Astrazeneca che schiattano come mosche, viceversa, è inutile allarmismo. Certamente non vedremo mai le bare degli autocarri militari docilmente allineate, pronte per farsi fare la foto propagandistica da gettare in pasto alla popolazione, come accaduto a Bergamo l’anno scorso. Ebbene: oggi sappiamo che quelle bare di Bergamo dovettero essere smaltite dall’esercito per il semplice fatto che le agenzie funebri furono chiuse d’ufficio (ricordate i funerali non più di tot persone, non avvicinarsi alla bara, distanziamenti contingentati tra i banchi della Chiesa?).
Rigettare la narrazione pandemica, riprendersi i propri spazi, ritornare ad essere persone libere: questo farebbe crollare il gigante apparentemente invincibile.
Non è questione di essere negazionisti, no vax, pericolosi untori od irresponsabili: si tratta di essere, sic et simpliciter, delle persone di buonsenso. Ed il buonsenso ci dice che abbiamo distrutto l’economia italiana per un virus che ha causato morti nello 0,0006% della popolazione, in gran parte anziani già pesantemente debilitati. Il resto è propaganda, brodaglia da tirare giù nello sciacquone, ma che questa popolazione di decerebrati si beve fino all’ultima goccia, come se fosse un Don Perignon.
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