Una camerata di Assemini mi racconta questa vicenda alla quale, suo malgrado, assiste nella città in cui vive e lavora, Assemini, in provincia di Cagliari.
Siamo nel parcheggio di un supermercato e lei, come spesso le capita, sta entrando per fare la spesa. All’ingresso del supermercato c’è un venditore ambulante di colore: è molto pacifico, non importuna mai nessuno con la sua merce, ed è sempre molto educato.
Si avvicinano due ragazzi con una automobile, lo sfottono, lo insultano e lo deridono, infine gli chiedono di fargli vedere uno dei diversi marsupi che portava avvolti intorno al collo; mentre il ragazzo sta cercando di sganciare il marsupio il ragazzo al posto del passeggero lo afferra per un braccio, lo trascinano con l’auto e poi accelerano di colpo, fino a che il venditore ambulante, incapace di reggere quella velocità, cade per terra, ferendosi – per fortuna non gravemente – al viso, al volto, al collo ed alle gambe, rialzandosi livido e completamente sporco di sangue. Esige le scuse dei due teppisti, che nel frattempo ridono, lo insultano nuovamente, e poi si dileguano.
La camerata mi confida di sentirsi in imbarazzo: non solo perché la scena l’ha profondamente turbata, ma anche perché la sua chiara appartenenza politica, dopo questo episodio, le ha creato non poco imbarazzo tra amici, parenti e sullo stesso luogo di lavoro. Quasi come se, nemmeno troppo implicitamente, le altre persone le volessero dire: “Vedi cosa fanno quelli che hanno le tue idee?”
Ora, voi sapete che noi utilizziamo spesso un linguaggio colorito, pesante e ben poco incline alla diplomazia e al compromesso. È una nostra caratteristica specifica, e quello che agli occhi degli altri è un difetto per noi è un titolo di merito. Sull’immigrazione, in particolare, siamo sempre stati molto chiari: difesa militare dei confini nazionali, blocco navale per impedire altri ingressi, rimpatrio immediato e forzato di tutti i clandestini presenti sul territorio nazionale e di coloro che rifiutano di dare le loro generalità. E quando qualcuno ci ha risposto, giustamente, che un atteggiamento del genere, allo stato attuale, non sarebbe attuale nemmeno in minima parte perché l’Italia ha firmato determinati accordi con l’Europa e ha preso determinati impegni, abbiamo risposto: “Rivediamo gli impegni e modifichiamo gli accordi, perché ne va della nostra sovranità nazionale”. Semplice.
Probabilmente quel venditore ambulante non avrebbe dovuto essere qui, sul territorio italiano, perché sprovvisto di permesso di soggiorno; probabilmente non aveva alcuna licenza per vendere la merce che stava vendendo; probabilmente la stessa merce che stava vendendo era contraffatta, e quindi non poteva essere venduta. Di una cosa, però, siamo certi: nessuno dei nostri si sognerebbe mai di avere un atteggiamento del genere, deridere e umiliare una persona più povera ed indifesa di noi, trascinarlo per terra (tra l’altro col rischio di fargli sbattere la testa e trasformare il “gioco” di due coglioni in una vera e propria tragedia), minacciarlo e ridere vedendolo ferito e sporco di sangue.
Non chiamateli Fascisti: chiamateli coglioni.
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