venerdì 28 giugno 2019

La Sea Watch a Lampedusa: è un atto di guerra


  
La Sea Watch che viola prima una sentenza della Corte Costituzionale Italiana, poi la sentenza della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo (che ha stabilito che i 43 migranti a bordo della Sea Watch non stanno affrontando alcuna emergenza sanitaria e pertanto non hanno alcun diritto di sbarco), ed infine forza il blocco impostole dalla Marina Militare Italiana dopo aver stazionato per 13 giorni davanti al porto di Lampedusa compie, né più né meno, un atto di guerra.

La schiavista Rackete, la mercante di uomini e di schiavi, la “capitana” della Sea Watch si sarebbe potuta recare, nei 13 giorni in cui è rimasta ferma davanti alle coste italiane nel braccio di ferro col governo, in qualunque porto europeo; sarebbe addirittura potuta arrivare negli Stati Uniti, e raggiungere qualunque porto sicuro avesse desiderato. 

Non che mancassero porti sicuri vicini quanto quelli italiani: la Libia e la Tunisia in primis.

“In Libia c’è la guerra”, dicono. Sarà... Non si capisce, comunque, come la Libia, la Tunisia e l’Albania possano essere un porto sicuro per milioni e milioni di visitatori ogni anno, ma non possano esserlo per 43 clandestini, freschi freschi di parrucchiere e palestra, come si vede chiaramente dalle foto.


La verità, pura e semplice, è che alla Rackete, la mercante di nuovi schiavi per i campi di pomodori italiani, non importa assolutamente nulla dei diritti umani, dei poveri migranti che fuggono dalla guerra, del salvare altri esseri viventi da morte certa: si è voluto mettere in difficoltà il Governo Italiano che, per la prima volta dopo molti anni di governi di sinistra i cui principali esponenti si sarebbero dovuti mettere al muro per alto tradimento, cerca, pur con molte difficoltà, di far rispettare la propria sovranità territoriale e i propri confini.

Violati, davanti agli occhi del mondo, da una ricca stronzetta tedesca che ha cercato addirittura di forzare il blocco di navi della Guardia Costiera, pur di attraccare al porto di Lampedusa. In Russia o negli Stati Uniti, o ancor più in Israele, una cosa del genere sarebbe stata semplicemente inconcepibile: Rackete e i suoi palestrati ospiti si sarebbero presi qualche sacrosanta cannonata appena forzato il primo metro di confine marittimo, tra gli applausi scroscianti dell’opinione pubblica.

Ma come si può pretendere che uno Stato faccia lo Stato, cioè ristabilisca la propria autonomia e la propria legittimità militare sui confini della Nazione, quando il nemico è prima di tutto interno? Quando la Magistratura Italiana – la cui affidabilità è stata nuovamente affossata, casomai ce ne fosse bisogno, dall’ennesima inchiesta che ne ha svelato platealmente la corruzione, l’inadeguatezza, la meschinità umana, prima ancora che istituzionale, dei suoi più illustri rappresentanti – indaga un Ministro dell’Interno Italiano colpevole solo di voler far rispettare le regole e si mostra stranamente tentennante nei confronti di una nave pirata tedesca? Quando tutta la stampa e i mass media invocano a gran voce l’invasione sotto la falsa bandiera dell’umanità? Quando gli stessi esponenti politici di un partito che è stato (per fortuna non più) di Governo, come quelli del Partito Democratico, patteggiano platealmente per chi ha violato arrogantemente le leggi e si è comportato, né più né meno, come un bulletto di quartiere, consapevole di avere Magistratura, mass media e buona parte dell’opinione pubblica e della politica dalla sua parte, perfettamente conscia, cioè, della totale impunità garantitale?

Invece abbiamo visto i filmati della Guardia di Finanza che ispeziona la Sea Watch: sembra quasi che sia Rackete a condurre l’ispezione, e non a doverla subire. Trattata con tutti gli onori, con sorrisi e strette di mano, anziché fare l’unica cosa che si sarebbe dovuto fare: pistola alla tempia, faccia a terra e mani dietro la schiena, arresto immediato.

In tutto questo fa da contorno la disgustosa canea della sinistra e degli intellettuali pro-invasione, sempre e comunque dalla parte sbagliata, vale a dire quella di chi viola così sfacciatamente le leggi a danno dell'Italia.

Alcuni deputati PD, dovendo scegliere tra i pirati e gli italiani, hanno ovviamente scelto di stare dalla parte dei pirati, mentre il loro partito viene travolto dal Forteto-bis: bambini torturati psicologicamente per poter pilotare le loro adozioni, il tutto mentre gli indagati, fino a poche ore prima del loro arresto, pubblicavano insulti e contumelie contro Matteo Salvini. Uno scandalo disumano che imbarazza il PD e che si cercherà di mettere a tacere, come accadde per la vicenda del Forteto.

Adriano Sofri, un terrorista che non si capisce come non sia finito con un proiettile in testa in anni in cui gli ex Gladio di destra con un po’ di pelo sullo stomaco non mancavano, può permettersi articoli traboccanti di un odio, di una bestialità e di un livore quasi disumani, ai limiti del paradosso, contro il Ministro dell’Interno, quel Matteo Salvini che, alla fine della fiera, è quasi spettatore attonito e consapevole di una squallida fiera e che, alla fine, la dignità della Nazione è stata tragicamente compromessa, ancora una volta (saprà utilizzare questo smacco per fini elettorali, probabilmente).

Il #restiamoumani vale solo se sei africano o omosessuale, se sei italiano e non sei succube del dogma immigrazionista sei un ratto che deve tornare nelle fogne, o che merita di affogare (come mi ha gentilmente fatto notare un utente di Facebook), o che deve finire a testa in giù.


A dare manforte a chi insulta e umilia un Ministro della Repubblica Italiana, ovviamente, Roberto Saviano, già sotto processo per diffamazione ai danni di Matteo Salvini. Recidivo, ed arrogante, consapevole della totale impunità che gli garantisce la Magistratura Italiana. Se fossimo nel suo avvocato, ovviamente, saremmo meno tranquilli.

Per Laura Boldrini la “capitana Rackete” è, ovviamente, un’eroina. Sempre dalla parte dei criminali, sempre e comunque dalla parte degli sbruffoni, se serve per far passare il dogma immigrazionista. 

Il parroco di Lampedusa dormirà sul sagrato fino a che i clandestini non saranno fatti sbarcare: ormai la Chiesa è totalmente complice del nuovo ordine mondiale, dimostrandosi nemica, come è sempre accaduto da mille anni a questa parte, dell'Italia e della sua integrità territoriale.

In qualunque Nazione civile i confini, anche quelli marittimi, sono sacri ed inviolabili. Violarli così platealmente, così arrogantemente, solo per dimostrare che nonostante Matteo Salvini e un Governo contrario a trasformare l’Italia in un suk, altro non è che una azione di guerra. E ad azioni di guerra si risponde con azioni di guerra: speronare la nave, arrestare tutti i componenti dell’equipaggio, affondare la nave, e ristabilire, davanti agli occhi dei propri cittadini e del mondo, il fatto che l’Italia è una Nazione sovrana, i cui confini devono essere rispettati.

Dovremo accontentarci, presumibilmente, dell’iscrizione della pirata tedesca nel registro degli indagati e del sequestro della nave. Sperando che la Magistratura di sinistra, vale a dire la maggioranza, non si metta, per l’ennesima volta, di traverso.

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