lunedì 22 marzo 2021

Aggressione omofoba a Roma: ma cosa c'entra la legge Zan?

Basta leggere questo articolo di Open, https://www.open.online/2021/03/21/coppia-gay-aggredita-a-roma-intervista/, per capire, in maniera immediata e plastica, tutta la malafede non solo di questa caricatura di giornale, ma, più generalmente, della stampa italiana.

In questo articolo viene ripresa, con toni lacrimosi e stucchevoli, la testimonianza di tal Jean Pierre Moreno, rifugiato straniero (vale a dire clandestino) che racconta di essere stato picchiato per strada da uno sconosciuto, che è riuscito in seguito a far perdere le proprie tracce, mentre si baciava col suo compagno.

L’articolo non è firmato, quindi non sappiamo se chi lo ha scritto sia un pennivendolo oppure una pennivendola, ma la malafede è evidentissima quando viene scritto: “Un’aggressione in piena regola – come mostra un video pubblicato nelle ultime ore – di chiara matrice omofoba”. Non sapevamo che i video potessero avere una chiara matrice omofoba, lo confessiamo. Nel suddetto filmato, infatti, si vede quella che è indubbiamente un’aggressione, ma i motivi possono essere i più disparati. Come sempre, la tecnica di questi cialtroni che si fregiano immeritatamente del titolo di giornalisti è sempre la solita: si prende un emerito sconosciuto – in questo caso clandestino, così l’effetto emotivo nei confronti dello sprovveduto lettore è doppio – si butta in pasto alla plebaglia la sua storiella strappalacrime, storiella che ovviamente non prevede alcun contraddittorio, alcuna testimonianza, ma si basa unicamente su ciò che viene detto dalla (presunta) vittima dell’aggressione, e si utilizza la sua commovente e accorata testimonianza per raggiungere l’obbiettivo politico. In questo caso, nemmeno a dirlo, l’introduzione della legge Zan, il disegno di legge che prevede delle aggravanti nel caso di una aggressione condotta per motivi omofobi.

Ora, è quasi imbarazzante affermare l’ovvio: tutte le aggressioni sono da condannare, a prescindere dal motivo per le quali vengono compiute, ed il nostro ordinamento prevede già delle pene in questi casi. Che poi queste pene possano e debbano essere più severe (in Italia è pressoché impossibile andare in carcere, a meno che non si neghi l’olocausto o si faccia un saluto romani in qualche commemorazione) è un altro discorso.

A ciò si deve aggiungere il fatto che, molto spesso, si è scoperto che questo genere di notizie erano assolutamente prive di fondamento, quando non letteralmente inventate. Celebre il caso dell’influencer (sempre più questo termine assume oramai il significato di “cialtrone”) Iconize, che si inventò un’aggressione omofoba salvo poi essere sbugiardato da un video in cui lo stesso si colpiva con dei surgelati in faccia per avere i lividi; oppure il trans che, a Terni, denunciò una aggressione a sfondo omofobo, salvo poi scoprire che fu picchiato da un altro trans; parlando di attori, ad esempio, fece scalpore Jussie Smollett, da anni interprete del personaggio Jamal Lyon nella serie televisiva “Empire”, che ingaggiò addirittura due omoni per farsi picchiare (qui, effettivamente, abbiamo superato la soglia del disturbo psichiatrico) e poter quindi piagnucolare sul pericoloso e violento clima che si respirava nelle strade degli Stati Uniti in seguito all’elezione di Donald Trump a Presidente degli USA.

Lo scopo è sempre lo stesso: rendere gli omosessuali una categoria privilegiata di cittadini. Scusate se non ci stiamo.

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