Pagliacci.
Non si possono considerare altrimenti i personaggi che, puntuali, ogni 25
aprile (ormai, però, iniziano anche da qualche settimana prima) monopolizzano
piazze e TV per la loro ridicola carnevalata pomposamente definita “festa della
liberazione” (la “l” è volutamente minuscola).
Diventa
quasi divertente osservare questi miserabili servi sgomitare per prendere la prima
fila delle dichiarazioni e delle interviste in TV, mentre fanno a gara a chi
sia più antifascista dell’altro. La prima fila, ovviamente, spetta ai traditori
dell’ANPI, l’associazione dei partigiani. Solamente in questa disgraziata Nazione,
da settanta anni serva di americani e giudei, si può tollerare un movimento che
inneggia così esplicitamente all’odio di parte e che difende conclamati e
dichiarati criminali di guerra, come stabilito dalla sentenza numero 747 del
Tribunale Militare Italiano – volutamente nascosta e dimenticata da tutti, perché
troppo scomodo sarebbe considerare coloro che si ammantano della qualifica di
eroi e di liberatori per quello che realmente furono: banditi e terroristi al
soldo dell’invasore anglo-americano, correi, con costoro, di innumerevoli
crimini di guerra e di stragi mai passate al vaglio di nessun Tribunale di Norimberga.
Ed
eccoli lì, i servetti, tutti con il capo chinato, ammantati da quella
artificiale aura di democrazia e di diritti umani che scompare puntualmente il
26 aprile, quando si chiede a gran voce il carcere per gli avversari politici,
la messa al bando e la soppressione di movimenti politici espressamente
democratici ma col solo torto di non piegarsi alla vulgata politicamente
corretta di lor “signori”, oppure si irridono gli avversari politici pubblicando
orgogliosamente le loro foto a testa in giù. Il #restiamoumani vale solo e
soltanto se sei un clandestino di colore, ancor meglio se un invertito: per
tutti gli altri è “A Piazzale Loreto c’è ancora posto”.
Ed
è così che il 25 aprile diventa, come ormai tutti gli altri 364 giorni dell’anno,
la giornata dell’odio istituzionalizzato contro i Fascisti. I quali,
evidentemente, ai bei tempi hanno dato ai nonni di questi vermi talmente tanti
calci nel culo che i loro vigliacchi nipotini, a distanza di ottanta anni, se
la fanno ancora sacrosantemente sotto.
A
Modena i teppisti dei cessi sociali, pienamente consci della totale impunità di
cui possono godere, hanno vandalizzato il monumento in ricordo dei caduti di
Nassyria. Giusto qualche trafiletto sul giornale locale.
Altrove
è stato il monumento ai martiri delle foibe ad essere imbrattato, per l’ennesima
volta, nel silenzio più assordante.
Stessa
cosa è accaduta a Noli, alla lapide che ricorda Giuseppina Ghersi. Questa povera
ragazza, torturata, violentata ripetutamente e infine gettata dentro una fossa
carsica per la sola colpa di essere la figlia di un gerarca fascista triestino,
non ha ancora pace.
A
Viterbo i rappresentanti delle Forze Armate abbandonano la cerimonia,
disgustati dal solito pippotto filoclandestini del rappresentante dell’ANPI,
che non ha perso nemmeno in questa circostanza l’occasione per sparare qualche
bordata contro Matteo Salvini, reo di aver interrotto il redditizio affare dei
moderni schiavisti di uomini.
A
Roma Virginia Raggi, che una parola contro i Fascisti la trova sempre, viene contestata
da centri sociali ed ANPI: quando sei troppo servo fai schifo pure al tuo
stesso padrone.
A
Milano dai cessi sociali viene contestata la Brigata Ebraica, tra fischi e
sberleffi.
Insomma:
questi subumani son talmente carichi di odio che nemmeno nel loro giorno
riescono a stare inquadrati, uniti, cementati da un obiettivo comune, fosse
anche quello di esaltare i loro padroni sotto i vessilli di una democrazia e di
una libertà solo apparente, fasulla, plastificata.
Perché
noi lo sappiamo bene. Sappiamo bene che questa Nazione, per vent’anni, tornò ad
essere faro di Civiltà e luce di Giustizia, come lo era stata nei duemila anni
precedenti. Sappiamo bene che questa Nazione ha saputo essere qualcosa di
meglio dei vostri Fedez, dei vostri Grande Fratello, dei vostri Platinette, dei
vostri cellulari ultimo modello, dei vostri clandestini che stuprano uccidono e
rubano, delle vostre puttane, dei vostri padroni giudei, dei vostri massoni,
delle vostre 191 basi di occupazione americana.
Noi, come ogni giorno,
continueremo a celebrare i nostri morti, i migliori, coloro che caddero per
difendere l’Onore della Patria e per tenere fede, fino all’ultimo, al
giuramento fatto, per dimostrare che non tutti gli italiani furono traditori e
voltagabbana, anche mentre tutto intorno a loro crollava, anche mentre il loro
mondo era avvolto dalle fiamme dei bombardamenti alleati, e non si poteva
nemmeno sparar loro addosso come si conveniva perché i bastardi partigiani
avevano sabotato le munizioni nelle fabbriche.
Piccoli,
piccolissimi brandelli di resistenza di un mondo che non c’è più. Sparuti gruppi
di soldati politici, ancora vigili, che difendono con orgoglio i brandelli di
bandiere, saldamente trincerati attorno ad antiche rovine.
Tenetevi
pure le vostre feste farlocche, miserabili traditori bastardi.
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